Giovedì 23 luglio alle 21:30 la XXVII edizione del Civita festival a Civita Castellana si è conclusa con un omaggio speciale di Ennio Fantastichini a Pierpaolo Pasolini sulle note di J. S. Bach, nella bellissima cornice del Forte Sangallo.
Scelto per l'occasione dal direttore del Civitafestival Fabio Galadini, ideato e prodotto da Valentino Corvino e accompagnato dai bravissimi giovani musicisti dell'orchestra sinfonica di Fondi, lo spettacolo “TRA LA CARNE E IL CIELO” ha offerto una straordinaria chiave di lettura per la comprensione dell'opera del regista di “Salò”, “Uccellacci e uccellini” e “Medea”, ovvero la musica di Bach come colonna sonora dei suoi film e della sua vita.
A 40 anni dalla sua scomparsa sono stati citati estratti dai “Quaderni rossi”, “Vita attraverso le lettere”, la sceneggiatura dell' “Accattone” e dalla toccante intervista concessa a Furio Colombo poche ore prima di morire. Alle letture si sono alternate le musiche di Bach sullo sfondo delle immagini di alcuni tra i set più famosi del regista di Casarsa.
La voce teatrale di Fantastichini ha dato vita ad un Pasolini sconosciuto e suggestivo. Interessantissime le lettere e le pagine di diario che riguardavano il rapporto tra Pasolini e Pina Kalc, la violinista slovena conosciuta durante il periodo della chiamata alle armi nel 1943, essendo entrambi rifugiati a Casarsa della Delizia in Friuli, il paese natio della madre di Pasolini. Pagine che parlano dell'amore che la Kalc aveva fatto nascere in lui per le musiche di Bach e in particolare per le “Sei sonate per violino solo” che lei gli suonava abitualmente, una musica per lui così importante da diventare una certezza, un punto di riferimento saldo che rendesse autentica la propria vita.
Le parole chiave vengono dal personale studio che Pasolini aveva intrapreso sul “Siciliano” di Bach, il pezzo in cui si realizzava quella “lotta, cantata infinitamente, tra la Carne e il Cielo, tra alcune note basse, velate, calde e alcune note acutissime, terse, astratte…" che poi è la lotta protagonista anche dei suoi film, una lotta di amore sacro e profano, nella quale egli racconta “come parteggiavo per la carne”. Egli si struggeva tanto, riusciva ad adattare quella musica al suo vissuto professionale e sentimentale.
Pochi intuiscono, nella musica del Kappelmeister, oltre al sentimento del sacro, l'intrinseca presenza della passione più umana e profana, l'armoniosa convivenza di queste due fiamme, la scintilla che è la matrice di quella strana, spaventosa e sublime ambiguità dell'essere umano; eppure Pierpaolo Pasolini ha riconosciuto in essa una grandezza che era riuscito a riproporre nei suoi film, e lo spettacolo evocato da Ennio Fantastichini mirava a quella grandezza.