à“SEMàN | il cielo @Spazio Diamante: quando un ombrello rosso parla di te

Lo Spazio Diamante ospita nel suo cartellone uno degli spettacoli della compagnia INC –  Innprogress Collective dance | visual | urban art, un gruppo indipendente, orgoglio umbro che si esibisce con danze urbane, visual art e performing art.

“Oseman”, che in persiano significa “Il Cielo”, è coreografato dal poliedrico Afshin Varjavandi, noto nel panorama italiano grazie alle sue doti performative e scelto come coreografo, insieme alla sua Compagnia, da Tornatore per il suo film “La Corrispondenza”.

Spesso le presentazioni delle performance, soprattutto di danza contemporanea, sono fuorvianti: lunghe, ingarbugliate, piene di paroloni, poco intuitive, ma la danza è una cosa semplice ed estremamente comunicativa, ha solo bisogno di un pubblico ricettivo.

E di danza, qui, ce n’era tanta. E bella.

E c’era anche di più. Immaginate di camminare in un museo, o in una casa abbandonata… improvvisamente vi trovate dentro un quadro, in particolare “Le vacanze di Hegel” di Magritte. Ma ha qualcosa di diverso: ha la psichedelia di Andy Warhol e l’acuta genialità di Charlie Chaplin. 

E’ ipnotico, impossibile staccare gli occhi dalla scena, che pian piano prende vita. I personaggi del quadro e le loro vite si mescolano, in un’atmosfera un po’ vintage dove i movimenti eseguiti in modo impeccabile ricordano a tratti un mimo di una strada parigina ed in altri una foto ingiallita dei nostri nonni, quando la vita era più semplice. Il coreografo ha saputo abilmente trasformare un quadro in un pensiero e poi in un tableau vivant che si adatta ai giorni nostri, con un sapore agrodolce.

Frammenti di un paese che riconosciamo in una melodia, la morbidezza di un sentimento in un rond de jambe, le farfalle nello stomaco del primo appuntamento liberate dalla potenza di un salto.

Ed ancora profumi e suoni intermittenti, passi incerti e cuore svelto, la malinconia di un carillon e la freschezza di una granita in una calda domenica d’estate.

La scelta musicale ed il suono di Nicola Fumo Frattegiani con la complicità delle luci di Fabio Galeotti hanno realizzato una magia, il pubblico in sala era visibilmente trasportato ed alla fine dei 43 minuti di performance, ci siamo risvegliati ognuno dal suo personale sogno a dimostrazione che, anche questa volta, l’arte è stata un ponte tra la realtà e la nostra essenza più profonda. 

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