Ceramiche, gioielli, monete, spade, miniature oltre tappeti tessuti e oggetti in avorio per la mostra “ARTE DELLA CIVILTÀ ISLAMICA” sono stati portati a Roma alle Scuderie del Quirinale, direttamente dal Kuwait, più di 360 oggetti che ripercorrono più di mille e quattrocento anni di storia dell’arte islamica con una ricchissima varietà tipologica e geografica (dalla Spagna alla Cina), fra periodi storici differenti (dall’VIII al XIX secolo).
In un caldo giorno di luglio, tra i più caldi a memoria d’uomo, ci sono piccole parentesi che ti ripagano di ogni sacrificio. Entrare in punta di piedi in un mondo così diverso dalla nostra cultura e farlo in un luogo e in un allestimento, quelle delle Scuderie, che ti cattura. Luci delicate, i colori predominanti dell’arte islamica, quale l’oro e il rosso, costruzioni architettoniche in cui sono esposte le opere che simulano le ogive orientali. Il tutto in un silenzio rispettoso dello spettacolo a cui si va a partecipare.
La Sheikha Hussah Sabah al-Salim al-Sabah, insieme al marito Sheikh Nasser Sabah al-Ahmad al-Sabah, da quaranta anni raccolgono opere d’arte islamiche e del Medio Oriente, in una collezione che era stimabile in circa 35.000 oggetti e dalla cui razzia, susseguite alle vicende note e tragiche dell’invasione irachena del 1990, si sono salvati un centinaio di oggetti che sono il fulcro di questa esposizione.
Alla Sheikha, donna di una classe sicuramente di altri tempi, bisogna riconoscere il ruolo fondamentale di promotrice per la conservazione e protezione dell’arte, della cultura e dell’istruzione. Ci ha spiegato come di tutti i pezzi della sua collezione non riesce a scegliere un suo preferito, sarebbe come ammettere di avere un figlio preferito, di come non si ritengono i possessori di questo oggetti ma solo coloro destinati a proteggerli e preservarli nel tempo per consegnarli in mani future.
La mostra è divisa in due sezioni, la prima cronologica e si apre con una collezione numismatica atta ad inquadrare le varie fasi della civiltà mussulmana, ma soprattutto ti accoglie con un tappeto decorato di dimensioni immense. Oggetti curati nel più piccolo dettaglio, che se sono spettacolari nelle grandi dimensioni in quelli piccoli diventano delle spettacolari miniature. Uno scialle di cotone ricamato con inciso un lamento in lingua persiana, dei magnifici esemplari di ”astrolabio planisferico” e degli spettacolari pezzi di scacchi in cristallo di rocca, quanto di più delicato ed etereo.
La seconda parte della mostra, al piano superiore, è un vero e proprio esempio dei temi artistici islamici, riuniti per tema e non più per ordine cronologico; le stupende calligrafie, il motivo floreale arabesco ripetuto con in una stampa. Fino alla rappresentazione della figura animale e umana a smentire il falso mito della iconoclastia islamica.
Bellissima, fra tanti capolavori, la lastra di marmo per una cascata d’acqua scolpita con motivi a conchigliette (India settentrionale, XVII secolo) e ancora più spettacolare avere l’immagine della sua collocazione originaria per valutarne fino in fondo l’impatto emotivo.
Perché di tutti i pezzi esposti quello che colpisce non sono solo i singoli manufatti, dì per sé sicuramente spettacolari, ma la loro funzione, la collocazione e la simbologia che ci trasmettono proprio valutandoli nella loro collocazione originale.
Ma la vera chicca della collezione, unica nel suo genere, è il tesoro con le opere di oreficeria, principalmente di provenienza indiana. Gioielli e oggetti di complemento, come boccette per profumi ed oppio, o pugnali e relativi foderi; opere di minuziosa oreficeria, con uso delle pietre più preziose che mano umana sia solita lavorare che sono un sunto della manualità e della cura dei dettagli che fanno di questa cultura qualcosa da studiare e approfondire e non solo di cui aver paura sull’onda di un periodo storico che ha fatto della teoria del terrore l’arma più potente.
ARTE DELLA CIVILTÀ ISLAMICA. La Collezione al-Sabah, Kuwait
25 luglio – 20 settembre 2015