Al Teatro Off Off martedì 26 e mercoledì 27 aprile a grande richiesta è tornato in scena CARTOLINE DA CASA MIA, un monologo vietato ai minori che affronta i problemi degli hikikomori. L’autoreclusione e la sottrazione alla vita pubblica e domestica sono l’atmosfera dentro la quale il protagonista già nudo, si denuda ulteriormente per narrare le sue fragilità e i suoi tormenti.
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Cartoline da casa mia: storia di un hikikomori

Il protagonista, Fosco, è un giovane uomo che si è ritirato volontariamente dentro la sua stanza. Non esce più e non ha più contatti con nessuno, neppure con i propri genitori. Autoreclusosi nella sua camera come in una cella, ha perfino praticato una feritoia nella parte bassa della porta, dalla quale la famiglia gli passa i pasti.
Un giovane completamente isolato, dal mondo e dal reale, che ha accumulato pensieri e ricordi di violenze e abusi, di separazioni e fallimenti. La mancata chiamata a una attesa risposta virile nella crescita, il continuo confronto con il padre, il legame troppo intimo con il fratello gemello. Sono questi gli elementi che hanno scordato la percezione del ragazzo e che lo hanno spinto all’isolamento.
Cartoline da casa mia. Recitare nell’invisibilità della scena
Bruno Petrosino porta in scena un ragazzo complesso e prismatico con una recitazione intensa e carica di pathos. Completamente nudo, spoglio di abiti perché sono assenti occhi che lo possano osservare, recita all’interno di una scena completamente vuota. L’unico elemento presente è un riquadro bianco che rappresenta il limite domestico (e geografico) del mondo di Fosco. Nessun oggetto. Tutto ciò che il protagonista raccoglie e maneggia, il cibo che mangia e l’acqua che beve, i giocattoli e le fotografie, sono tutti immaginari e appaiono straordinariamente esistenti grazie alla sospensione dell’incredulità che il giovane attore riesce ad offrire allo spettatore. Pulito, puntuale, coordinato con tempi tecnici di luci e musiche, il suo esercizio attoriale rivela il talento e la dedizione di Petrosino per l’arte scenica.
Cartoline da casa mia: UN MOnologo CHE SEGUE IL FLUSSO DI COSCIENZA
Attraversa una grande varietà di emozioni e scivola dall’una all’altra in modo sciolto, seguendo il flusso di coscienza di cui è fatto l’intero monologo interiore ed esteriore di questa drammaturgia.
La nudità scompare dopo pochi minuti dall’inizio della rappresentazione, svaniscono la curiosità per le geometrie intime dell’uomo, l’imbarazzo e il voyeurismo e si approda in una dimensione visiva più interiorizzata ed emozionale.
La mimica rapidissima sporca un po’ la precisione, ma è un puntiglio. Petrosino ha doti interpretative ammirevoli e sa narrare con voce, corpo, ma soprattutto con sentimento.
Cartoline da casa mia: i monologhi di chi smette di essere

Cartoline da casa mia è un testo notevole, dalla prosa ferrata e inizialmente circostanziale che va via via prendendo la strada della visceralità, svelando come dietro le scelte del protagonista ci siano traumi irrisolti ben più profondi di quanto non si possa pensare. Mascolinità tossica, omologazione, aderenza agli stereotipi, incesto e abusi sono i fondali fangosi del giovane protagonista che ha scelto di nascondersi al mondo per paura. Cartoline da casa mia è un viaggio statico da prigioniero, un turismo nei ricordi traumatici, nei rituali quotidiani scanditi all’interno di una scatola in muratura. Una drammaturgia che poteva approfondire maggiormente questo fenomeno arrivato anche da noi, ma che ha scelto (e forse a ragione) di utilizzare il diorama fantasma della stanza chiusa per avvicinare tutto il mondo ai tormenti e ai traumi del protagonista.
L’esclusione e il ritiro dalla scena pubblica come il non detto che vive dentro di noi; la nudità corporea da superare per immergersi nella realtà psicologica. Un’estetica del traumatico e del disagio che affascina e scuote allo stesso tempo.
Hikikomori: COS’è E COSA SIGNIFICA
Hikikomori (in giapponese vuole dire letteralmente “stare in disparte”) è un fenomeno sociale che vede il soggetto, in genere un adolescente o un giovane adulto, ritirarsi dalla società e sottrarsi alla vita pubblica e domestica, rinchiudendosi e non uscendo più dalla propria stanza.
Il fenomeno degli hikikomori non è una novità del nuovo millennio e conta anche nomi piuttosto importanti. Si potrebbe perfino dire che la prima donna hikikomori della storia sia la grande poetessa Emily Dickinson, che si autorecluse nella sua abitazione ad Amherst dal 1885 circa fino alla sua morte.
In genere è legato a individui agorafobici o con disturbi sociali. In Italia si è diffuso moltissimo al punto che è nata un’associazione che sensibilizza e informa sull’argomento e aiuta i ragazzi hikikomori e le loro famiglie (https://www.hikikomoriitalia.it/)
Visto il 26 aprile
In scena martedì 26 e mercoledì 27 aprile
Teatro Off Off
Cartoline da casa mia
Di Antonio Mocciola
Con Bruno Petrosino
Foto di Fulvio Bennati