Colore e movimento: arte e teatro nelle fotografie di Tommaso Le Pera

Nel tardo e piovigginoso pomeriggio dello scorso 24 settembre, nella variegata cornice mondana in cui spiccano alcuni volti noti del teatro italiano – Lina Sastri, Serena Autieri, Massimo d’Apporto, Giancarlo Sepe, tra gli altri – è stata inaugurata all’interno della sala espositiva del Palazzo dell’Informazione di piazza Mastai, nel quartiere Trastevere di Roma, la mostra “Colore e movimento” di Tommaso Le Pera. Una selezione di 23 fotografie scattate nel corso dell’ultimo trentennio da una figura oramai unanimemente riconosciuta, non solo nel nostro paese, come il fotografo di scena, e che proprio in questi giorni ha ricevuto il Premio Speciale Persefone-Carmelo Rocca 201 per "l'importante contributo al Teatro Italiano".

Iniziando nel Folkstudio di via Garibaldi e nelle cantine dell’Avanguardia Teatrale romana degli anni Sessanta, per approdare alle locandine dell’Eliseo e al teatro dei De Filippo, Albertazzi, Melato, Gassman, tra i moltissimi, e senza peraltro mai abbandonare il teatro “off”, Le Pera ha dato vita, con gli oltre 4mila spettacoli seguiti, al più grande archivio del teatro italiano, ma soprattutto ha impresso una svolta decisiva e duratura alle fotografie di scena, scegliendo di catturarle nel corso degli spettacoli, senza interrompere la recitazione e fermare il movimento degli attori.

La galleria di immagini proposta per AdnKronos mette in evidenza la peculiarità del lavoro di Tommaso Le Pera nei suoi esiti più innovativi e fuori dai canoni dalla foto di teatro. Qui non ci troviamo di fronte ai classici scatti da locandina, con immagini nitide, soggetti ben illuminati e posizionati nello sfondo secondo precise indicazioni di regia. Al contrario, le fotografie appaiono “sporche”: mosse, sature di colore, con soggetti posti in controluce o sfocati, ma è proprio in questo modo che riusciamo a cogliere la ricerca personale dell’artista all’interno di un lavoro destinato a un committente che richiede immagini regolari.

Ne risulta una sequenza di raffigurazioni del teatro, classico e contemporaneo, come d’un teatro d’ombre, nel quale del soggetto non rimane che la silhouette, l’essenziale espresso dal profilo (bellissima l’immagine tratta da Sogno ma forse no, di Pirandello), un teatro quasi espressionista (come Favole II, tratta dallo spettacolo di Giancarlo Sepe), mentre, laddove prevalgono, i blu e i rossi trasformano la rappresentazione teatrale in tele di arte impressionista o astratta (si pensi, ad esempio, a Dream o Past Eve Adam’s II). Su tutto, domina il movimento – il gesto, la parola pronunciata, l’espressione dell’attore – che viene fissato sulla pellicola a dispetto della natura fugace dell’arte drammatica che, per quanto si possa ripetere quasi identica a ogni replica, scompare nel suo stesso compiersi.

Sembra risolversi in questo modo l’apparente contraddizione tra la natura sperimentale delle immagini e le parole del fotografo, secondo il quale nei suoi scatti non c’è altro che il teatro, e quello che accade sul palcoscenico, lasciando intendere che non ci sia mai stata, da parte sua, nessuna intenzione di usare il teatro per proporre una personale interpretazione della soggettività contemporanea: che non sia in questa ricerca di conservare la fugacità del movimento e delle parole, la poesia e l’arte di Tommaso Le Pera?

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF