AJ è uno studente dell’Artcenter College of Design di Los Angeles. I suoi docenti lo invitano a sviluppare un argomento legato alla cultura della Città degli Angeli, che va però intrecciato con il proprio vissuto personale. E allora AJ decide di partire dal surf per arrivare a Kristen.
Perché il surf?
Questo sport nasce come passione tramandata di generazione in generazione dagli abitanti delle isole Hawaii, prima che i colonizzatori occidentali instillassero loro il senso di colpa e la vergogna verso il proprio corpo. Oltre a ciò, l’incontro con i moderni Stati Uniti spinge gli abitanti di questo remoto arcipelago del Pacifico a trasformare la propria cultura in una serie di attività di svago per ricchi turisti bianchi. Durante il processo di reificazione della propria identità, il surf riesce però a mantenere la promessa di libertà che gli indigeni continuano a tributargli. Lì, sull’acqua, non c’è morale o reprimenda che tenga. L’oceano è incontrollabile come l’onda perfetta.
Una linea immaginaria collega poi le Hawaii alla California, lo stato in cui si muove il protagonista assieme ai suoi amici e alla fidanzata, Kristen. La ragazza che egli ha adorato per anni nell’ombra diventa la compagna degli anni più belli, quelli in cui, nonostante una malattia sempre più invasiva, fiorisconno una sete inesauribile di bellezza e il desiderio di sperimentare la libertà più grande, quella del surf, la danza sul mare.
Chi è Kristen?
Definire Kristen non è semplice, perché si tratta di una donna dalla notevole forza interiore e di grande generosità verso il mondo. La sua determinazione nella lotta contro la malattia la spinge non tanto a cercare una vita normale, che sarebbe stato già arduo sognare, quanto a sperimentare una delle forme più alte di dialogo con la natura: il surf. Kristen ignora la storia di questa pratica: non ha mai sentito parlare di Duke e Tom, non sa quali trasformazioni abbia subito la tavola a cui cerca di affidarsi una volta ancora, e ancora e ancora. Kristen però conosce bene il dolore delle cure mediche, a cui cerca di fuggire cavalcando le onde.
Chi era Duke Kahanamoku?
A Ondate intreccia la storia di Kristen e Aj con quella del surf. E allora ecco che emergono due eroi. Il primo è Duke, il padre del surf moderno. Questo discendente di principi hawaiani si era prima adattato alle richieste dei conquistatori bianchi per diventare un beach boy, uno di quei ragazzi che, per denaro, si prendevano cura dei primi turisti ed erano pronti a soddisfare ogni loro desiderio vacanziero. Compresa la lezione di surf. Ma Duke scalpitava, perché voleva uscire dalla gabbia dorata in cui gli americani avevano trasformato la sua isola. E allora, come in passato, ecco che il mare divenne il luogo dell’evasione perfetta: Duke divenne campione olimpico mondiale sotto l’ombra della bandiera a stelle e strisce. Nessuno riuscì a stargli dietro, nessuno lo ha battuto a Stoccolma. Era finito il tempo di divertire i turisti giocando con squali feroci o cavalcando con onde con in spalla una bianca americana. tornato in patria, Duke era ormai diventato “Hydro-Man, il pesce umano, l’ambasciatore di Aloha, il più grande nuotatore che il mondo dello sport abbia mai conosciuto”. In una parola, “il padre del surf moderno”. Perché Duke ama tornare al surf, e allora lo sport di un simile campione non può che diventare una moda, il cui fascino raggiunge le coste del continente bagnato dallo stesso oceano. E in quel continente, anche se lontano dal mare, nacque Tom Blake.
Chi era Tom Blake?
Tom era un ragazzo infelice. Nato nel 1902, dodici anni dopo Duke, Tom spese la giovinezza a cercare di ricomporre i pezzi della sua vita di orfano disadattato. Di lavoro precario in lavoro sottopagato, Tom non riusciva a trovare pace. Finché un giorno avvenne l’incontro miracoloso: Tom incontrò Duke. Il giovane comprese all’istante che il surf sarebbe stata la sua strada, il suo destino. Da uomo insoddisfatto di sé, Tom decise che la tavola da surf andava modificata. Studiò quelle antiche e apportò modifiche importanti per ridurne il peso, tanto che ancora oggi le moderne tavole discendono dalle sue intuizioni. Se Duke rappresentava “la natura estatica del surf”, Tom impersonava “l’idea che il surf potesse dare conforto alle persone che si consideravano rotte”. Come lui.
La scelta dei colori.
La storia di questi due padri del surf è narrata in un colore che varia dal rosa salmone al seppiato. Il colore delle foto sbiadite, dei ricordi lontani, di quell’inizio di secolo che si prolunga fino ad abbracciare gli ultimi anni di vita di Tom, morto in solitudine nel 1994. Il verde acquamarina, invece, domina le pagine autobiografiche, quelle dal 2007 in poi, in cui l’autore ricostruisce i ricordi intensi della sua vita accanto a Kristen e del tenace e ostinato attaccamento di lei alla vita. A Kristen AJ dedica il colore dell’oceano, a rievocare l’intensità con cui ella ha preteso di “succhiare il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte” di non essere vissuta. Così l’autore non indugia in episodi banali, ma sceglie accuratamente ricordi essenziali e intense metafore a simboleggiare non solo la sua adorazione per Kristen, ma anche la passione di lei per tutto ciò che il suo corpo le poteva ancora regalare, fino all’ultimo respiro.
Tra passato e presente
A ondate potrebbe essere letto come il tentativo di AJ di elaborare il suo lutto personale, ma in realtà è molto di più: è un regalo a chiunque si senta rotto, inadatto a camminare sulle proprie gambe, e che quindi preferisca affidarsi a una tavola o alle vignette acquamarina per parlare al mondo. Come ricorda Tom, “quando si sta sulla tavola, si è liberi dalle costrizioni della terra”. E se il senso di vuoto ha un ritmo non prevedibile ed è costante, mentre il male arriva a ondate, allora l’unica azione che resta da fare è quello di cavalcarle, quelle ondate. Fino a quando la superficie del mare tornerà piatta e uniforme.
A ONDATE
Dimensioni 17 x 22
Rilegatura brossura con alette, pag. 376, Anno 2020
ISBN 9788832734737 Prezzo € 21,00