La Locandiera di Goldoni in maschera

Mirandolina coltiva il cavaliere di Ripafratta, ha usato verso di lui quelle attenzioni che non ha praticato né a voi, né a me; e vedesi che, colle donne, più che si sa, meno si merita, e che burlandosi esse di chi le adora, corrono dietro a chi le disprezza.

La Locandiera risale al 1753, all’apice della riforma goldoniana, che prevedeva la scrittura delle parti dei personaggi nati dalla Commedia dell’Arte. Goldoni ha iniziato a scrivere le parti del protagonista, lasciando gli altri personaggi improvvisare. A poco a poco l’improvvisazione è sempre più limitata e per tutti si stabilisce un copione, affermandosi così la figura dell’autore. Goldoni viene così chiamato a lavorare a Venezia, le sue opere diventano famose e a poco a poco la Commedia dell’Arte viene declassata, confinata a un pezzo di antiquariato. Eppure questa non è mai morta, i comici hanno continuato a lavorare nei piccoli centri e la tradizione è ancora in vita. Per progredire bisogna sovvertire il sistema antecedente, le nuove scoperte richiedono un sacrificio, ma la Commedia dell’Arte è stata abbastanza forte da non morire. Così La Bottega dei Comici ha lavorato sul testo de La Locandiera per immaginare come potrebbe essere stata l’opera senza il cambiamento radicale dato da Goldoni: a quali maschera attingono i frequentatori della locanda.

“Il lavoro condotto con La Locandiera tiene conto dell’esigenza di fare chiarezza sul rapporto tra Goldoni e la Commedia dell’Arte" spiega Gabriele Guarino, regista della compagnia. I comici dell’arte hanno lasciato in eredità una gamma di caratteri, che il drammaturgo veneziano ha approfondito dal punto di vista psico-sociologico. Sostituendo il canovaccio con il testo teatrale ha garantito maggiore credibilità e realismo “gettando i semi per il nuovo dramma borghese”. Goldoni ha fatto da ponte tra la Commedia dell’Arte e il teatro moderno “che si porterà appresso quella valigia impacchettata di patrimonio scenico dei Comici dell'Arte fino alla riscoperta della pedagogia teatrale moderna, alla fine del XIX secolo”. I personaggi de La Locandiera sono quindi già delineati sugli stereotipi della tradizione passata e La Bottega dei Comici è andata a riconoscerli per ridonargli la loro maschera. In questo processo però non si dimenticata della loro trasformazione, compiuta con il lavoro drammaturgico di Goldoni, che li ha mutati. “Ne La Locandiera Mirandolina non è quindi una Servetta della Commedia dell'Arte, anche se ne contiene i geni, così come il Marchese di Forlipopoli contiene quelli di un Balanzone, il Conte quelli di un Pantalone e Fabrizio quelli di uno Zanni brontolone e tuttofare. Ripafratta invece fornisce la chiave segreta della operazione che abbiamo condotto: ha la determinazione e il vanto di un Capitano, e al contempo il seme nascosto dello struggimento d'amore di un Innamorato. L'innamorato tradizionalmente è senza maschera rappresentando vizi e schiavitù del volto soggetto alla "cultura", mentre il Capitano pur facendo vanto della sua "cultura" tradisce in continuazione gli istinti paurosi e rabbiosi della sua "natura". In Ripafratta è il contrario, è il suo volto che tradisce le sue fragili convinzioni, e paradossalmente solo quando accetta di essere innamorato di Mirandolina rivela la sua vera natura, e quindi indosserà la maschera. Ma è una natura ormai contaminata di cultura, di convenzione sociale, fatta di regali e consunti e desueti riti di corteggiamento, per cui se la maschera certifica la liberazione della vera natura del Capitano, di contro lo costringe ancora di più nella convenzione sociale del corteggiatore. E allora sì che le maschere possono tornare a contaminare il testo goldoniano, salvaguardando quindi non solo l'urgenza della natura immediata dei caratteri, ma portando in sé anche i risvolti psico-sociologici dei comportamenti umani della società medio-borghese. Questo ci insegna ancora una volta che forse non ci si può difendere dai condizionamenti culturali e per questo non siamo mai, veramente, totalmente, liberi. La vera libertà e quella di Mirandolina che calzando finalmente la maschera alla fine della Commedia annuncerà: «cambiando stato voglio cambiar costume, e lor signori ancora profittino di quanto hanno veduto, in vantaggio e sicurezza del loro cuore». Ecco che allora una compagnia di Comici dell'Arte non può affrontare il testo goldoniano come da copione né può ridurlo a canovaccio e reimprovvisarlo come fatto ad esempio per La mandragola. Può però ribaltare il punto di vista e laddove Goldoni ha usato i suoi personaggi per muovere una critica ai Comici ormai incapaci di recitare, ora i Comici usano il testo di Goldoni per restituire, tra le battute, gli arricchimenti e i virtuosismi dei lazzi. E allora non più la scena pretestuale del pranzo del Conte con le due Commedianti, ma un prologo in cui, con quelle stesse battute, un Capocomico (forse Goldoni stesso) invita le sue due Commedianti a recitar di nuovo il testo de La locandiera, e anche di corsa perché "il pubblico è già qui"! Vi aspettiamo il 1, 2 e 3 dicembre alle 21.00 e alle 18.00 la domenica al Teatro Testaccio per La Locandiera, il secondo spettacolo nella stagione interamente dedicata alla Commedia dell’Arte de La Bottega dei Comici.

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