L'ANIMA DELLA FOLLA: con gli Ossi Duri il pubblico diventa protagonista

Il pubblico è il vero protagonista de “L’anima della folla”, lo spettacolo-evento realizzato grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo nell'ambito di “Scene allo sBando” che verrà presentato lunedì 28 settembre nell’Aula incontri del Politecnico di Torino dall’associazione Ossi Duri (ore 18, ingresso gratuito). Gli spettatori saranno chiamati a partecipare attivamente e saranno loro a decidere come e in che modo la messa in scena dovrà proseguire.

“L’anima della folla”, infatti, è una performance innovativa e completamente interattiva nella quale i presenti potranno influire sull’andamento attraverso il proprio smartphone. Gli Ossi Duri, gruppo musicale composto da Ruben Bellavia, Martin Bellavia, Simone Bellavia e Andrea Vigliocco, affiancati per l’occasione dal trombonista Alberto Borio, hanno coinvolto il compositore (e clarinettista) Marco Tardito che ha composto le musiche, e l’ingegnere (e trombettista) Giuseppe Virone che ha appositamente realizzato il software su cui si basa il progetto, grazie al supporto dell’Istituto di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (Ieiit) che fa parte del Cnr. Completano il cast l’attrice Paola Roman, il creatore delle immagini Riccardo Ternavasio e la scenografa e costumista Marta Massano.
“Si tratta – spiega Ruben Bellavia – di uno spettacolo teatrale unico nel suo genere nel senso che metterà insieme poesie, musica e l’interazione con il pubblico. Saranno proprio i presenti in sala a decidere l’andamento e lo faranno tramite l’uso del proprio dispositivo mobile che si collegherà in tempo reale, grazie al software realizzato ad hoc, dando delle indicazioni sullo svolgimento della messa in scena. Le persone potranno decidere che un determinato brano debba essere suonato più forte oppure più piano, più veloce o più lento. Si potrà scegliere di far eseguire un canone inverso, oppure una melodia ispirata a Bach piuttosto che un Bolero”.

Com’è possibile tutto ciò?
“Materialmente accadrà che sui supporti degli spettatori appariranno delle diverse opzioni avviando in questo modo un sondaggio. Sulla base alle risposte ricevute, un computer le elaborerà in tempo reale e i risultati percentuali saranno proiettati sui monitor dei musicisti che eseguiranno il brano in base alle indicazioni”.

Com’è strutturato lo spettacolo?
“Si tratta di una messa in scena che mescola musica e poesie, il tutto a tema futurista. I brani eseguiti rigorosamente dal vivo che spaziano dal rock, all’elettronica al jazz, sono originali e sono stati composti dal maestro Marco Tardito”.

Da dove nasce l’idea de “L’anima della folla”?
“Tutto è scaturito da una serie di incontri. Anzitutto dal fatto che Marco aveva realizzato il disco “Eleven, undici solfeggi futuristi” nel quale aveva creato dei brani prendendo spunto dai solfeggi del manuale “Balilla Pratella”. Noi come gruppo musicale nasciamo come cultori della musica di Frank Zappa, artista che abbiamo scoperto avere una forte ammirazione per la musica futurista. Inoltre abbiamo conosciuto l’ingegnere e musicista Giuseppe Virone ed è scattata la scintilla, così abbiamo unito tutti questi elementi. Lo spunto ulteriore è stato la musica jazz. Siccome nel jazz c’è tanta improvvisazione e c’è uno scambio di idee tra i musicisti sul palco, ci siamo detti: “perché non provare ad allargare il campo e coinvolgere anche il pubblico non solo con un applauso?”. Quindi abbiamo pensato di farlo interagire con le tecnologie e mettere insieme queste forze per creare uno spettacolo”.

Come sono state costruite le musiche?
“I brani – dice Marco Tardito – utilizzati nello spettacolo fanno tutti parte del mio disco “Eleven” che ho composto grazie alle suggestioni offerte dal Balilla Pratella che è un metodo di solfeggio studiato nei Conservatori. Anch’io lo studiai ma allora non sapevo che Francesco Balilla Pratella fosse stato uno dei padri della musica futurista. Siccome nel 2011 cadeva il centenario del manifesto dei musicisti futuristi, ho pensato di celebrare questo evento realizzando un disco che è diventato il punto di partenza dello spettacolo”.

Da dove deriva il titolo “L’anima della folla”?
“È – prosegue Ruben Bellavia – una citazione di Francesco Casavola, un musicista futurista che parlava di jazz band. Il suo pensiero ci piaceva molto. Lui nel 1924 ha scritto: “Il jazz-band rappresenta, oggi, l’attuazione pratica, sebbene incompleta, dei nostri principi: la individualità del canto dei suoi strumenti, che riuniscono per la prima volta elementi sonori di differente carattere; la persistenza dei suoi ritmi, decisi e necessari, costituiscono la base della musica futurista. Diamo a ciascuna voce, nel canto, una individualità libera, improvvisatrice: dall’insieme non prevedibile, nei rapporti improvvisi ed inevitabili, avrà vita il canto nuovo, ricco e profondo come l’anima della folla”. Ecco da dove abbiamo tratto il titolo, in quella frase abbiamo trovato un buon punto di connessione fra tutto: il jazz che è una musica che ha caratterizzato il ‘900, il disco futurista di Marco e la nostra volontà di sperimentare, di far qualcosa di diverso nel quale il pubblico sia protagonista con l’obiettivo di regalargli qualche emozione in più”.

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