CHOICES, quando le mani raccontano le scelte della vita

Sono le mani le protagoniste di “Choices”, lo spettacolo nato da un’idea di Giulia Menegatti che debutterà in prima assoluta, all’interno del Festival internazionale “Incanti”, domenica 11 ottobre alla Casa Teatro Ragazzi di Torino. Un progetto, realizzato grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo nell'ambito di “Scene allo sBando” e portato avanti dall’associazione culturale Pesci Volanti, che è partito dall’idea che proprio le mani nascondano il destino delle persone. Da questa considerazione è scaturito un lavoro che si è sviluppato inizialmente con una ricerca effettuata attraverso il web su quali siano le decisioni importanti della vita, per concretizzarsi poi come testo teatrale. Interprete della messa in scena è la stessa Giulia Menegatti che ne ha curato anche la regia e l’allestimento insieme con Silvia Casarone, mentre la drammaturgia è di Pier Franco Brandimarte.

Come avete sviluppato questa idea?
“Cercando di raccogliere storie e confidenze direttamente dalle persone. Per far questo abbiamo utilizzato la rete chiedendo, a chi ne avesse voglia, di raccontarci un pezzettino della propria esistenza sulle scelte importanti che si sono trovati a fare”.

Avete chiesto non solo di raccontare delle storie, ma anche di fotografare le mani. Perché proprio le mani?
“Abbiamo pensato alle mani perché ci piaceva il fatto che nascondessero un po’ il destino che ci portiamo dietro. Abbiamo quindi lanciato una sorta di “tam-tam” e in tanti ci hanno risposto inviandoci, oltre ai loro racconti, anche gli scatti delle mani che abbiamo messo sul nostro sito (www.progettochoices.it) suddividendoli in diverse categorie: linea del cuore, della testa e della vita”.

Che storie avete raccolto?
“Di tutti i tipi. Dalle più difficili come quella di un ragazzo che sceglie di dire la verità e confessare a suo padre di essere omossessuale. O come quella di una ragazza che, dopo aver trascorso molto tempo in ospedale per un grave problema di salute, aveva inizialmente pensato di lasciarsi andare per poi cambiare idea. Ci sono altresì quelle più allegre di persone che decidono di girare il mondo per scoprire la loro attitudine e i grandi classici quali le decisioni che riguardano l’amore e il lavoro. Tutte queste scelte sono confluite nella drammaturgia dello spettacolo”.

Che messa in scena sarà “Choices”?
“Sarà uno spettacolo ibrido, misto, in cui si fondono differenti linguaggi come il teatro d’oggetti e performance fisiche. Ci saranno le mani, ma anche tanto utilizzo del corpo, soprattutto la relazione tra un’attrice in scena, le sue mani e i racconti che ci sono arrivati. Sarà presente un doppio livello di narrazione: una voce registrata cercherà di condividere delle riflessioni su quello che vuol dire scegliere e ci saranno le piccole storie che abbiamo raccolto”.

Cosa accadrà sulla scena?
“Gli spettatori si troveranno di fronte a una sorta di gioco nel quale performance, teatro d’azione e teatro visivo si mescoleranno. In alcuni momenti dei semplici oggetti come i guanti diventeranno un mazzo di fiori o delle persone da muovere. In altri, le mani si trasformeranno in un genitore e un figlio che si confrontano sui vari aspetti della vita. Altri ancora saranno più fisici con le mani utilizzate come strumenti per fare delle cose. Abbiamo deciso di mescolare questi livelli per dare varietà, per far vedere al pubblico che si può raccontare una storia con le mani ma anche con tutto il resto. Fondamentale è la scenografia, una struttura bianca che è quasi un muro, è composta da vuoti e pieni e divide il palco dalla platea. Così come importante è la musica che è varia e spazia dall’elettronica al folk”.

Cosa le piacerebbe che il pubblico portasse a casa?
“Una domanda rivolta a loro stessi: “Io che cosa ho scelto nella vita? Se ci fosse stata la mia storia in scena, quale sarebbe?”. Mi piacerebbe lasciare nelle persone un interrogativo, oltre alla sensazione di aver visto dei pezzettini di vita vissuta. E ovviamente regalare un po’ di poesia”.

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