Nottetempo @ Più libri Più liberi: intervista a Ludovica Sanfelice

Nottetempo è una casa editrice indipendente con alla spalle una lunga storia. Fondata nel 2002 da Ginevra Bompiani e Roberta Einaudi, si pone come obiettivo pubblicare volumi di ampio spettro, dalla narrativa emergente a saggi di filosofia e politica. La produzione è quindi molto varia e composita: lo stand a Più libri Più liberi è talmente ricco da perdercisi dentro. Va anche aggiunto che all’occhio salta subito la veste grafica: semplice, lineare, pulita, immediata. Una veste grafica che spinge a immaginarsi con quei libri sotto braccio o in borsa durante la giornata. Abbiamo incontrato per voi Ludovica Sanfelice, responsabile dell’Ufficio Stampa per parlare con lei di un’uscita importante di Nottetempo, Mrs Caliban di Rachel Ingalls (la recensione del volume è opera della nostra Daniela Beltrani e la trovate fra I Freschi di Stamp, ndr), e da lì spaziare ad ampi raggio nell’attività editoriale di Nottetempo.

D: Mrs Caliban è un romanzo di trent’anni fa, che Nottetempo ha pubblicato in Italia per la prima volta nel 2018 nella collana Narrativa. Come è avvenuta questa scelta?

R: Sì, il romanzo è stato scritto nel 1982, in Italia non era mai arrivato. È un libro con una storia anfibia, sommersa. Quando uscì all’inizio, a parte un paio di recensioni e di sostegni importanti, è passato inosservato. Due anni dopo però è stato incluso nell’elenco Le venti migliori novelle del dopoguerra americano, così il nome di Rachel Ingalls è stato improvvisamente portato alla ribalta. Ci si è accorti di questa scrittrice, che ha avuto una produzione alterna, con grande propensione per esempio ai racconti brevi, che non è una forma prettamente commerciale. Quest’anno (2018, ndr) abbiamo pubblicato per la prima volta Mrs Caliban in Italia e contemporaneamente è uscito nei cinema La forma dell’acqua di Guillermo del Toro e molti nostri lettori sono stati incuriositi dalle assonanze fra il romanzo e il film. Sicuramente ci sono state delle concomitanze ulteriori: siamo in un’epoca in cui si parla di amore fluido, si valicano tutti i confini e credo Mrs Caliban sia stato recepito da un pubblico che probabilmente, quattro/cinque anni fa, non sarebbe stato attirato. Il film ha aggiunto quella ulteriore lente di ingrandimento sul romanzo e così è partita una ondata di ripubblicazioni e così Mrs Caliban è arrivato in Italia oggi. Quando ci è arrivato, a prescindere dai legami o assonanze con il film, abbiamo trovato in questo romanzo una bellezza unica, tutta sua. A partire da questa piccola e perfetta composizione fino alla distopia che c’è in questo romanzo. E anche questo non è casuale: le distopie oggi, per come è andato e sta andando il mondo e la società, hanno finito per coincidere con la realtà. Abbiamo casi in cui la realtà è andata anche oltre, se ci pensi. E la distopia non è più disturbante ma è diventata quasi consolatoria. Abbiamo ormai narrazioni miste che mescolano più generi, non solo nella produzione narrativa, ma anche nelle serie televisive, nel cinema: abbiamo tessuti che uniscono commedia e tragedia, quotidianità e allucinazione, siamo lontani da narrazioni nette, con divisioni manichee.

D: La Ingalls ha avuto una oggettiva capacità di delineare questa protagonista: una casalinga appiattita nella sua quotidianità, in una dimensione univoca, per lei è apparentemente impossibile uscire da questa realtà.

R: Questo romanzo coraggioso se lo si colloca nel contesto in cui va ricondotto: intanto è scritto da una donna, che scrive un genere, il weird, che apparteneva ai generi di serie B e che oggi sta diventando un genere nobile. La figura di questa casalinga così appiattita è funzionale alla storia, era necessario avere un personaggio borderline per dare ancora più risalto a questa storia d’amore con un altro personaggio borderline, storia d’amore che viene raccontata in un modo così naturale, piena di impulsi ed emozioni, che però è una storia d’amore strana perché abitata da due personaggi che non dovrebbero mai incontrarsi. È una storia illogica naturalizzata dalla narrazione. Ma non è banalizzata, anche perché interviene la percezione alterata di questa donna, che ha alle spalle grandi dolori e subisce le vessazioni di una vita che non permette di esprimerti. Questa percezione alterata non banalizza ma lascia il dubbio che sia tutto una allucinazione.

