PAROLE D’ONORE @ Teatro di Villa Torlonia: Incontri e confessioni a tu per tu con la mafia

Nell’ambito della rassegna Il Teatro di Roma per la Legalità, il 27 e il 28 marzo è andato in scena al Teatro di Villa Torlonia, lo spettacolo che racconta le dinamiche mentali e culturali dei mafiosi, attraverso gli appunti del giornalista investigativo Attilio Bolzoni in trent’anni di carriera.

Sul palco l’attore Marco Gambino è appoggiato ad una parete laterale e parla lento, con accento siciliano, lapidario; dichiara che parlerà di sé solo perché chi lo ascolta è stato raccomandato da un altro uomo d’onore, come è lui. Il suo parlare è tutto una velata minaccia, un’apparente granitica verità, dove anche i silenzi sono inquietanti.

L’autore e giornalista Attilio Bolzoni è seduto all’altro lato del palco e intramezza narrazioni lette dal suo libro che è anche il testo dell’adattamento teatrale e accompagna Gambino, che, così, interpreta più personaggi della mafia, ne racconta le confidenze descritte al giornalista in tanti anni di indagini e ricerche per i suoi articoli; e cambia registro di voce, velocità di movimenti e di gesti che amplificano le parole per farle diventare ordini, maledizioni, insulti.

Parla di moralità e di famiglia, e come le regole e il “valore” di Cosa Nostra le tutelino; ragiona, o meglio sragiona, sul significato del rispetto della legge dell’onore, della difesa dei diritti e della grandezza d’animo.

 

Nonostante il suo aberrante contenuto, la regista Manuela Ruggiero mette in scena uno spettacolo elegante, coinvolgente, di denuncia e al tempo stesso di riflessione. In un teatro significativo come quello di Villa Torlonia, poi, dove si respira ancora, sia l’aria aristocratica dell’esclusività della casta dovuta alle sue origini, sia l’aria del sopruso, dovuta alla sua storia di abbandono e di sofferto restauro, le emozioni che suscitano i racconti dei boss, sembrano in un giusto contenitore: quello della bella facciata morale che nasconde la barbarie umana.

La riflessione che ne deriva è: dove nasce e dove finisce quella morale mafiosa, raccontata dal testo di Bolzoni? Non solo quella dichiarata dagli “uomini d’onore” di una riconosciuta organizzazione criminale, ma quella che perpetriamo ogni giorno nelle relazioni professionali o amicali. O anche di un pubblico che ad una rappresentazione come questa, non si sente in dovere di spegnere il telefono, ma continua ad usarlo illuminando quasi il proscenio; o di quello che chiede forte di alzare la voce, ignorando la concentrazione degli artisti in scena; o di quelli che arrivano in ritardo e su un pavimento di parquet, camminano senza silenziare i propri passi per non disturbare il monologo iniziato. La mafia ce l’abbiamo nel sangue ed in queste analisi teatrali, bisognerebbe inglobare le inconsapevoli parole di quelli che si sentono diversi dai boss, per valutare quanto questa cultura strisci nelle nostre vene, senza che ce ne rendiamo conto.

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