Omaggio a Trisha Brown: l’uso degli spazi non convenzionali

Questo l’annuncio della Trisha Brown Dance Company che nella serata del 20 marzo ha reso pubblica la morta dell’artista americana, pioniera della Post Modern Dance.

“It is with great sorrow that we share the news that artist Trisha Brown died on March 18. She will be missed by all”.

Con Trisha Brown se ne va uno dei più grandi maestri della danza del Novecento, e il popolo della danza, e dell’arte nella sua totalità, piange la sua scomparsa.

Ripercorrendo la maturazione artistica della coreografa, è imprescindibile non sottolineare l'importanza del luogo per le sue opere. Infatti il luogo non è visto semplicemente come palcoscenico, o posto in cui avviene la rappresentazione artistica, ma ha un vero rapporto simbolico con essa, in quanto ne influenza i movimenti e ne fa parte.

È durante gli anni Settanta che Trisha Brown, si dedica a creare performance in luoghi urbani ed insoliti per la danza.

 

Tra le sue opere emblematiche che riguardano un uso innovativo dello spazio, possiamo ricordare e ripercorrere Man walking Down the Side of a Buildin: questa performance è il primo di una lunga serie di esperimenti, nei quali la danza esce dai luoghi convenzionali per spostarsi nei diversi spazi della città: tetti, loft, gallerie… In questi primi lavori la coreografa statunitense sceglie di non utilizzare spunti drammaturgici per le sue creazioni, preferendo focalizzare l'attenzione sullo svolgimento di semplici compiti come, in questo caso, la meccanica dell'atto di camminare. La danza consiste nella discesa del danzatore giù da un edificio di otto piani, al numero 80 di Wooster Street, nel quartiere Manhattan di New York, equipaggiato con un'attrezzatura da alpinista.

 

 

 

 

Questa sperimentazione è solo l'inizio di un percorso che negli Early Works continuerà ad evolversi, infatti l'idea del “camminare sui muri” verrà ripresentata dalla coreografa in uno spazio chiuso, all'interno del Whitney Museum of American Art con Walking on the Wall, dove la Brown ed altri performer, sostenuti da imbracature sospese al soffitto, fecero un giro sulle pareti talvolta “gettandosi con un salto parallelamente al pavimento”.

 

 

 

 

Nel 1973, con Woman Walking Down a Ladder, la Brown continuando a sfidare i cambiamenti di peso e la forza di gravità, decide far scendere da una scala una danzatrice; scala che però era appesa ad un serbatoio dell'acqua e che scendeva verso terra con una leggera inclinazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sperimentazione continua e nel 1975 in Spiral, Carmen Beuchat, Sylvia Palacios e Trisha Brown si legarono a delle corde ancorata attorno ad alberi e pilastri. Durante le loro performance, i danzatori camminavano sospesi nello spazio e paralleli al pavimento intorno ai pilastri.

Questa performance fu rappresentata anche al Dia Art Foundation di New York nel 2010.

 

 

 

 

Nell'ottobre del 2011, con il RomaEuropa Festival, la danza di Trisha Brown è entrata all'interno del MAXXI di Roma, con i suoi Early Works.

Questi conservano intatta la loro carica di visionarietà e restituiscono al pubblico a distanza di anni, il clima, le speranze e le energie di un gruppo di artisti che da New York ha cambiato profondamente la danza, il suo rapporto con le arti visive, l'uso dello spazio e la relazione con il pubblico.

 

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