Esemplare Svizzera

La visita a Expo durante i giorni iniziali dà un po’ il senso di un’Esposizione in progress con cantieri ancora attivi e padiglioni da terminare di allestire e organizzare a fronte di opere perfettamente completate e funzionanti a pieno regime e non solo per colpa delle singole nazioni, ma anche per quegli “incidenti giudiziari” che hanno bloccato e rallentato il percorso generale della manifestazione e che si auspica possano essere cancellati da un presente e un futuro adamantini. 

La passeggiata dal capolinea di Rho Fiera Expo della linea 1 della Metropolitana – “Rossa” come viene confidenzialmente chiamata – ai tornelli d’ingresso è lunghetta e così si rimpiangono le comodità delle grandi strutture fieristiche di Parigi, Basilea, Londra… raggiungibili con i mezzi pubblici che arrivano vicinissimi ai varchi e in posizione centrale rispetto ai padiglioni: elemento importantissimo e ineludibile forma di rispetto per chi poi all’interno della struttura dovrà camminare per ammirare, imparare, vedere…

Si sa che gli utenti sono i primi a sopportare i difetti e gli ultimi a goderne i frutti come nel caso delle nuove carrozze della medesima M1: belle, eleganti e con sedili di apparente levità, ma di una scomodità sconvolgente, un’occasione per fare esercizi di equilibrismo…

Tristi considerazioni a parte, la tratta della lunga passeggiata di training è comunque bella e di grande effetto anche perché man mano che ci si avvicina ai tornelli si intravvede la maestosità di alcune strutture.

Passati i controlli stile aereo – si raccomanda di non portare bottigliette d’acqua perché come negli aeroporti non sono ammesse (possono essere acquistate in Expo a un costo medio di € 1.50) – ecco finalmente il viale centrale che a un primo colpo d’occhio colpisce per vari padiglioni caratterizzati da architetture moderne, alcune veramente affascinanti: si ha l’impressione di essere in una città a parte cresciuta in una zona ricca di reti stradali e ferroviarie che ne accentuano la sensazione di polis del futuro.

Si tratta di 110 ettari a forma di pesce la cui struttura urbanistica trae ispirazione dal castrum romano con un Decumano (est-ovest) di un chilometro e mezzo su cui si affacciano i padiglioni delle Nazioni straniere e un Cardo (nord-sud) in cui predomina la nostra Penisola con l’imponente Padiglione Italia.

Non sempre tuttavia la magniloquenza esteriore è garanzia di contenuti come si è notato in alcuni Padiglioni che, pur spettacolari e affascinanti, all’interno amplificano immagini, senz’altro belle e a volte anche interessanti, alle quali, però, si è più che abituati e che si possono vedere stando comodamente seduti a casa propria con più tranquillità e senza lo stressdelle file.

Quello che può costituire elemento di fascino e attrazione in un’Esposizione Universale di questa portata non è più la presentazione di prodotti ormai facilmente conoscibili grazie alla globalizzazione – che è riuscita anche ad annullarne la stagionalità – quanto la capacità di proporre messaggi e filosofie in modo nuovo nel rispetto della tematica di base dell’edizione 2015: Nutrire il Pianeta. Energie per la Vita declinata in cinque percorsi.

Al riguardo risulta assai intrigante e curioso l’interrogativo Ce n’è per tutti? scritto in corsivo sulla parete della facciata del Padiglione della Svizzera (4.433 m²) costituito da quattro torri rigorosamente essenziali nello stile – che terminata la manifestazione saranno riutilizzate come serre urbane in alcune città elvetiche permettendo il recupero del 75% del materiale usato – stracolme ognuna di uno dei quattro elementi fondamentali dell’alimentazione elvetica: acqua, sale, rondelle di mele essiccate di diverse qualità e caffè (quest’ultimo la voce più importante delle esportazioni svizzere).

Il visitatore accompagnato in ascensore all’ultimo piano è invitato a servirsi della quantità che desidera riflettendo sul fatto che, se eccede, chi arriverà fra qualche mese rischierà di non trovare più nulla in quanto le scorte non verranno reintegrate. Un modo esemplare, intelligente e divertente per fare riflettere sulla disponibilità non illimitata degli alimenti e sulla responsabilità di ciascuno nei confronti degli altri attraverso un consumo oculato ed educato.

Così coniugando puntualità (il padiglione è stato uno dei primi a essere terminato), innovazione e tradizione (ricordata anche dal legno delle rampe di accesso e dai tetti che echeggiano i tradizionali paesini svizzeri), ciascuno può meditare attraverso questo intrigante gioco sul proprio comportamento e poi visitare al pianterreno le esposizioni sulle città inaugurata dalla vivace Basilea – capitale culturale, con ben 40 musei, cui si dedicherà uno spazio approfondito per le sue infinite peculiarità – che in un’ideale staffetta a metà giugno passerà il testimone a Zurigo. 

Così i 4.433 m² si dilatano nell’immaginario di ciascuno fino a diventare i 40.000 km² dell’intero territorio elvetico sognando di percorrere – anche a tappe – il Grand Tour of Switzerland, l’ultima proposta per ammirare il meglio di questa terra, rispettata e salvaguardata, attraverso un percorso di 1.600 km, la Route 66, dotato di una segnaletica color marrone (che sarà completata entro fine 2016), identificabile sulla nuova carta stradale (in collaborazione con Hallwag) o consultabile e scaricabile dal sito (Svizzera.it/grandtour).

In antitesi alla filosofia del viaggio in treno (giustamente prediletto e consigliato per rapidità, puntualità e confort) questa volta si esorta all’uso della macchina – anche se volendo è indicato un percorso su rotaie – in quanto il tragitto si sviluppa per lo più su strade secondarie dai panorami mozzafiato come La Tremola, antica (risale a inizio ‘900 e sul versante ticinese è ancora lastricata con ciottoli in granito) strada di valico del Passo del San Gottardo, il Passo della Furka e altre amenità del genere.

Basta sapere sognare a occhi aperti… in attesa delle gioie del vero viaggio!

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