D: Questo è un colpo di genio letterario, questa sensazione ambigua di fondo che rimane alla fine della lettura

R: Sì, è un colpo di genio che viene però costruito con altri colpi di scena che ovviamente non vogliamo svelare e che però fin da pagina 3 capiamo che ci sono indizi di amibiguità, di dubbio: la radio si accende, lei sente delle cose, però poi afferma anche che sente cose strane da questa radio, delle voci che si rivolgono a lei. Quindi, è subito presentata come un personaggio borderline.

D: Ci affascina ancora di più, perché in un certo senso in ognuno di noi ci sono elementi borderline e la bellezza di una storia cosi strana eppure raccontata così quotidianamente!

R: Certo, è questo lavoro di semplificazione la parte narrativamente e fantasiosamente più geniale. In più senti come lettore di non avere bisogno di una spiegazione logica o scientifica di queste cose. Ti abbandoni a questo flusso ed effettivamente, di fatto, anche nella forma è un romanzo anfibio che esce ed entra nell’acqua. Questo rapporto con l’acqua è primigenio, simbolico. C’è una aderenza tra la forma e il suo contenuto, una aderenza che appare frutto di un lavoro molto semplice, ma se ti fermi a pensarci, capisci che invece è molto levigato, accurato.

D: Parlando in generale della casa editrice e della sua attività, cosa credi sia importante e trascinante per Nottetempo?

R: Nottetempo pubblica narrativa, saggistica, ha anche una collana di poesia, diciamo che abbiamo una produzione molto vasta. In ognuno di questi canali c’è una linea, una direttiva. Sicuramente la saggistica è una delle collane che più ci contraddistingue, perché con il tempo si è costruito un pubblico che si fida della qualità dell’offerta: per questo, i saggi di Nottetempo sono un po’ la guida della casa editrice e ha permesso a Nottetempo di allargare i propri orizzonti, specialmente quest’anno, verso temi sempre più attuali. L’interesse non è tanto proporre una filosofia complessa, quanto delle chiavi e degli strumenti per interpretare il nostro presente, il nostro futuro (si spera!). Già dall’anno scorso stiamo aprendo all’antropologia, perché lo spostamento del centro dell’uomo è molto importante e bisogna rimettere in discussione tutto e questa attenzione ha portato a delle grandi scommesse, come La caduta del cielo, un libro di mille pagine, un oggetto alieno, in cui uno sciamano portavoce dell’Amazzonia brasiliana, Davi Kopenawa, spiega, racconta la sua vita e il suo pensiero. Quando lo abbiamo proposto, molta gente ci guardava come se stessimo facendo una follia. Ma questa follia editoriale è andata in ristampa dopo tre settimane, ha incontrato il suo pubblico. Abbiamo scommesso su queste cose e abbiamo avuto un riscontro, i lettori arrivano. Altra cosa curiosa, nella saggistica abbiamo questo filosofo tedesco – coreano, Byung-Chul Han, che sta attirando anche qui allo stand in fiera tantissimi giovani. E questa casa editrice non era propriamente una casa editrice che aveva come target di orientamento i giovani, era nata inizialmente con altri orizzonti, che oggi giustamente si stanno ampliando. Il nostro lavoro è far crescere Nottetempo, a modo nostro, andando incontro ai lettori di tutte le fasce d’età ma senza abbandonare una nostra identità. E questa scelta ci ha portato a nuove sorprese.

D: Avete anche una nuova collana, giusto?

R: Sì, abbiamo una nuova collana, che nasce dal desiderio di spostare lo sguardo e l’asse dall’uomo, dalla sua/nostra centralità, di riammettere l’importanza della natura, dell’altro. Questa collana raccoglie delle monografie sugli animali, per cercare di conoscere i nostri simili, perché attraverso il sapere possiamo in qualche modo sperare di trovare delle soluzioni e migliorare il futuro.

D: Posso dire che le copertine sono meravigliose?

