GRISÀ‰LIDIS – MEMORIE DI UNA PROSTITUTA @Teatro Parioli l’acclamato monologo di Coraly Zahonero interpretato da Serra Yilmaz

Il 15 e il 16 dicembre 2017 nello storico teatro romano dei Parioli intitolato al grande Peppino De Filippo, è andato in scena GRISÉLIDIS – MEMORIE DI UNA PROSTITUTA. Il testo scritto dall’attrice e regista della Comedie Française Coraly Zahonero ha riscosso grande successo nei teatri e nei festival in Francia, tradotto e interpretato da Serra Yilmaz.

Tratto dai testi e dalle interviste di Grisélidis Réal e ispirato alla sua vita, narra le vicende di questa donna fuori dall’ordinario che fu scrittrice, pittrice e prostituta franco elvetica. Diventa un’attivista tanto rivoluzionaria da cambiare per sempre il mondo della prostituzione in Svizzera, impegnandosi per la sua legalizzazione e per i diritti delle prostitute francesi. Nata in una famiglia benestante e colta, ha subito però un’educazione terribilmente rigida, specie dalla madre, il cui moralismo ha “massacrato la sua sessualità e il suo matrimonio”. Grisélidis ha uno spirito indomabile ed un’eccezionale sete di libertà. Già madre di due figli, viaggia e si trasferisce in Germania, dove comincia a prostituirsi. Percorre i marciapiedi, quell’equatore invisibile, sui quali conosce uomini che diventano suoi clienti e scrive di loro, delle loro debolezze, delle perversioni e delle solitudini, ma mai con disprezzo, risentimento o odio, piuttosto con empatia, con affetto, quasi con amore. Perché la protagonista si intrattiene con questi uomini vedendo, al di là dei loro bisogni carnali, le loro fragilità e  percependo la loro necessità di curare le ferite di quelle disperate condizioni umane. Grisélidis non è uno pseudonimo, ma il suo vero nome, che rievoca la Griselda del Boccaccio, ultimo racconto del DECAMERONE, avendo in comune con lei una ferrea abnegazione ed una rara sensibilità d’animo.

Però Grisélidis è fedele solo a se stessa, all’amore e all’innato desiderio di libertà. Nel testo non viene risparmiato nessun dettaglio, neanche il più crudo, sempre lontano da gratuite volgarità. La Rèal elabora un percorso di unione spirituale e psicologico del suo mestiere, che non è sempre denigrazione e mercificazione del proprio corpo. Si sviluppa in lei la certezza di un ruolo sociale della puttana. Questi rapporti umani sconvolgenti sapranno elevare la condizione di Grisélidis, che offre la sua anima al mondo, non solo il suo corpo. Si offre agli uomini con sensualità e professionalità, ma anche con il cuore, diventando una sorta di terreno franco da iniquità e soperchieria. “Non sopporto l’ingiustizia e l’ipocrisia. Bisogna tirar fuori la verità, guardarla in faccia, accettarla, sostenerla e demistificarla. È possibile, al posto dell’odio, del disprezzo e dell’incomprensione”. Sognerà di comprare una casa in campagna, una casa piena di amici e magari un tenero amore, ma il cancro le ruberà questo sogno, non prima però di essere riuscita a riabilitare in Svizzera la figura delle prostitute, dando origine ad un nuovo concetto di meretricio.

Serra Yilmaz dimostra ancora una volta di essere un’attrice di talento. La sua interpretazione della Réal è fuori dal comune. Si distacca completamente dalla tradizione teatrale e personalizza questo monologo con grande sentimento. La figura della prostituta che l’artista turca mette in scena è una donna capace di mettersi a nudo e di raccontarsi con una semplicità che disarma. Fa vivere Grisélidis attraverso le emozioni, risparmiando allo spettatore asettici biografismi, innestando in sé anche le vite dei clienti, uomini che nel calore della donna cercano il riscatto dalle sconfitte. La Yilmaz quindi si cela dentro la Rèal, che diventa protagonista assoluta di una vita irripetibile ed emblema di una liberazione totale sia dai giudizi che dalla morale comune. Una voce fusa nella carne di questa attrice esotica dal volto amicale, con gli eccentrici capelli corti e turchini e i brillanti occhi cerulei. Si muove lentamente, senza fretta, con un ritmo scandito dal racconto, dentro l’originale scenografia di Pier Paolo Bisleri, un salottino, forse uno studio, composto da un divano verde a due posti, una scrivania di legno ed un attaccapanni, il tutto rinchiuso dentro una gabbia di ferro al centro del palcoscenico. Grisélidis è prigioniera dentro questa intelaiatura, ed è da lì che ci parla. Come un uccellino dentro una voliera, dove il limite sono le imposizioni della società, del perbenismo, dell’autoritarietà. La regia di Juan Diego Puerta Lopez ha amministrato molto bene sia la recitazione che le scelte dei movimenti. Le pause sono riempite dal jazz del saxofonista solista Stefano Cocco Cantini, che regala virtuosismi musicali e sensuali, con quei richiami fallici del sax tenore e soprano, e note fluide che rafforzano il pathos della drammaturgia. In questo spettacolo anche le luci hanno un ruolo determinante. I giochi di ombra, grazie ai fasci di luce che tagliano verticalmente da dietro le quinte, sembrano provenire da invisibili finestre.

Una storia vera, intensa e audace. Uno spettacolo fortemente evocativo che si potrebbe definire “uditivo”. Certamente indicato ad un pubblico adulto per i temi trattati, è prodotto da I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE – GOLDEN SHOW.

Info

GRISÉLIDIS – MEMORIE DI UNA PROSTITUTA

Autrice: Coraly Zahonero

traduzione: Serra Yilmaz e Alberto Bassetti

Regia: Juan Diego Puerta Lopez

Interpri: Serra Yilmaz

Con: Stefano Cocco Cantini (Sax Solista)

produzione I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE – GOLDEN SHOW

Impianto scenico: Pier Paolo Bisleri

Costumi:  Caterina Nardi

Luci: Marco Macrini

Assistente regia: Sophia Filipponi

Foto: Pino La Pera

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