Al Teatro Orologio “EMIGRANTI”, la schiavitù del pensiero

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Generico

È in scena dal 27 all'8 novembre al Teatro Dell'Orologio di Roma “EMIGRANTI” per la regia di Giancarlo Fares. Questo testo di Slawomir Mrozek, drammaturgo, giornalista e vignettista satirico polacco, vede protagoniste due personalità molto differenti, entrambe emigrate da un piccolo paese per giungere in una grande città straniera alla ricerca di fortuna. Uno più ruspante e sempliciotto (Giancarlo Fares), l'altro intellettualoide filoanarchico (Marco Blanchi) incarnano la dicotomia tanto cara alla letteratura russa o filorussa tra classe operaia ed intellettuale.

L'intera pièce è ambientata in un sottoscala in cui ogni cosa incute un senso di miseria e squallore. Due brande poste ai lati dello spazio, al centro un tavolaccio con due sgabelli alle estremità, due attaccapanni, cassette della frutta fanno da cassettiere e comodini. L’ironia, i fraintendimenti, i battibecchi che scaturiscono dal fitto dialogo tra i due, ne misurano la relativa distanza. Sono i gesti quotidiani del mangiare, del bere, il dormire, il bisogno di parlare, ad accomunare questi due esseri umani nascosti come vermi nell''angolo intestinale di uno stabile.
Sulle loro teste il vociare di chi vive, festeggia l’inizio di un nuovo anno, ai piani alti. In questo microcosmo si svolge il gioco teatrale fondato su un dialogo serrato, funambolico, fatto di crudeltà sottili e accenti affettuosi nascosti fra le pieghe di un litigio continuo. Pian piano si palesa come tra i due si sia venuta a creare in realtà una stramba interdipendenza oltre che psicologica, quasi fisica, legata alla necessità di avere in quell’ambiente estraneo, semplicemente una controparte con la quale condividere la “prigionia”. Il loro conflitto è anche uno scontro di idee, sistemi di valori. Entrambi sono "prodotti" dello stesso sistema e per entrambi l'esistenza ha la dimensione della schiavitù.

La regia di Fares è attenta ed efficace, contribuisce a rendere al meglio la giusta atmosfera claustrofobica e paradossale che strizza in tutto e per tutto l'occhio a Beckett. Ha saputo ottimamente dosare il ritmo serrato di dialoghi convoluti, battibecchi aggressivi, intervallati da silenzi eloquenti. I due attori hanno caratterizzato i due personaggi molto fortemente, adottando registi recitativi opposti che in questo caso contribuiscono a sottolineare ancor più incisivamente la differenza di estrazione tra i due individui.
Fares ci regala un personaggio che incute simpatia e tenerezza con i suoi modi a tratti infantili ed il suo italiano approssimativo, di contro l'intellettuale di Blanchi appare sulle prime rigido ed ipercritico, legge, scribacchia continuamente su un taccuino, filosofeggia e psicoanalizza il compagno mettendo in mostra la padronanza di linguaggio da letterato, fino a che anche le sue fragilità si riveleranno, e non si potrà che empatizzare con entrambi allo stesso modo.
Come i due personaggi della più famosa pièce di Beckett, sembrano attendere qualcosa che dentro di loro sanno non potrà mai arrivare: tornare al loro paese, liberarsi dalla comune se pur diversa schiavitù.


Note stampa

Gufetto segue con particolare interesse spettacoli teatrali che raccontano, in una prospettiva diversa e originale, la Storia e i grandi temi che ancora oggi non smettono di bussare alle nostre porte, eredità del Passato che ritornano, entrando a far parte della nostra Cultura. Al Teatro dell'Orologio si parla di Emigrazione tra ironia e nostalgia con EMIGRANTI di Slawomir Mrozek, un tema quanto mai attuale, scelto dalla Redazione di Gufetto.

Lo spettacolo, prodotto da Mauri-Sturno, narra di due emigrati che, in una città straniera, vivono in una cantina. È la notte dell’ultimo dell’anno e i due la trascorrono raccontandosi le loro vite. Uno è operaio, nipote di contadini, l’altro un intellettuale. Uomini diversi con sogni differenti, diversi per classi sociali, nel modo di parlare, e nel ricordare il paese dal quale provengono.
Entrambi sembrano incapaci al dialogo, e durante la notte nascono discussioni feroci, liti, scherzi crudeli, tragicomiche confessioni che nascondono un velo di nostalgia. Nel frattempo, sopra di loro, la città festeggia. Questa commedia di Slawomir Mrozek è una schermaglia aspra e ironica insieme.
Ne viene fuori la solitudine dell’individuo e l’ineluttabile incomunicabilità che esiste tra gli esseri umani. Emigranti è una riflessione intelligente e ironica sulla condizione umana nell’emigrazione, tema che purtroppo torna ad essere prepotentemente attuale.

Protagonisti assoluti di questo importante lavoro sono Marco Blanchi e Giancarlo Fares, che cura anche la regia.
Lo stesso regista, Giancarlo Fares afferma “Il panorama dei testi teatrali è vasto e le possibilità di scelta sono molteplici; ma esistono testi capaci di raccontare l'umanità nei suoi aspetti più profondi e si può scegliere di rappresentarli con ironia e leggerezza. Per questo ho scelto " Emigranti ".

“EMIGRANTI”
Di Slawomir Mrozek
Con Marco Blanchi e Giancarlo Fares
Regia Giancarlo Fares
Aiuto regia Vittoria Galli e Viviana Simone
Scene Alessandro Calizza
Costumi Gilda
Foto di scena Federica di Benedetto – Grafica Simone Calcagno
Ufficio stampa Rocchina Ceglia

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF