CECITA’ di di JosÀ© Saramago @ La Feltrinelli: un percorso nell'egoismo umano

“La cecità stava dilagando, non come una marea repentina che tutto inondasse e spingesse avanti, ma come un’infiltrazione insidiosa di mille e uno rigagnoli inquietanti che, dopo aver inzuppato lentamente la terra, all’improvviso la sommergono completamente.

CECITA’ è uno dei romanzi di maggior successo dello scrittore, giornalista e premio Nobel per la letteratura (1998) José Saramago, le cui opere sono edite Feltrinelli. Esiste un sequel, “SAGGIO SULLA LUCIDITA’” in cui compaiono i protagonisti del primo libro e che abbiamo recensito con Luca Bonfanti e che abbiamo recentemente ritrovato in una trasposizione teatrale al DOIT FESTIVAL (vista da Antonio Mazzuca).

Indice:

 

La trama di CECITA’ di SARAMAGO

COSA SUCCEDE IN CECITA’ DI SARAMAGO?

In una città senza nome, durante un tempo che sembra essere quello a noi contemporaneo, un uomo perde improvvisamente la vista.

Questo è l’incipit di “Cecità”: in medias res, coinciso e senza particolare enfasi. L’ignaro lettore viene già dalle primissime pagine catapultato all’interno di una storia che non gli appartiene e che probabilmente lo mette a disagio.

Cosa avremmo fatto al suo posto? Che sensazioni avremmo provato? E’ fastidioso doversi immedesimare nelle vicende del povero uomo cieco di cui non si conosce nulla e già qui Saramago ci mette di fronte a quell’egoismo su cui si sostiene l’intero romanzo: non si può empatizzare con il malcapitato sconosciuto perché quello che gli accade è quanto più lontano da ciò che vorremmo accadesse a noi.

E qualora i più temerari fossero così audaci da volerle comunque provare, quelle sensazioni, Saramago nuovamente prende in mano le redini della situazione, distogliendo la nostra attenzione dal singolo individuo e trasformando quella della cecità in una malattia di carattere epidemico che nel giro poche pagine infetta tutta la città.

Nel mondo di ciechi in cui ci ritroviamo solo una donna rimane con il dono della vista e sarà proprio lei il Virgilio che ci descriverà l’oscuro e improvvisamente distopico mondo del quale la crudeltà e la selezione naturale sono i custodi.

Lo stile di SARAMAGO in CECITA’

IL LINGUAGGIO DI SARAMAGO E’ UNO DEI MOTIVI PER CUI BISOGNA LEGGERE QUESTO LIBRO

Sarò diretto: Saramago scrive in maniera magistrale, e da un Nobel per la letteratura non ci si può aspettare altrimenti.
Leggere questo autore è una vera sfida per il cervello: periodi altamente complessi e dal marcato accento ipotattico in cui le subordinate si accavallano le une sulle altre creando discorsi di un’intensità altissima e con un elevatissimo coefficiente di difficoltà di comprensione.
Il lessico è fortemente ricercato e i più inesperti potrebbero aver bisogno di un dizionario per affrontare i passaggi più ostili ma il culmine della complessità si raggiunge nel momento in cui i personaggi interagiscono tra di loro: sì, perché Saramago non gradisce particolarmente l’utilizzo della punteggiatura di apertura dei discorsi diretti, motivo per cui organizzazione mentale e attenzione sono strumenti imprescindibili per arrivare alla fine di ogni capitolo.

Perché dunque decantare lo stile di un libro così complesso?
La bravura dell’autore risiede nella capacità di trascendere il semplice intento comunicativo: ogni pagina corrisponde ad una prosa intrigante in cui le parole aggiungono alla denotazione un aspetto fortemente connotativo volto a rendere poetiche le frasi di quest’opera.

In estrema sintesi, leggere Saramago non sarà una passeggiata ma il valore aggiunto al vostro bagaglio stilistico e lessicale una volta terminato un suo libro, sarà enorme.

CECITÀ: le tematiche

CECITA’: un libro che prende coscienza del carattere umano

Leggere “Cecità” significa addentrarsi in un percorso al termine del quale sta la consapevolezza dell’egoismo umano. E si badi bene che le azioni compiute dai protagonisti di questo romanzo sembrano di volta in volta essere dettate da semplici bisogni, primordiali e innocenti (nutrimento, sesso, defecazione). Il romanzo si pone di fatto in una dimensione dai tratti decisamente realistici e pessimistici: ciò che accade in “Cecità” è semplicemente ciò che deve accadere. Esistono degli uomini che si comportano meglio di altri di fronte ad una condizione di precarietà e emergenza ma questo ancora non basta per condannare chi decide di utilizzare la violenza e la prepotenza per sopravvivere. I “cattivi” esistono in questo libro e si macchiano di crimini deplorevoli ma la mancanza di vista che li accomuna agli oppressi gli permette di potersi continuamente appellare ad un istinto di sopravvivenza contorto e grottesco.

La condanna della malvagità

La penna dello scrittore condanna senza dubbio la malvagità ma non perde mai la lucidità di ammettere che quelle immonde azioni avverranno ancora, e ancora, e ancora. E in questa ottica è significativo il finale dell’opera in cui, proprio nel momento in cui ormai il mondo sembra essere perduto, la vista improvvisamente ritorna, quasi a ricordarci che l’indecenza delle nostre anime si nasconde dietro ad sottilissimo velo illusorio che sta lì, pronto a cadere da un momento all’altro.

La cecità è la metafora della perdita di pudore e conferisce ai personaggi quel senso di disinibizione che la vista condannerebbe (a tal proposito le scene all’interno dei bagni difficilmente scompariranno dalla vostra mente).

VITE PARALLELE: Pandemia lì pandemia qui, la profezia involontaria di Saramago

Mentre scriveva questo libro, Saramago era probabilmente convinto di realizzare un’opera di fantasia e nulla poteva fargli immaginare che di lì a qualche anno, le sue parole avrebbero assunto un sapore fortemente profetico.

“Andrà tutto bene” è stato il nostro mantra durante i mesi di lock-down e proprio mentre ci preparavamo ad una timida estate ci siamo guardati indietro e ci siamo resi conto che no, così bene non è proprio andata.

Così come i ciechi di Saramago, abbiamo passato interi mesi a cercare un colpevole dove non andava cercato e abbiamo sperimentato quel senso di diffidenza nei confronti di amici, conoscenti, in alcuni casi anche di famigliari. Perché così come nel libro chiunque può tradire un proprio compagno di disavventure, anche qui l’invisibilità del nemico che ci siamo trovati a combattere ha inevitabilmente minato il nostro senso di fiducia nei confronti del prossimo. Realtà e finzione si sono fuse e quell’egoismo testimoniato da Saramago si è naturalmente manifestato nei nostri atteggiamenti.

CECITA', un esperimento mentale

“Guerra è madre e padre di tutte le cose, di tutti i re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi”,

è così che Eraclito inquadra la capacità delle crisi di portare a galla la vera natura degli uomini e alla luce di questa riflessione “Cecità” si rivela essere un perfetto esperimento mentale: siamo la prova tangibile della genialità di Saramago che solo tramite la propria fantasia ha saputo descrivere una realtà ipotetica nella maniera più fedele alla verità possibile.

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF