Un dialogo in movimento@Teatro Tor Bella Monaca

Tre donne in scena, oggetti sparsi sul palco, disordine, immobilità ed attesa.

Così la compagnia della coreografa Adriana Borriello accoglie il pubblico nei giorni 9, 10 e 11 giugno al teatro Tor Bella Monaca di Roma con la coreografia COL CORPO CAPISCO #1.

Non appena il pubblico si siede, l’attesa viene interrotta da piccoli movimenti di assestamento, naturali e ingannevoli. Le tre danzatrici sciolgono il triangolo che formavano con i loro corpi e iniziano a mettere in ordine gli oggetti; vestiti, scatole, luci, cavi e sedie diventano uno spunto per muoversi, per iniziare a comunicare tra di loro. Alternando momenti di movimento ed immobilità, si stanno preparando per svelare allo spettatore il loro manifesto, il loro essere e comunicare nel qui ed ora, nel continuo scorrere del tempo.

La musica, di Roberto Paci Dalò, accompagna saggiamente quest’immagine; all’inizio si sentono voci, poi suoni che ricordano in vento finché una lunga sequenza di suoni ripetuti dà il via ad una serie di camminate, che si evolvono in piccole sequenze di passi, incroci ed incontri. In questa scena il tempo non esiste, l’infinita possibilità di utilizzare il passo umano rende il corpo possessore di interezza, materialità.  Sembra essere un saluto allo spazio, una ricognizione del dove, del luogo dove agiamo, dove comunichiamo.

Poi le due danzatrici si trovano davanti alla coreografa, anch’essa interprete dello spettacolo.

Anche qui una sequenza di movimenti chiari e apparentemente conosciuti diventa il mezzo per aprire un dialogo tra corpi. Velocità di esecuzione diverse vengono alternate a pause in cui ogni danzatrice rimane immobile nella sua posizione, in ascolto e in attesa. Qualità di movimento diverse iniziano a far trasparire le personalità, le opinioni delle protagoniste. Poco a poco il ritmo incalza e, come in un vero dialogo, si arriva al fulcro della questione e le danzatrici ci spiegano, tra soli, duetti e trii, la loro dichiarazione: col corpo capisco. Da questo momento in poi, la sensazione è quella di esser parte di una rete di collegamenti dove il movimento è l’unico vero modo, per conoscersi e per capire. Come in un vero dialogo, si alternano momenti in cui l’attenzione è su una danzatrice e momenti in cui sono tutte e tre protagoniste dell’essere in dialogo. I movimenti sono chiari, puri e saggiamente scolpiti nel tempo e nello spazio.

Alla fine si ritrovano e dei piccoli gesti di contatto introducono il finale. La luce va poco a poco a sparire, ma loro continuano inesorabilmente a danzare insieme.

La ricerca che ha proposto la coreografa con questo spettacolo è affascinante e più che mai necessaria per la conoscenza e la diffusione della danza contemporanea. Il suo, come lei stessa scrive è un manifesto, un invito a conoscere e a sperimentare il movimento nel suo essere un atto impermanente ma che allo stesso tempo esiste nel corpo, nel tempo e nello spazio.

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