PAUL KLEE DELL’IMAGO E DELLA FORMA @Teatro Tor Bella Monaca: quando l'arte va a teatro

Non uno spettacolo di semplice fruizione, quanto piuttosto un omaggio per appassionati ed esperti, che in certi spunti potranno riconoscere elementi dell’estetica dell’artista svizzero. Lontana dal voler essere una ricostruzione biografica, PAUL KLEE, DELL'IMMAGO E DELLA FORMA la messa in scena rivela infatti elementi significativi della ricerca artistica di Klee, mettendone in risalto la complessità e l’intensità, l’intricarsi nello studio di dimensioni evocative e quasi oniriche ad altre prettamente scientifiche e analitiche.

La dimensione teorica è stata fondamentale nella produzione dell’artista, come testimoniano gli scritti dei suoi Diari, ai quali ci si richiama nello spettacolo con il taccuino che l’attore che Klee interpreta (Alessio Antonelli) tiene in tasca e che sovente tira fuori per prendere appunti in maniera del tutto improvvisa. La scelta di pittura non figurativa coincide in Klee fondamentalmente con la volontà di rendere, più che l’immagine, la reale natura delle cose, la loro architettura, intesa come logica che sottostà al visibile e che questo precede. Linee e forme sono indagate come strumenti che mettono in atto le dinamiche della creazione, a tutti i livelli. La componente astratta, più che nell’allontanamento dalla raffigurazione e dalla verosimiglianza, è nella scelta di utilizzare componenti del reale separatamente dai modelli di esso già esistenti.

Su di un palcoscenico pressoché vuoto, pochi elementi concorrono alla rappresentazione. La custodia di un violino sul lato sinistro, spesso illuminata dall’interno, un leggio davanti al centro. Sulla parete posteriore vengono proiettate immagini dei dipinti, in alternanza a citazioni e poesie. Il sonoro accompagna l’interpretazione con suoni che variano per lo più per l’intensità, risultando a volte a limite del fastidio. Immagini, musica e parole esprimono insieme l’inquietudine esistenziale e creativa dell’artista, nello spettacolo così come fu nella sua vita.

Mentre recita di tanto in tanto qualche poesia, l’attore disegna un cerchio con la ghiaia nel mezzo della scena, prendendone da sue sacchetti un po’ qua e un po’ là, quasi fossero piatti di una bilancia. Dall’interno di quel cerchio prende misure, appunta, pensa. Si susseguono momenti relativi alla riflessione su vari temi e, quando si tratta, quasi a conclusione della rappresentazione, degli uccelli, l’uomo finisce per indossare anche lui ali di penne, in una identificazione totale con l’oggetto pensato.

Tutto il senso dello spettacolo è affidato alla resa emotiva dell’attore e al suo comporre i particolari del disegno evocato solo tramite il movimento in scena. A parte le poesie recitate, non è previsto infatti parlato. Nonostante la capacità espressiva dell’attore, un po’ poco a parere di chi scrive, resta una frammentarietà di fondo, mentre rimane disattesa l’esigenza di una redazione per alcuni versi più narrativa.  Se da un lato lo spettacolo può risultare interessante proprio per il ricalcare certo procedere caratteristico dell’opera di Klee, imitando nella forma la sua arte, dall’altro risulta infine eccessivamente autoreferenziale, incapace di coinvolgere e convincere lo spettatore, specie se non particolarmente esperto dell’artista omaggiato.

Info:
PAUL KLEE DELL'IMMAGO E DELLA FORMA
30/05/2019 – 31/05/2019 MusicaTeatro
giovedì 30 e venerdì 31 maggio ore 21

con Alessio Antonelli
musica Patrizia Camilli Piano, Anna Borini Organetto diatonico
regia Patrizia Camilli

Ass. Cult. Gtl

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