Fino al 10 dicembre al Off OFF Theatre, Melania Giglio veste i panni e la voce della celebre cantante francese icona senza tempo nello spettacolo ÉDITH PIAF – L’USIGNOLO NON CANTA PIÙ.
Parigi – 1960. Nell’appartamento di Édith Piaf si presenta Bruno Coquatrix, impresario dell’Olympia e vecchio amico della cantante. Édith lo riceve in vestaglia, corrotta dall’alcol, degente dopo l’ennesimo ricovero per coma epatico, minata dall’artrite reumatoide e dalla solitudine. I due amici cominciano così a ricordare gli eventi che li hanno visti protagonisti e soprattutto ripercorrono, fra canzoni e bicchieri di vino rosso, le tappe più importanti della vita e della carriera della Piaf. Di umili origini, figlia di un circense e di una cantante di strada, Édith Giovanna Gassion si procurerà il nome d’arte di Piaf per la sua figura minuta (Piaf nell’argot parigino significa ‘passerotto’). Scopre in tenerissima età la passione per il canto e il suo straordinario talento. Dalla strada ai primi grandi successi fino alla consacrazione di uno dei suoi testi più leggendari, La Vie En Rose, che diventa il simbolo della liberazione francese dall’occupazione tedesca nel 1945. Le più celebri canzoni come “Milord”, “Bravo pour le clown” e “L’accordèoniste” scandiscono gli incontri della Piaf con altri celebri personaggi del suo tempo, da Yves Montand a Marlene Dietrich, il suo arrivo negli States e infine il suo tragico amore per Marcel Cerdan, il campione del mondo di pugilato deceduto in un incidente aereo, un lutto dal quale non si riprenderà. Bruno però non è andato a casa dell’artista per una semplice visita, vuole che lei torni a cantare all’Olympia. Édith rifiuta. I dolori della vita, le malattie, le dipendenze e i lutti l’hanno trasformata: dolorante nel corpo, ha perso quasi tutti i capelli e si è ritirata dalle scene, recludendosi nella casa che lei stessa definisce il suo sepolcro. Ma Bruno ha con sé una canzone con la quale vuole convincerla a ritornare a cantare: Non, Je Ne Regrette Rien. La donna, dopo il primo categorico rifiuto, ascolta il testo nel quale si riconosce a tal punto che decide di mettere da parte le sue paure e di esibirsi nuovamente.
La drammaturgia è sopraffina. Ricca di particolari biografici, di sfumature, riesce a ricostruire non solo la carriera di Édith Piaf, ma mette in luce anche la donna nella vita privata. Questo testo è fatto da ingredienti vincenti: comicità e malinconia, vita e sentimento.
Melania Giglio è straordinaria e regala un’incredibile interpretazione. Si denota un’accurata ricerca ed un approfondito studio del personaggio che si manifestano nelle mani contratte, nei movimenti bizzarri caratteristici dell’artista e nella voce, una mirabile parlata non solo con l’accento francese, ma con vere e proprie battute in lingua, che la Giglio sfuma dai toni alti ai piccoli squittii delicati provocando l’ilarità nel pubblico. E poi il canto, impareggiabile. Una voce potentissima e personale, che intona le difficili note dell’originale Piaf in modo divino e completamente dal vivo.Martino Duane interpreta Bruno Coquatrix e grazie alla sua grande padronanza di scena e alla sua esperienza teatrale consolidata, apporta un forte carattere al personaggio. Recita in modo puntuale spicca facendo diventare Bruno una presenza scenica a tutto tondo.
La regia di Daniele Salvo è presente, sorprendente e dettagliata, quasi cinematografica, grazie alle trovate sceniche quali i teli che coprono il mobilio del salottino della Piaf che scompaiono nel buio dello sfondo come fossero portati via dal vento, oppure lo specchio che, scendendo dall’alto e riflettendo la schiena di Édith-Melania, trasforma tutta la scena e ci proietta dall’appartamento di Piaf all’Olympia de Paris. Le luci sono un’armonia che mette in risalto la recitazione, grazie all’illuminazione tenue che accompagna i movimenti.
La scenografia è deliziosa e accurata, il mobilio d’epoca nero e con le imbottiture arabescate in color tortora, si fonde con lo spirito stesso della drammaturgia incorniciando nobilmente la messa in scena. Bellissimi i particolari degli oggetti, come il grande orologio a muro senza lancette, che racchiude in sé l’assenza di tempo nella vita della cantautrice reclusa in casa. Anche i costumi mantengono alta la qualità dello spettacolo. Gli abiti di Duane sono eleganti e di stile, mentre la Giglio passa da una grossolana vestaglia rosa all’immancabile tubino nero, la rivoluzionaria ed eternale creazione di Coco Chanel (contemporanea di Édith Piaf) che realizzando La Petite Robe Noire reinventò la figura delle donne nella moda femminile, cambiandola per sempre. La cantante francese adottò questo abito e lo fece diventare un suo segno di distinzione, una sorta di divisa che amerà per tutta la vita e che indosserà sempre. Molto accurati sono il trucco di Francesco Biagetti e le parrucche che trasformano la Giglio in una realistica Piaf.
Questo spettacolo è una riuscita sinfonia grazie alle intramontabili canzoni dell’usignolo di Francia, ad una regia di qualità e alla presenza scenica davvero d’impatto dei due personaggi. Grande merito della voce di Melania Giglio, che incarna questa donna che ha segnato lo scenario musicale francese dello scorso secolo, la cui storia di riscatto e di disgrazie è stata alleviata dallo straordinario successo che ha riscosso. Quell’ugola insanguinata di passerotto che ha fatto innamorare intere generazione anche oltre i confini europei, una donna tanto minuta e dannata, quanto vocalmente gigantesca ed osannata dal pubblico. Édith Piaf, La Chanteuse Réaliste, è il simbolo di un’intera epoca francese in cui le donne cominciavano ad appropriarsi della propria vita professionale, ma che privatamente ha subito lutti e abbandoni che l’hanno segnata nello spirito e nel corpo.
La costante ricerca dell’amore l’ha spinta a vivere un’esistenza straordinaria e la sua voce, la passione per la musica l’hanno sostenuta fino alla fine. Tutto questo viene egregiamente raccontato in questa pièce delicata, che non si limita a narrare la biografia della cantautrice, ma la trasporta sulla scena in modo realistico e appassionante.
Info
ÉDITH PIAF – L’USIGNOLO NON CANTA PIÙ
OFF/OFF THEATRE dal 28/11/2017 al 10/12/2017
Autrice: Melania Giglio
Interpreti: Melania Giglio e Martino Duane
Regia: Daniele Salvo
Scene: Fabiana Di Marco
Costumi: Giovanni Ciacci
Assistente alla regia: Luigi Di Raimo
Assistente volontario: Alessandro Guerra
Aiuto scenografo: Giovanna Stinga
Assistente costumi: Piera Mura
Tecnicno audio e luci: Alessandro Borsatti
Sartoria: D’Inzillo Sweet Mode
Parrucche: Rocchetti&Rocchetti s.r.l.
Foto di scena: Simone Ciampi
Trucco: Francesco Biagetti
Progetto grafico: Mario Toccafondi.com
Organizzazione Roberto Morra
Distribuzione: Bis Tremila s.r.l.