XSTREAM @Spazio Diamante: cinque uomini dans la roue 

Il cartellone dello Spazio Diamante ospita Xstream, una produzione blucinQue, diretto da Caterina Mochi Sismondi. Un lavoro sul disequilibrio, selezionato dalla Thou di Montreal per la piattaforma “Montréal complètement Cirque”, presentato ad Asti Teatro e al Kilowatt Festival 2017.

Un déjà vu, quello iniziale, degli interpreti già presenti in scena mentre il pubblico si accingeva disordinatamente e rumorosamente a prendere posto, ma la calma, la semplicità e la confidenzialità del momento ricordavano una sala prove, calda e traboccante di energia, che con luci semplici e i cinque interpreti (Jonnathan Rodriguez Angel, Fadi Zmorrod, Federico Ceragioli, Lukas Vaca Medina, Ruairi Mooney Cumiskey) assorbiti dal loro riscaldamento, ha concesso il tempo di mettersi a proprio agio.

Pian piano, iniziano a delinearsi ruoli e strutture, vengono fuori i lineamenti più profondi di ognuno degli interpreti e la scena prende vita: molto interessante il lavoro della Dj nonché autrice delle musiche, Monica Olivieri, che è stata parte integrante dello spettacolo. Dapprima coinvolta nei giochi di abilità, ha poi saputo musicare i pensieri: sembra strano e vagamente inconsistente, ma pensare dentro gli schemi non è un’opzione per il team, che ha saputo fare un uso umano della tecnologia, mettendo in loop station le parole, i pensieri, i sogni e le opinioni confidate al microfono dai protagonisti, fino a trasformarli nella musica delle loro stesse performance.

Siamo abituati a vedere l’arte di strada come un’arte minore quando invece dietro c’è competenza, professionalità, sacrificio, sudore e semplicità, che vengono messe in scena in maniera istintiva e impetuosa, con una linea guida, uno schema che si è modellato sui giovani e forti protagonisti, freschi e intraprendenti, che hanno condiviso con noi non solo tecnica e arte ma anche segreti e desideri. Xstream, come ci spiega la regista, è un lavoro sul disequilibrio che ci interessa oggi più che mai, in quest’epoca d'incertezza: camminiamo tutti su di un filo teso ed è stato facile immedesimarsi, traballare un po’ con gli acrobati, avere la percezione di cadere per poi scoprirsi meravigliosamente sostenuti dal proprio corpo e dalla totalità del gruppo. In scena abbiamo visto materializzarsi le relazioni, perché esse sono un costante e indispensabile disequilibrio, fatto di fiducia concessa e revocata, di lanci nel vuoto, di nudità e sfide eccitanti. 

Pollice verso per il palo cinese, atteso ma inspiegabilmente assente, che insieme ad un paio di momenti troppo statici e mono espressivi, sono stati le uniche note dolenti della serata. Un vero peccato che il pubblico, almeno il sabato, non sia stato numeroso. Si sono persi una forte energia: non hanno visto la speranza reincarnata, la speranza di vedere concesso spazio a giovani e promettenti talenti ed hanno mancato un momento d’intimità con se stessi, perché mentre la ruota girava tra le mani degli abili acrobati, ogni volta che il loro corpo si avvicinava a terra, restava sospeso, si allungava o vibrava, erano anche i nostri cuori a sobbalzare. 

Gente, venite a teatro… Il teatro è vita!

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