R: La grafica è un po’ retrò. Abbiamo cercato di richiamare i bestiari. Poi, quest’anno, un’altra bella novità, sperimentale, è la serie Trovare le parole, che è un altro modo di essere editore. In questo caso, l’editore invita un autore e sceglie un tema da proporgli e questo autore si misura con questo tema in forma pamphlettistica, fuori dalla proprio comfort zone di scrittore. È un esperimento utile per capire come nasce un’opera, come uno scrittore fa ricerca, perché la parola che viene assegnata è spesso un tema ricorrente nell’opera dello scrittore. Per esempio, il primo titolo uscito, Pagare o non pagare, è stato assegnato a Walter Siti e il tema che l’editore ha scelto per lui è stato il denaro, affermando che il denaro appare una ossessione di Siti che invece ha replicato dicendo che era convinto di avere sempre parlato di sesso. Ecco, è curioso questo riflesso, come differisca la percezione che lo scrittore ha di sé con la percezione che il lettore ha invece di lui. Questa linea nuova è un lavoro molto divertente che prevede due titoli l’anno. Qui in fiera, per esempio, presentiamo In territorio selvaggio di Laura Pugno.

D: Avete tantissimi progetti, un altro che ci vuoi presentare?

R: Questo autunno abbiamo avviato un progetto che proseguirà fino all’autunno del 2019 e spero fino al 2020 è ripubblicare tutti i diari di Susan Sontag: abbiamo iniziato quest’anno (2018, ndr) con il primo volume che copre un arco che va dai suoi quattordici anni fino ai trent’anni. E subito, già a quattordici anni, un momento in cui la donna e l’intellettuale si sta ancora formando, la Sontag è una pensatrice incredibile con una fame di sapere, di capire febbrile. Mi piacerebbe che questo libro arrivasse ai giovani, a chi ha l’età che ha Susan Sontag quando ha iniziato questo diario. Anche per chi non ha una esperienza nella lettura diaristica, questo è un libro estremamente fruibile da tutti e, al tempo stesso, sconvolgente per molti versi. Altra cosa è la ricerca di autori italiani. Quest’anno abbiamo avuto grandi soddisfazioni: abbiamo presentato questo libro di Mirko Sabatino, L’estate muore giovane, che ha inaugurato il 2018 e per tutto l’anno si è affermato come uno degli esordi più interessanti di quest’anno e di questo non possiamo che essere contenti. Adesso è uscito un altro esordio, più maturo ma altrettanto bello, si chiama La lettrice di Cechov. Mentre il romanzo di Sabatino è molto cinematografico, racconta la storia di un’infanzia bruciata in Puglia, dove tre bambini fanno un patto per vendicare tutti i torti subiti in un crescendo di violenza, con riferimenti a Stephen King – Sabatino appartiene alla generazione degli anni Ottanta e questa cosa si sente -, La lettrice di Cechov è scritto da Giulia Corsalini, una donna speciale, una insegnante;  è un libro molto letterario, che cela una operazione post moderna nonostante questa superficie profondamente letteraria che racchiude tutto l’amore per i libri di Cechov e la letteratura in genere.  Crea un personaggio e delle atmosfere cecoviane, senza ricopiarle o ricalcarle. Sono due esordi molto positivi, siamo molto contenti.

D: Cosa consiglieresti?

R: Sicuramente Mrs Caliban, Ragazze elettriche di Alderman, che ha aperto un canale per noi interessante e ci siamo ritrovati con un libro giusto al momento giusto, perché abbiamo intercettato e anticipato la questione del movimento Metoo con un libro distopico e aderente in modo incredibile al presente che vivevamo. Un qualcosa di incredibile, se pensi al processo che porta alla pubblicazione di un libro, parliamo di una filiera che dura quasi un anno e che dall’esterno non è così comprensibile. Per questo è stato molto esaltante! Oppure Incerta gloria di Joan Sales, di cui consiglio vivamente la lettura. Noi teniamo sempre aperto un canale di testi che sono scappati dalle censure per esempio, come nel caso di Istanbul Istanbul di Burhan Sonmez o ancora l’opera di Yan Linke, un autore incredibile, ogni anno fra i potenziali vincitori del Nobel e che in patria non viene pubblicato. Incerta gloria si ricollega a questi autori che tentiamo di proteggere e di cui cerchiamo di essere portavoce, creando anche uno spazio critico. L’opera di Sales non era mai stata pubblicata ma è un classico della letteratura catalana: è ambientato durante la guerra civile spagnola ed è raccontato dal punto di vista del fronte dei vinti, è un racconto potentissimo che ricorda I Karamazov di Dostoevskij, ma soprattutto ha una storia incredibile, perché per vent’anni l’autore in lotta con censure ed esili ha montato, smontato, ricostruito, riscritto, un po’ come una Penelope con la sua tela, questo libro che è un vero sopravvissuto e per questo merita di trovare i suoi lettori.

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