Fedeli alla linea. La linea qual è? @ ARF! Festival Roma: un dialogo sulle armi della cultura contro ogni tentativo di legittimazione del fascismo

Fra i molti – e interessantissimi – talk e lectio magistralis svoltisi alla Pelanda dell’Ex-Mattatoio di Testaccio a Roma, quello di chiusura è stato sicuramente fra i più attesi e seguiti. Travalicando la sfera del fumetto, argomento principale del Festival, l’organizzazione ha coinvolto anche altri autori che  si sono distinti per la netta presa di posizione contro i recenti tentativi da parte di formazioni dichiaratamente fasciste di accreditarsi all’interno della sfera culturale, attraverso un uso strumentale del principio democratico – e costituzionale – della libertà di parola.

La sala gremita, con molte persone rimaste in piedi e altre sedute a terra davanti al palco, ha dato il chiaro segnale di quanto sia diffusa, anche tra il pubblico, l’esigenza di portare avanti un’azione condivisa al posto delle singole  posizioni prese in risposta alle sempre più frequenti provocazioni da parte di soggetti il cui tratto distintivo è un’adesione totale e acritica all’ideologia del ventennio. I fatti di Torino sono ormai noti: nell’ultima edizione del Salone del Libro, per di più contraddistinta da tematiche come solidarietà e diritti umani, per la prima volta sarebbe stata presente con uno stand una casa editrice vicina a Casapound.

In risposta, molti autori come Zerocalcare, Francesca Mannocchi,  i Wu Ming e Carlo Ginzburg hanno deciso di non essere presenti per manifestare il loro dissenso; altri, come Michela Murgia, hanno deciso che la propria presenza sarebbe stata ancora più necessaria come presidio di fronte alla, seppur minima, occupazione di uno spazio democratico. Alla fine lo spazio alla casa editrice è stato revocato, principalmente per la minaccia di boicottaggio dell’evento da parte del Museo di Auschwitz – Birkenau, per voce dei superstiti all’Olocausto invitati per una lectio magistralis.

È stato però evidente il generale smarrimento da cui è stato colto il  mondo culturale – che mai si sarebbe aspettato di dover far fronte a una tale decisione del Comitato di Indirizzo del Salone Internazionale del Libro – da cui sono scaturite reazioni sparse e tra loro non coordinate, che hanno subito, tra l’altro il condizionamento di trovarsi a ridosso dell’inaugurazione. Su una cosa si sono trovati tutti d’accordo: in un paese democratico, così come in un salone letterario, non si dovrebbe mai essere messi, da parte di chi ne ha la responsabilità, nella condizione di dover decidere se condividere o meno lo spazio con chi si dichiara fascista.

All’ ARF! Festival dunque c’è stata occasione per alcuni dei protagonisti di quella vicenda e altri autori che hanno avuto a che fare con episodi analoghi, di confrontarsi su quei concitati giorni e, a freddo, individuare una comune resistenza perché ciò non si verifichi di nuovo.

Moderati da Adriano Ercolani, erano presenti i già citati Michela Murgia e Zerocalcare, Maura Gancitano dell’Associazione Tlon, Daniele Fabbri, autore del fumetto  “Quando c’era Lvi”, edito da Shockdom, Alessio Spataro, fumettista e autore spesso impegnato nella satira, in particolare contro le destre estreme o sedicenti moderate, Massimiliano Clemente, editore di Tunuè e infine, con un video messaggio, Marco Rizzo, autore (con Lelio Bonaccorso) della graphic novel “Salvezza” (Feltrinelli Comics) sul preziosissimo lavoro delle Ong nel Mediterraneo e con un lavoro in uscita su Riace.

É proprio Rizzo a cominciare.Non potendo essere presente, il dibattito ha preso le mosse dal suo videomessaggio, in cui, ribadendo che sotto diverse forme, ognuna legittima, si sta combattendo insieme la stessa lotta contro chi è antidemocratico, ha concluso auspicando la creazione di un manifesto o di un collettivo che promuova una maniera, in cui ognuno possa ritrovarsi, per ribadire che “no pasaran”.

Ha poi preso la parola Maura Gancitano, filosofa e co-fondatrice, insieme ad Andrea Colamedici, del progetto Tlon, affrontando il tema della differenza tra strategia comunicativa e opposizione politica. Lo scorso agosto, a seguito della pubblicazione di un video in cui avvisava sull’importanza di non permettere che di fronte a tragedie, quali il crollo del ponte Morandi a Genova, i protagonisti social diventino i lanciatori seriali di tweet, Maura Gancitano non è stata risparmiata dalla ormai consueta tendenza alla polarizzazione del dibattito da parte degli utenti, che hanno svilito le sue parole sino a ridurle ad un banale “se contesti Salvini, gli dai visibilità”.

Chiaramente non era questo il senso delle affermazioni dell’autrice del video, che è tornata sul tema, spiegando come le logiche della comunicazione non debbano entrare nelle contestazioni: indignarsi per le azioni commesse da alcuni soggetti ha un costo in termini di pubblicità che viene fatta agli stessi, ma ciò non significa che si debbano ignorare tali azioni e che non ci si debba opporre.

