Andato in scena il 12 e il 13 maggio, presso Carrozzerie n.o.t., “Fuga in sé maggiore”, scritto e diretto da Nathalie Cariolle con Federica Carruba. Lo spettacolo in concorso nella sezione spettacoli fa parte del Festival Inventaria, festa del teatro Off che con la sua VII edizione, presenterà ben 24 compagnie accuratamente selezionate, che avranno l’onore di esibirsi in tre teatri di Roma: Teatro Argot Studio, Carrozerie n.o.t. e il teatro Studio Uno. Un festival che da la possibilità di vedere e di esser visti. In questo spettacolo in particolare, FUGA IN SE’ MAGGIORE, si racconta di un silenzio vissuto doppiamente e che troppo spesso vorrebbe esser distrutto con urla e grida soffocate.
Scoprui tutti gli spettacoli di Inventaria in scena prossimamente!
La rappresentazione è già iniziata e in movimento quando ci si accomoda silenziosamente sulle piccole sedie predisposte proprio di fronte alle due attrici. Fin da subito il tempo è scandito da un metronomo che spesso sottolinea il tempo trascorso nella storia di Elena, la madre di Sara. La scena si muove su due archi di tempo totalmente diversi, in uno quello di Elena, siamo nella Parigi anni 30-40 agli albori della Seconda guerra Mondiale, mentre con Sara ci troviamo nel pieno della rivoluzione sessantottina con la tipica voglia di rivoluzionare il mondo con una forza carica di contestazione sui pregiudizi socio-politici. Entrambe le figure non sembrano ascoltarsi ma vanno a tempo l’una con l’altra sia negli scambi di parole che nella consecutio temporum dello svolgimento dei fatti. L’unico punto che appare immediatamente evidente, pare essere la loro grande passione per la musica, tanto grande quanto un amore appassionato e talmente appassionato da soffrirci immensamente una volta perso o disatteso.
Lo scorrere delle due trame è inizialmente parallelo e totalmente raccontato in prima persona dalle due protagoniste: i racconti di Elena sul suo rapporto con padre il quale le insegna per la prima volta l’impetuosità e la passione di un brano di Beethoven e allo stesso tempo la dolcezza di Chopin; Il suo rapporto di amore/odio con la madre, il suo primo ragazzo, il conservatorio insieme al suo primo pianoforte a coda al quale dovrà rinunciare perché “Siamo in guerra Elena, non te ne sei accorta?”. Di conseguenza viene dipinta la sua vita condannata al lavoro di dattilografa e ad un fidanzamento mosso da ragioni puramente economiche. Dall’altra vediamo una giovane ragazza che cerca di farsi strada nel mondo della musica attraverso la sua voce e lo fa all’interno del movimento studentesco di rivolta di quegli anni, innamorandosi anche lei e facendo i suoi errori. Sara non sembra essere ascoltata dalla madre, fin troppo presa dai suoi annosi problemi e dalle sue tristi aspettative oramai inattese da tempo. Nonostante l’indifferenza materna, la ragazza cerca sempre la sua attenzione e approvazione, quasi come una bambina e non come (ormai) una donna. L’intera performance ci mostra quanto sia difficile vivere realtà diverse in epoche diverse, e di quanto le nostre scelte siano per la maggior parte influenzate inevitabilmente da scelte altrui e non nostre. Un pizzico di speranza c’è sempre, la musica e l’ironia non mancano, ma soprattutto non manca il fattore umano, mostrato nella sua vulnerabilità più totale e consolato soltanto da una specie di catarsi che entrambe le attrici sperimenteranno nel loro re-incontrarsi come madre e figlia.
Il sottotesto dell’intera performance rievoca l’incomunicabilità di una madre con la figlia. La madre arroccata sui suoi vecchi ricordi e sulla sua carriera andata distrutta non si accorge di sua figlia ormai grande che desidera soltanto, con la stessa ingenuità di qualsiasi adolescente, realizzare i suoi sogni e magari anche di vederli un giorno realizzati. La non comunicazione rappresentata all’interno di una delle arti più comunicative al mondo, il teatro, ci mostra che in realtà alla fine un modo c’è e c’è sempre stato per comprendersi, basta sceglierlo. Le protagoniste ci arrivano grazie alla presa di coscienza della madre ma soprattutto grazie alle due sfere temporali che finalmente si incontrano ossia nel momento in cui la madre parla della nascita di Sara, la figlia. Ed è proprio a questo punto che il velo tra le due comincia a forarsi e a presentare nuovi orizzonti di possibilità indirizzate al perdono e a un nuovo inizio, stavolta insieme e senza fuggire da loro stesse e senza incriminare quel destino che le ha legate in un modo o nell’altro.
La trama di FUGA IN SE’ MAGGIORE è scandita non solo dal tempo del metronomo e dai due archi temporali, ma anche dai tagli di luce. Piuttosto soffusi e opachi, si alternano nella recitazione delle due donne come se mettessero in pausa prima l’una e poi l’altra indicando allo spettatore il modo in cui guardare la scena. La luce ci permette di evidenziare in modo chiaro la presenza dell’elemento “ricordo” mai troppo chiaro e definito, ma sempre velato da una malinconia e nostalgia di sottofondo. Sullo spazio pochi elementi: due bauli che racchiudono più o meno gli stessi elementi tra cui un velo da sposa utilizzato in vari modi, dalla tovaglia per apparecchiare, alla camicia da rammendare. Una macchina da scrivere in primissimo piano sulla destra con un foglio strappato al suo interno, il battere cadenzato delle mani di Elena, rimanda a tanti altri elementi non presenti in scena ma fondamentali. Uno di questi è il pianoforte che subito sparisce per essere venduto. Lo stesso per quel muro invisibile ma sempre presente tra le due attrici, che verrà alla fine distrutto e dissolto dalla luce che se prima divideva, ora unisce entrambe le figure sulla scena.
Per quanto riguarda l’interpretazione attoriale, si nota un divario tra Elena (Federica Carruba Toscano) e Sara (Nathalie Cariolle). La prima è aiutata da una innata presenza scenica che nonostante qualche errore riesce sempre a riprendere in modo esemplare. I suoi grandi occhi e la sua voce potente si alternano a quella più acuta di Nathalie Cariolle, opposta per fisicità e capacità sulla scena. Nonostante un leggero divario per quanto riguarda le pratiche performative, si apprezza la coesione e il rispetto tra due colleghe che stanno imparando, e per le quali ogni esperienza è necessaria per una crescita professionale.
Info:
Festival Inventaria-VII edizione 2017
Dove: Carrozzerie n.o.t.
scritto e diretto da Nathali Cariolle con Federica Carruba Toscano
scene e costumi di Giulio Villaggio
disegno e tecnico luci Giuseppe di Lorenzo
aiuto regia Marilù D’Avella
assistente alla regia Fabio Versaci
Foto Paola Dentamaro
Ingresso intero: 10,00
Ingresso ridotto: 5,00
Gruppi 4 persone (previa prenotazione): 5,00
Convenzione DCQ (previa prenotazione): 5,00
Abbonamento (4 spettacoli a scelta a soli 5,00 l’uno!): tot. 20,00