LE FUMATRICI DI PECORE@Teatro India: L’amore va veloce e tu stai indietro…

Un palco bianco con un tavolino di legno e qualche oggetto visibile ai bordi della scena è ciò che accoglie il pubblico del Teatro India nelle serate del 12 e 13 dicembre 2015 per il grande lavoro artistico e umano Le fumatrici di pecore della Compagnia Abbondanza/Bertoni.

Un’entrata in scena titubante quella di Patty (Patrizia Birolo), una delle due protagoniste femminili della coreografia, ma allo stesso tempo concreta, reale, che mostra quella paura del “salire sul palco” ed esporsi agli occhi di tutti. In suo aiuto interviene subito la sua amica e spalla Antonella Bertoni che instaura con lei una comicità inaspettata, fatta di esercizi fisici e orali che deviano in battute mai scontate che attirano il pubblico con un magnetismo straordinario.

Due fisicità completamente opposte, ma complementari, che danno vita a un susseguirsi di immagini, di situazioni, contraddistinte dall’autenticità e dalla spontaneità di Patty, e ad una danza autentica che porta l’attenzione sulla delicatezza del gesto e sul suo significato.

Fumatrici di pecore perchè come afferma Patty “fumare fa male, e allora noi fumiamo pecore”, quegli animaletti del presepe escono dalle loro tasche per essere aspirate ed essere poi poggiate sul tavolino di legno a lume di candela. Tanti i simboli religiosi in scena: la croce, il velo, l’abbraccio di una Madre che tiene il figlio morente sulle sue ginocchia, mentre le luci meravigliose, a volte intermittenti e altre volte evocative creano un tempo e uno spazio personale.

La grande intesa tra le due protagoniste traspare in ogni occasione: quando si parlano, si toccano, si respingono, si sostengono e quando cantano a squarciagola Indietro di Tiziano Ferro, che con la frase “il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti mai” lascia trapelare il significato profondo della piéce, gli spettatori si trasformano in quel gregge sul tavolino, che aspetta con ansia la pecorella nera smarrita, che con l’aiuto di Patty “ci penso io a te” riesce a reggiungerlo.

Sulla scena, quindi, si parla di noi, del nostro vivere ed agire quotidiano e del modo di considerare gli altri, che con la regia di michele Abbondanza non è risultato per nulla banale, ma costruito, condotto e interpretato con grandissima abilità e intensità, frutto di un lungo e meticoloso lavoro.

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