NAPOLI TEATRO FESTIVAL-SUDORI FREDDI: il teatro cinematografico di Giancarlo Sepe

 

Immaginario di partenza, per il lavoro drammaturgico e registico di Sepe, è il genere noir di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, autori tra l'altro dei romanzi aventi per protagonista Arsenio Lupin. Più in particolare, il romanzo che fa da trampolino di lancio per lo spettacolo rimasto in scena alla Sala Cannoni del Castel Sant'Elmo per i primi giorni del Napoli Teatro Festival è quello conosciuto in italiano con il titolo Di tra i morti, che già fu occasione di ispirazione per Hitchcock per Vertigo (in italiano La donna che visse due volte). Sepe riguarda il film e rilegge il libro con altri occhi. Ne privilegia gli episodi più scuri, quelli degli amori impossibili che strutturano la relazione tra i due amanti protagonisti e ne fanno più un mélo che un giallo vero e proprio.

Lo spettacolo si nutre dell'energia di alcuni giovani attori – Lucia Bianchi, Federico Citracca, Valerio Marinaro, Gianluca Spatti, Federica Stefanelli e Guido Targetti – e dell'esperienza di Pino Tufillaro. La loro recitazione si muove tra la prosa e il movimento su musica ai limiti del teatro danza, secondo un registro nient'affatto naturalistico bensì più vicino al cinema di Cocteau o a certo espressionismo. Le luci suggestive di Marco Laudano, le scene e i costumi evocativi di Carlo De Marino, sono determinanti per creare atmosfere che richiamano il cinema in bianco e nero o, addirittura, a tratti, quello del muto.

La commistione dei linguaggi, teatrale e cinematografico, è un aspetto interessante di questo lavoro: mentre buona parte del teatro di ricerca oggi si impegna a portare in teatro le nuove tecnologie come il 3D o la proiezione cinematografica in quanto tale, più o meno felicemente, Sepe si orienta in senso diverso, lavorando in direzione di una teatralità cinematografica ma ancora tipicamente teatrale. Non si tratta di riportare a teatro la tecnologia del proiettore e della macchina da presa, ma di trasmutare il dispositivo della visione a teatro in uno più vicino a quello proprio del cinema.

Assistiamo quindi a immagini tutte dal vivo, non v'è traccia di proiezioni, i fantasmi sono tutti in carne ed ossa, nulla è riprodotto. Eppure lo spettacolo è montato come un film: da una situazione passiamo all'altra con stacchi netti. Il quadro visivo si scompone in prospettive multiple: vediamo i personaggi camminare sui tetti di case lasciate fuori campo, cioè fuori, o meglio sotto, il campo delimitato in basso dal palco. Uno di questi personaggi rotola verso il pubblico mentre crea l'illusione di cadere giù…

Sepe pare dunque riconoscere nel montaggio la vera anima del cinema e tenta di restituire quest'anima al suo teatro. Quello che forse potrebbe essere migliorato, in questa direzione, è l'aspetto dell'efficacia emotiva. Le suggestioni forti di alcune scene paiono mettere in evidenza la minore efficacia di altre, così il montaggio delle emozioni non disegna un andamento costante o crescente, negando allo spettatore una parte di quell'organicità che già Ejzenstejn, padre del montaggio cinematografico, aveva auspicato come effetto del procedimento. Ne risulta un lavoro gradevole e interessante che il pubblico napoletano applaude volentieri.

Info
SUDORI FREDDI
Ideato e diretto da Giancarlo Sepe
Ispirato ai personaggi creati da Pierre Boileau / Thomas Narcejac
Con compagnia del Teatro La Comunità (Lucia Bianchi, Federico Citracca, Valerio Marinaro, Gianluca Spatti, Federica Stefanelli, Guido Targetti)
E con la partecipazione speciale di Pino Tufillaro
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche Davide Mastrogiovanni a cura di Armonia Team
Luci Marco Laudando
Produzione Marioletta Bideri Per/For Bis Tremila Srl

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