PROFUMO DI COREA @ Teatro Argentina, rigore e improvvisazione

Rigore e improvvisazione: “Profumo di Corea” al Teatro Argentina Sette preziosi quadri di musica e danza coreana si succedono sulla scena del Teatro Argentina. ffatto dalla compagnia StrofA

Le scale armoniche dell’estremo oriente, così inconsuete per l’orecchio occidentale, ci introducono in un’atmosfera e un modo di percepire la bellezza e il tempo per i quali dobbiamo inizialmente fare uno sforzo e spogliarci della nostra tipica fretta: questa musica infatti ha uno sviluppo pieno di arabeschi e scale armoniche lente, con molti giochi di vibrato: crea una tensione che suscita un senso di attesa e di atemporalità.

A inizio spettacolo facciamo la conoscenza di alcuni strumenti nuovi e curiosi: l’ajaeng, uno strumento a corde che i musicisti, seduti a gambe incrociate, tengono disteso in grembo, estraendone il suono con un archetto e pigiando sulle corde, sollevate da piccoli ponti che da lontano ricordano un paesaggio urbano in miniatura, con i pali della luce uniti dagli alti fili; poi c’è il Taepyeongso, l’oboe coreano, dalla voce soffiata e sottile, e i coprotagonisti di molte danze dello spettacolo, i tamburi. Lo janggu, un tamburo dal corpo a clessidra, è tenuto a tracolla dalla danzatrice in uno dei pezzi più belli della serata. Piccoli passi sospesi si alternano a veloci corse sul palco, senza mai oscillare verticalmente, come se la danzatrice pattinasse sul pavimento.

L’ampia gonna bombata si gonfia nei giri, e i tre o quattro strati del vestito suggeriscono i loro colori, mentre il tamburo, battuto con una mano da una parte e una bacchetta di bambù dall’altra, dialoga con l’orchestra. Un grande tamburo a botte invece è battuto ritmicamente da un’altra danzatrice, la cui forza del gesto non toglie mai un’estrema grazia al movimento delle sue braccia, che accompagnano le due bacchette. Di grande suggestione è anche la danza rituale, che rievoca una cerimonia sciamanica esercitata per consolare gli spiriti dei defunti ed accompagnarli nell’aldilà: un lungo telo bianco sospeso attraversa la scena, altare della narrazione delle due cantanti, che tengono con loro due oggetti di carta, uno ricorda una casa, l’altro è uno spesso insieme di strisce di carta. I due visi sono incoronati anch’essi da cappelli di carta, che ricordano delicati origami. Le due cantanti danno prova di grande virtuosismo muovendosi da tonalità molto basse a molto alte. Sempre nei visi dei performers vi è un’espressione di serenità e quiete, lievi sorrisi e movimenti delle sopracciglia colorano temporaneamente il loro volto.

Il grande virtuosismo, lo studio delle arti tradizionali di corte e popolari si abbraccia in questo spettacolo con le improvvisazioni, a cui viene dato molto spazio, sebbene non riusciremmo a scorgerne la presenza tanto sono sempre precisi i movimenti coreutici e musicali, grazie alla bravura e alla grande comunicazione e conoscenza dei codici che c’è tra musicisti e danzatrici. “Profumo di Corea” non è solo ambasciatore di una cultura millenaria, ma negli incerti tempi moderni, in cui questo paese non manca di procurarci timori, ci ricorda che l’arte unisce, ed è pacifista. 

Cast
Regia  Kim Min-Kyung
Stage Manager Park Hyun
Sound Designer Lee Kyoung-Ju
Light Designer Kang Young-Ku
Danza Jin Yoo-Rim
Danza Choi Jung-Yun, Ajaneng, Janggu Lee Tae-Baek, Chulhyunguem, Janggu
Percussioni Yu Kyung-Hwa Piri, Taepyeongso Lee Suk-Joo, Gayageum  Lee Young-Sin
Gayageum, Pansori Oh Ji-Young, Pansori Lim Hyeun-Bin, Pansori Jo Seon-Ha, Daegeum Won Wan-
Chul
Performancer Ko Jung-Du

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