A Teatri di Vita, venerdì 21 e sabato 22 ottobre è andato in scena: “Bubikopf- Tragedia comica per pupazzi”.
I puppets di Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino, coppia sul palco e nella vita, prendono vita sotto la regia del maestro australiano Neville Tranter, appassionano il pubblico affezionato di Teatri di Vita, ma lo lasciano con l’amaro in bocca.
A cura di Altea Bonatesta
Editing di Giuseppe Armillotta
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Bubikopf: Pupazzi, ingorghi e pensieri dei cinque minuti

È sabato, sono le 19 e vado in stazione per prendere il treno per Borgo Panigale, modo più veloce per raggiungere Teatri di Vita. Fuori casa, il rumore del clacson faceva eco nella testa che pensava fosse ordinaria amministrazione per un sabato sera quel caos e quegli ingorghi dappertutto, subito dopo l’illuminazione. Una marmaglia di gente stava accasciata per attendere la navetta per il concerto dei Backstreet Boys.
A bordo del treno, durante quei cinque minuti di viaggio, miei pensieri vanno a Bubikopf, e all’immagine di quanto sarebbe divertente vedere Bologna bloccata per colpa di uno spettacolo teatrale e non per un concerto, il buffo capovolgimento e la vittoria schiacciante del teatro sulla musica.
Tralasciando la batracomiomachia, a Teatri di Vita il pubblico sta ritardando proprio per via degli ingorghi, ma pian piano il foyer si popola e sulle bocche della gente si sente parlare del concerto, del traffico, del parcheggio e una questione sorge, prima di entrare, l’innocente domanda di un bambino: “Ma sono solo dei pupazzi? Come fanno a muoveri e parlare?”.
Mentre i pupazzi di Bubikopf stanno prendendo vita, i Backstreet Boys, dall’altra parte di Bologna, iniziano a cantare.
IL POLITHEATER: IL TEATRO D’OGGETTI IN ITALIA
Politheater (Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino), è nata nel 2005 a Città di Castello e specializzata in teatro di figura, un’arte che in Italia ha, purtroppo, poca visibilità. A guidarli in regia c’è Neville Tranter, maestro burattinaio australiano, fondatore a fine anni ’70 dello Stuffed Puppet Theatre.
In Bubikopf la cura per il dettaglio è maniacale, la precisione con la quale i due attori manipolano i pupazzi è clamorosa: sono talmente perfetti nei movimenti che sembrano quasi vivere. Ci sono ben otto pupazzi e un burattino manipolato da un burattino, trovata degna di nota, è il teatro nel teatro, difficile sul palco ma sempre di grande effetto.
Trenta ore di lavoro circa per la creazione di ogni ”stuffed puppet” e fa sorridere la traduzione in italiano di questi termini, “pupazzi ripieni”, sembra si possano mangiare.
Con il retaggio dei bunraku (burattini giapponesi manipolati da ben tre persone: una per le gambe, una per la sola mano sinistra, e una, per la testa e la mano destra) Silvia e Damiano manipolano i loro pupazzi e ne hanno in genere uno ciascuno, tenuto dalla testa e da un braccio, ma a volta ne manipolano anche due.
Perfetti e precisi anche nell’utilizzo delle voci: ogni pupazzo ha la propria e loro saltano dal tono di un personaggio all’altro con maestria e leggerezza.
Grazie all’utilizzo di brillantini, gli occhi dei pupazzi ci appaiono vivi: l’azzurro dell’iride enorme di Bubi, la protagonista, la fa apparire come una donna piena di sogni e speranze. Ogni pupazzo appare vivo e solcato dalle contraddizioni umane; questo anche grazie alla leggera e impercettibile asimmetria del volto, tecnica usata anche per la creazione delle maschere: l’occhio umano vede la verità di se stesso proprio nell’imperfezione.
Teatri di vita: “A morire per l’applauso di un pubblico di ubriaconi, è questo quello che vuoi, Bubi?”

“Bubikopf frisur”, italianizzato con “taglio a bob”, è il taglio di capelli che caratterizza gli anni 20′, gli anni del charleston e dei vestiti con le frangette: un’icona di stile fra tutte, Coco Chanel.
Bubi è la nostra protagonista: è una giovane donna, col sogno del mondo dello spettacolo, che viene presa sotto l’ala protettrice di Hullo e inizia a lavorare in un club privato, “Kabaret”. La pace è turbata dalla costante minaccia esterna dei cosiddetti Cani Sciolti. Molto promettente e talentuosa, Bubi si inimica fin da subito Susy, una delle soubrette del club che inizia a tramare contro di lei, cercando prima di corrompere il musicista della compagnia Richard, che scrive e compone le canzoni che loro canteranno, e poi intralciandole la strada quando un famoso regista nota Bubi e la vorrebbe contattare. Hullo, il buono e mite proprietario del locale, è come un papà che si prende cura di lei, ha sempre con sé, come grillo parlante, un burattino, che, come un fool shakesperiano, dice quello che pensa senza troppi peli sulla lingua.
La scenografia è composta da tre pannelli principali: uno centrale, con un sipario rosso da cabaret, e due laterali che vengono, in base alla scena, aperti e chiusi: si passa quindi con facilità dalle mura esterne del locale (che ricordano nell’immagine iniziale, insieme al rumore di spari, il Muro di Berlino) alle pareti interne del Kabaret, costellate da quadri di grandi icone di stile e attrici.
Bubikopf – Tragedia comica per pupazzi: Conclusioni
“Forse siamo nati in un tempo sbagliato. E con la vicina sbagliata”
Bubikopf
Nonostante l’alta presenza infantile, lo spettacolo viene etichettato come “spettacolo per adulti”, forse per la presenza di qualche parolaccia? Evitabile a dirla tutta.
Spettacolo molto interessante a livello tecnico: i due interpreti oserei dire, perfetti. La trama tuttavia, per quanto potenzialmente interessante come struttura, risulta non conclusa: lo spettacolo lascia con un senso di incompiutezza, con un dolceamaro in bocca. Che fine fa quindi Bubi? E la sua storia d’amore col giovane studente? Perché Susy rivela i suoi piani con così tanta facilità? Sembra che la parabola del viaggio dell’eroe sia stata sviluppata fino a metà, e poi conclusa con troppa velocità; si arriva al fine senza rendersi conto che è la fine.
Bubikopf – Tragedia comica per pupazzi
di Silvia Fancelli, Neville Tranter, Damiano A. Zigrinoregia di Neville Trantercon Silvia Fancelli, Damiano A. Zigrino
scenografia Jimmy Davies, Luca Giovagnoli
sound design Giacomo Calli
musiche Emanuele Frusi
audio e luci Giacomo Polverino
costumi Manuela Capaccioni
pupazzi Politheaterproduzione Politheater