MOMIX ALICE @Teatro Olimpico: esplorazione, visione e trasformazione.

Lo scorso 20 Febbraio abbiamo assistito all’attesissima presentazione dell’ultimo spettacolo di Momix, “Alice”. Debutta a Roma per la Filarmonica Romana e il Teatro Olimpico nell’ambito della 9a edizione del Festival internazionale della Danza di Roma. Sarà in scena al Teatro olimpico fino al prossimo 3 Marzo.

Tappeto rosso fuori dal teatro, luci colorate e piante hanno definito il sentiero per l’ingresso nel foyer, quasi volendo far presagire un’esperienza sensoriale, immaginativa, un ingresso guidato nella tana del coniglio. Un assaggio per lo spettatore, come predisponendolo a ciò che sarebbe accaduto di lì a poco…

Ad accogliere il pubblico, con grande sorpresa, è il grande coreografo Moses Pendleton in una versione informale, ben disposto a foto e autografi, e la direttrice artistica del teatro, l’elegantissima Francesca Pugliese.

Questa nuova produzione 2019 della famosa compagnia, ispirata al noto racconto di Lewis Carrol, è sperduta in un universo fantasmagorico, tridimensionale e a tratti magico.
Il coreografo più immaginativo del mondo insieme alla sua co-direttrice Cynthia Quinn è riuscito, in un teatro tradizionale, a ricreare una dimensione onirica a tratti fantascientifica, grazie a elementi elettronici e moderni, un mondo popolato da presenze stravaganti, nel tentativo di narrare una storia in un modo inaspettato e inconsueto, stupendo il pubblico. La formazione di sette ballerini è riuscita ad esprimere la visione geniale del coreografo usando anche l’ironia, in antitesi con le tinte austere di alcuni quadri scenici e coreografici, frutto probabilmente di un inconscio tanto melmoso quanto magnetico.
La storia di Alice, come spiega Pendleton in una precedente intervista, è punto di partenza per l'invenzione. La stessa dinamica, sembrerebbe sia stata riproposta per la costruzione coreografica, uno schema base che in un un moto incessante si trasforma, si arricchisce, si sposta, si ribalta, si fonde con l’oggetto o con i partners di scena. Questo metodo ‘Ad add’ tipico dell’aerobica funge da collante tra la danza e lo sport. Movimenti, schemi coreografici ed evoluzioni si influenzano attingendo ora dalla danza classica e contemporanea, ora dall’atletica e dall’acrobazia. Lo spazio scenico diventa dunque fusione di danza, illuminazione, musica, costumi e immagini proiettate

Torna come una firma, questo chiaro sapore New Age, dove la fonte di ispirazione è prima di tutto la natura, come specifica da anni il coreografo, la sua musa è nutrita e stimolata dall’osservazione del suo giardino, le piante, i fiori, non mancano infatti in “Alice” momenti coreografici ispirati alla tecnica fotografica time- lapse. Ma non solo, abbiamo assistito anche a performances di danza aerea e a danzatrici roteanti che hanno evocato le danze dei dervishi turchi o i tessuti vorticosi e illuminati della Loïe Fuller di inizio novecento. Pas-de-deux anticonvenzionali dove uomini forniscono le gambe a una donna e viceversa. Ballerini che si contorcono, si spostano nello spazio a quattro zampe o scalciano le gambe in aria.

Le "illusioni" dei Momix sono create soprattutto attraverso la luce, che permette loro di ingigantirsi o scomparire, fondersi o raddoppiarsi. Geniale l’utilizzo di specchi come oggetto di scena, regalando al pubblico delle visioni prospettiche eccezionali.

Da trentanove anni questa compagnia si avvale di veri e propri Illusionisti del corpo, la loro danza ginnico-atletica, rievoca la natura nella sua forma fantastica, perfetta e mutevole. Un’evasione stupefacente, geniale, stimolante, intelligente, divertente. Un format eclettico il loro, quasi uno “sport teatrale”, un teatro multimediale, visuale che ricorda anche, a volte, i videogames, fatto di trovate sorprendenti.

Assolutamente consigliato a danzatori e non.

 

 

 

 

 

 

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