La Compagnia Lombardi-Tiezzi porta al Napoli Teatro Festival il 22 e 23 luglio la sua ultima elegante produzione, uno spettacolo certo non per tutti, come non per tutti è l’opera di Bernhard a cui è ispirato.
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Antichi Maestri: attenzione e concentrazione.
Il Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale con le sue finestre e la sua fontana, le stelle, il silenzio, il caldo ma non troppo, il distanziamento sociale delle sedie in posizione di flashmob permanente. Tutte cose a cui questa edizione ci ha ormai abituato, ma stavolta per uno spettacolo che agli spettatori chiede un’attenzione e una concentrazione particolari.
La scena ricostruisce idealmente gli spazi della Sala Bordone del Kunsthistorisches Museum di Vienna, con pochi elementi: qualche panca su cui sedersi, quadri appesi in negativo, L’uomo dalla barba bianca di Tintoretto proprio al centro della scena, spigoli luminosi a delineare tre spazi parallelepipeidali, capaci di scomparire nel buio o di accecare il pubblico all’occorrenza: un dettaglio scenico che ricorda altri spettacoli, tra tutti mi viene in mente 1984 diretto nel 2018 da Matthew Lenton, in cui tuttavia il ruolo degli elementi luminosi appariva più immediatamente chiaro che in questa rappresentazione.
Bernhard al Napoli Teatro Festival, un lungo capoverso da guardare.
D’altra parte, Thomas Bernhard fu personaggio originale dalla filosofia e i modi complessi, e le sue opere non sono da meno, per quanto geniali sotto diversi punti di vista, e mettere in scena Antichi Maestri, alla prima lettura, sembra un’impresa quantomeno ardua.
Un solo capoverso di 188 pagine, di quelli che ci si sente la gola secca anche leggendo a mente. Solo per leggere il testo ci vogliono attenzione e immaginazione, il lavoro poi di scomposizione e ricomposizione per rappresentarlo presuppone altre scelte ben precise e nuove intenzioni da trasmettere: è dunque chiaro perché il regista Tiezzi parla di una sua riflessione sulla visione teatrale, di una sua analisi del quadro scenico.
Quindi, se il testo di Bernhard è un lungo monologo ai confini della satira in cui lo scrittore (Atzbacher) parla di ciò di cui parla Reger o addirittura di ciò di cui parla il sorvegliante Irrsigler che riporta ciò che dice il signor Reger, in una catena di punti di vista che si separano e si uniscono, si contrastano e si ritrovano, tutto contemporaneamente nell’unico filo della lettura, col solo occasionale cambio di carattere a sottolineare dell’enfasi o a lasciare intuire un discorso diretto riportato, allora lo spettacolo di Tiezzi costruisce qualcosa del genere dando il ruolo di protagonista all’occhio.
Antichi Maestri, studio sul linguaggio scenico al Napoli Teatro Festival
Lo spettatore guarda i tre personaggi insieme sulla scena, ma la narrazione lo porta a prediligere come filo conduttore il punto di vista di Atzbacher (Martino D’Amico) che porta avanti il monologo osservando Reger (Sandro Lombardi) a cui di tanto in tanto cede la voce ma solo come se appunto ne scrivesse in corsivo le parole, ed entrambi sono osservati da Irrsiger (Alessandro Burzotta) che intanto prosegue la sua semplice vita di sorvegliante, senza mai parlare e utilizzando solo corpo, espressione e gestualità per raccontarsi e raccontare la sua interpretazione di ciò che sta ascoltanto/osservando.
Il tutto supportato dalle luci che evidenziano o coprono i quadri appesi e gli spazi, senza mai davvero nasconderli alla vista, e da una coordinazione serratissima dei movimenti e delle parole, con poche interruzioni del ritmo, che lasciano almeno prendere fiato alle orecchie dello spettatore seppur mai ai suoi occhi. Fino allo stesso momento degli applausi finali che acceca gli spettatori e per diverse ore gli farà vedere la notte incorniciata tra spigoli bianchi.
Antichi Maestri: tutto d’un fiato.
Insomma, uno spettacolo tutto d’un fiato, che inietta letteralmente l’affascinante filosofia “disturbante” di Bernhard nel suo pubblico, il quale ne esce un po’ frastornato, con la leggera sensazione di aver partecipato ad un esperimento rischioso, ma in fondo piuttosto riuscito.
E’ infatti uno spettacolo su cui c’è bisogno di riflettere, ma senza appigliarsi a logica spicciola, direi che va più metabolizzato e apprezzato infine per i diversi piani proposti, dai magnifici contenuti del testo, alle interpretazioni estremamente convincenti e squisitamente professionali, alla ricerca del linguaggio visivo che c’è in questa somministrazione parallela di punti di vista che condensano in un’ora e venti informazioni che per qualcun altro avrebbero richiesto forse una miniserie tv.
Una di quelle belle cose che ogni tanto bisogna vedere.
Probabilmente c’è altro da comprendere che io non ho rilevato (ancora) o qualcuno ha compreso diversamente da me, ma di certo seguirlo è stato quasi un lavoro. Tuttavia, questo genere di partecipazione a cui mi sono sentita chiamata non mi è dispiaciuta affatto, è il tipo di spettacolo che arriva senza sapere perché, se vuoi, o i cui perché sono uno spettacolo ancora più grande, se ti prendi il tempo di tentare delle risposte. Decisamente una di quelle belle cose che ogni tanto bisogna vedere.
Foto di scena: Salvatore Pastore
ANTICHI MAESTRI
DI THOMAS BERNHARD
TRADUZIONE ANNA RUCHAT
DRAMMATURGIA FABRIZIO SINISI
REGIA FEDERICO TIEZZI
CON SANDRO LOMBARDI, MARTINO D’AMICO, ALESSANDRO BURZOTTA
SCENE E COSTUMI GREGORIO ZURLA
LUCI GIANNI POLLINI
REGISTA ASSISTENTE GIOVANNI SCANDELLA
PRODUZIONE COMPAGNIA LOMBARDI-TIEZZI, ASSOCIAZIONE TEATRALE PISTOIESE CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE
PALAZZO REALE – CORTILE DELLE CARROZZE
22, 23 LUGLIO ORE 21.00
DURATA 1H+20MIN
PRIMA ASSOLUTA