Il microfono è passato poi a Daniele Fabbri, che con sguardo ottimista ha sottolineato che  per lo meno oggi i fascisti vengono definiti tali anche dai media generalisti – in passato spesso prodighi di perifrasi e arzigogoli per evitare la “parola con la f” – ricordando che uno dei primi episodi recenti nei quali si è parlato anche sui giornali di “fascisti” in riferimento a Casapound fu quando costoro fecero un quanto mai grottesco “blitz” a base di Coca Cola a Romics, proprio contro lo stand Shockdom, editore di “Quando c’era Lvi” e fra l’altro fuori tempo massimo, dal momento che il fumetto era già andato totalmente esaurito. Fabbri, pur riconoscendo come la satira difficilmente possa far cadere i regimi, ha sottolineato come contribuisca a non farci abituare a cose schifose come il fascismo – più forte ma altrettanto calzante il termine ‘scatologico’ da lui utilizzato – e a farci vedere, anche quando sembra abbia ripreso potere, come il “re sia nudo” e, nelle sue pose arroganti, ridicolo.

Con il successivo intervento di Michela Murgia si è entrati nel vivo del principale dibattito sorto fra artisti e letterati antifascisti in relazione al Salone del Libro – quello dell’”esserci o non esserci”- ma anche del senso dell’incontro stesso, già toccato anche da Rizzo, ovvero che non si andasse via dalla Pelanda senza un tangibile proposito, da estendere anche agli assenti, di trovare una linea comune per far fronte a, prevedibili, future provocazioni.

É stato evidente infatti, come ha ricordato Murgia, che lo “spiazzamento” e le diverse modalità di dissenso abbiano favorito le argomentazioni pretestuose dei critici, oltre che spiacevoli conferimenti di “patentini di antifascismo” a questo o quello schieramento, a seconda di convenienza e vanità; il tutto mentre in Italia imperversa un degrado che, a partire dallo sdoganamento di ideali condannati dalla storia all’interno di spazi sociali e culturali, reali o virtuali, sta spostando sempre più in là la linea fra umano e disumano, trovando il suo corrispettivo in una cronaca come quella recente delle periferie romane, Torre Maura e Casal Bruciato su tutte.

É infatti tutto molto interconnesso, ricorda Massimiliano Clemente, editore di una città, Latina, in cui sembrano riaffiorare, oggi più che nel recente passato, mai troppo sopiti fantasmi e slogan di tempi in cui la città era più giovane e aveva un altro nome.

Il tempo, scorso molto velocemente durante il dibattito ha fatto sì che gli interventi di Massimiliano Clemente, Zerocalcare e Alessio Spataro siano stati leggermente più brevi, seppur altrettanto incisivi. Il primo ha evidenziato come il mondo dell’editoria, messo di fronte alla realtà si sia accorto di dover rafforzare i propri anticorpi. La disponibilità al confronto con coloro i quali si dichiarano fascisti, viene usata da questi come un cavallo di Troia. Che fare, dunque? Da editore, Clemente coglie un aspetto fondamentale, la necessità che, a partire dai ragazzi, vengano forniti gli strumenti per decifrare il presente e non farsi risucchiare dalla becera propaganda politica. Dati statici alla mano – il 40% della popolazione legge un libro l’anno -, una delle principali emergenze appare questa, e un piano ventennale di alfabetizzazione alla lettura è una delle soluzioni imprescindibili.

Zerocalcare ha parlato del lato più personale della sua reazione ai fatti di Torino e di come la presenza di determinati soggetti fosse inaccettabile per chi come lui li ha dovuti fronteggiare tutta la vita – e in situazioni decisamente più pericolose – a Rebibbia, un quartiere come altri a Roma dove le incursioni di neofascisti avvengono più spesso di quanto si sospetti e non fanno notizia quanto dovrebbero.

In chiusura del dibattito l’intervento  divertente, seppur illuminante, di Alessio Spataro, che ha mostrato una presentazione in power point, per sua stessa ammissione volutamente brutta come l’argomento da trattare: la tendenza dei gruppi neofascisti a “ripulirsi”, trovare nuovi nomi e simboli, per proporsi come soggetti politici credibili e accettabili. Numerosi gli esempi in Europa – in molti alle recenti elezioni Europee a formare lo schieramento cosiddetto “sovranista” – ed evidenti quelli Italiani. Spataro con ironia ha inoltre ricordato come il libro che la casa editrice vicina a Casapound avrebbe dovuto presentare a Torino sia l’ultimo di una serie di “flirt” fra il movimento politico e l’attuale Ministro degli Interni.

Le scelte compiute ogni giorno come autori, editori e lettori, incidono inevitabilmente sulla tenuta del tessuto sociale antifascista ,per questo, individuare una linea comune di antagonismo non può non essere una priorità.

La vicenda del Salone del Libro, seppur spiacevole, è stata l’occasione per indicare l’elefante nella stanza, come osservato da Ercolani. Il dibattito culturale che si è sviluppato attorno a questo episodio ha finalmente aperto gli occhi a molti sulla pervasiva e capillare presenza della ideologia fascista, che non ha mai smesso di insinuarsi subdolamente in ogni incauta apertura della parte dialettica e democratica della società.

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