La redazione danza di Gufetto Magazine ha avuto il piacere di intervistare Patrizia Cavola e Ivàn Truol, fondatori della compagnia Atacama, in occasione della nuova produzione MIGRANTI, in scena al Teatro Tor Bella Monaca di Roma dal 23 al 25 giugno. La Compagnia, nata nel 1997, da ottobre 2009 ha residenza artistica presso La Scatola dell’Arte di Roma, centro di formazione e produzione Gestione e Direzione Artistica di Patrizia Cavola e Ivàn Truol, ed è sostenuta e riconosciuta dal MIBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo- Dipartimento dello Spettacolo.

L’indirizzo della nostra ricerca è quello della costruzione di un teatro fisico, che si situa in una zona di confine, multidisciplinare, dove il movimento e la danza, l’espressione vocale, il testo, la musica e quale altra forma artistica si riveli necessaria durante la creazione, interagiscono e si integrano. Il progetto coreografico vuole unire l’elaborazione della danza/poesia fisica ad un lavoro di costruzione delle immagini pittorico e visionario, all’uso della parola e del suono, all‘interazione con le musiche. L’interesse è per la commistione dei linguaggi.
Al centro è il corpo con tutte le sue possibilità espressive. Praticare la danza per noi, non equivale alla riproduzione di un codice prestabilito o di una tecnica acquisita, al contrario mira alla creazione di un linguaggio, continuamente in divenire, attraverso la ricerca, la sperimentazione. La danza generata e accesa dal sentire vuole essere espressione dell’essere e contenere in sé la forza dell’agire, comunicare, turbare, infiammare. Essere veicolo di significato. Ci interessa percorrere la scrittura del movimento dall’immobilità e dall’essenzialità di un gesto minimo alla energia necessaria e al rischio insito in un movimento d’alto livello atletico, coniugare il quotidiano con l’acrobatico. Innovare il linguaggio, elaborare nuove scritture coreografiche e una drammaturgia del movimento.
La letteratura, i romanzi, la poesia, gli aforismi spesso sono la fonte d’ispirazione del nostro lavoro coreografico. Da “Istruzioni per rendersi infelici” (2004) creazione per quattro danzatori, tratto dal testo di Paul Watzlawick, a “Galleggio, Annego, Galleggio” (2013) creazione per cinque danzatori, nata dalle suggestioni di “Cabaret Mistico” di Alejandro Jodorowsky, a Come un bambino abbandonato nello specchio dell’armadio, (2014) creazione per sette danzatori, liberamente ispirata dalla Storia di un corpo di Daniel Pennac, a Cappuccetto Rosso – C‘era una volta il Lupo e la Fanciulla (2016) creazione per tre danzatrici ispirata all‘omonima fiaba. In generale ci piace indagare sull'essere umano, sulle sue contraddizioni, le sue grandezze e le sue miserie, le sue bellezze, posare lo sguardo su noi stessi come grandiose e vulnerabili creature umane.

Chi pratica l’arte e in particolare la danza si confronta inevitabilmente e quotidianamente con il concetto di movimento e mobilità. Siamo entrati in questa ricerca esplorando lo spostamento del singolo e del gruppo, della folla, degli stormi, delle mandrie. Direzioni e Percorsi. Intraprendere il viaggio e raggiungere un luogo altro, l’arrivo, gli sbarchi, l’approdo. L’incontro con l’altro. Il diverso.
Opportunità o pericolo. Incontro, confronto, scontro. Abbiamo voluto porre lo sguardo sulla complessità che caratterizza il mondo contemporaneo, complessità e contraddizioni e il caos che ne deriva.
Cosa ci riservate per il futuro?