PASOLINI: LA VERITA’ @ Teatro Argentina: Io so, Noi sappiamo

Domenica 22 aprile in una serata unica, è andato in scena al Teatro Argentina, per la rassegna del Teatro della Legalità promosso dal Teatro di Roma, “Pasolini:la verità”, scritto, diretto e interpretato da Claudio Pierantoni. Per la Rassegna abbiamo già visto: SANGUE NOSTRO e DIECI STORIE PROPRIO COSì,

Sono quasi 43 anni che PPP è stato assassinato, ma gli echi della sua prematura e lacerante scomparsa non si sono mai spenti, i motivi si possono ricercare nella sua arte letteraria, in quella cinematografica, nelle sue profetiche e visionarie dichiarazioni sociopolitiche, nei suoi gusti sessuali ed infine nel mistero mai risolto della sua uccisione.

L’immenso palcoscenico dell’Argentina è quasi deserto, sulla destra una batteria, al centro un panchetto di legno con un primo leggio e sulla sinistra un secondo,  e sullo sfondo uno schermo, presagio di dolore che non tarda ad arrivare ad un'attenta e attonita platea. L’immagine in lontananza, piccolissima, di un corpo sdraiato si avvicina e si ingrandisce, sotto un fiume di parole, e quelle chiavi, si fotografano sullo schermo che rivela che il corpo inerme e martoriato è quello del poeta all’Idroscalo di Ostia, le parole si conficcano nello schermo e dentro di noi: Potere Mafia Servizi Segreti Eni Fascismo Petrolio Enrico Mattei…

Claudio Pierantoni, attore, autore, regista, e direttore artistico dell’Associazione Culturale Quarta Parete che gestisce, il “Piccolo Teatro alla Garbatella”, con una grande verve, passione e ricerca della verità, ha fatto un lavoro molto “di pancia”, ha strillato, ha raccontato con grande sofferenza chi era Pier Paolo Pasolini e l’importanza che ha avuto e che ha ancora per il suo e nostro Paese, lo fa chiamandolo “Pierpà” confidenzialmente, come faceva Anna Magnani, e con questa carica emotiva ci ha condotto un po’ per forza negli anni di piombo, nei momenti più bui della nostra storia, tra le stragi, tra i politici e tra i misteri di quarant’anni fa.

Poi lo schermo ci mostra stralci del suo ultimo film, uscito postumo, “Salò e le 120 giornate di Sodoma”, immagini rimaste potenti nonostante il passare del tempo. Immersi completamente in brutture che si agitano in noi, seguiamo turbati e provati dallo spettacolo, ma ugualmente siamo grati a Claudio Pierantoni per una performance così densa che costringe a non dimenticare e a farsi delle domande. Il tutto è scandito dalle percussioni del jazzista di fama internazionale Roberto Gatto.

Il monologo finale è il famoso “Io so” che il nostro protagonista fa suo, potremmo dire “Noi sappiamo” che lui sapeva senza avere le prove, come diceva spesso, sappiamo che è stato ucciso e che probabilmente non sapremo mai la verità. E sappiamo anche che questa è una vergogna.     

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF