DIECI STORIE PROPRIO COSÀŒ. ATTO TERZO@ TEATRO INDIA: perchÀ© il teatro può essere ancora strumento civile

Dal 21 al 29 marzo si è svolto al Teatro India “Un’altra storia. Festival dell’impegno civile”, che ha visto succedersi laboratori, dibattiti, mostre che hanno messo al centro dell’attenzione la lotta alla criminalità organizzata. Fulcro del festival è lo spettacolo “DIECI STORIE PROPRIO COSÌ. ATTO TERZO", progetto ormai di lunga durata con cui si racconta l’Italia che ogni giorno sceglie di emergere dal mondo di mezzo e cercare nuove strade per il vivere civile.

Per la Rassegna Teatro di Roma per la Legalità abbiamo visto anche SANGUE NOSTRO e PASOLINI LA VERITà.

Il palco del Teatro India è spoglio: ci sono solo un tavolo e sei sedie a occupare lo spazio. Questa asciuttezza ci fa subito capire che “Dieci storie” è uno spettacolo dove è importante, anzi fondamentale, la parola. Ed è a tutti gli effetti così.

“Dieci storie” si pone il compito di narrare in modo essenziale verità importanti di questo nostro Paese che ancora lotta ogni giorno contro le mafie. E lo fa attraverso esempi: uomini, donne, collettivi e associazioni che decidono di ribellarsi alle logiche del clientelismo e della mercificazione delle istituzioni. A volte lo fanno perché sono essi stessi uomini delle istituzioni, come il giudice Bruno Caccia o il sindaco Gabriella Augusta Maria Leone, a volte perché è il loro mestiere, come i giornalisti Giovanni Tizian e Federica Angeli,a volte per semplice curiosità, per semplice sfrontatezza giovanile come nel caso di Cortocircuito, una associazione di studenti universitari che nel 2009 scopre a Reggio Emilia uno strano legame fra una discoteca molto famosa del territorio e alcuni nomi della criminalità organizzata. Da lì avvia reportage, inchieste e organizza il primo convegno sulla presenza delle mafie nel nord Italia.

Sul palco scorrono dieci flash, dieci piccoli momenti di storie ben più complesse, introdotte da un titolo proiettato sullo schermo/fondale. Questa velocità permette una fruizione molto chiara dei racconti, un ritmo alto e compenetrato, supportato pienamente dagli attori in scena che, oltre al loro talento, mettono in campo la loro adesione personale a questo progetto, dimostrata dalla tensione e dalla presenza totale con cui sono e partecipano sulla scena. A sostenerli anche i due bravi musicisti che accompagnano lo spettacolo dall’inizio alla fine.

La regia è asciutta come il racconto e con pochi elementi e accorgimenti scenici, come l’uso parsimonioso delle luci – assolutamente perfetto per il taglio quasi giornalistico della messa in scena – , crea una sinergia fra il palco e il pubblico immediata.

La cosa da apprezzare è soprattutto l’assenza di ogni dettaglio sentimentale, l’allontanamento da ogni epicità di una lotta che coinvolge i cittadini onesti di questo Paese, dal nord al sud senza distinzione.
Evitare il patetismo e l’eroismo rende ancora più chiaro il messaggio dello spettacolo: combattere le mafie è una questione di scelta e la scelta è quotidiana e si lega alla necessità di ri–creare un senso civile in questo Paese, di ri–formulare un uso e un vivere degli spazi comuni, di ri–trovare la voglia di stare insieme attraverso strumenti semplici come la musica o la scrittura.
Ecco che allora il progetto “Dieci storie proprio così” di Emanuela Giordano e Giulia Minoli che, ricordiamo, nasce nel 2012 e gira da allora nei teatri di tutta Italia, informando con semplicità e affidandosi alla potenza delle storie raccontate, si presta oggi a parlare meglio di tanti altri mezzi allo spettatore.

In un’epoca dove tutto è urlato o pianto, dove l’eccesso è la regola e dove il silenzio è pericoloso perché implica una riflessione e una presa di coscienza, questo progetto così cristallino e spiazzante nella sua semplicità ha la capacità di risvegliare la volontà di conoscere, informarsi, cercare altre storie e condividerle perché, come diceva Giovanni Falcone, “gli uomini passano, le idee restano … e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.

E così è: queste dieci storie sono oggi un patrimonio di conoscenza per chi ha assistito allo spettacolo e camminano accanto a ognuno di noi, ricordandoci il grande potere che il teatro ha di essere strumento civile e politico, nel suo più alto significato.

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