Nella serata del 26 maggio 2017 è andato in scena presso il Teatro Flavio Vespasiano di Rieti Dancing Partners, il progetto in rete avviato nel 2013 per la promozione della danza contemporanea su scala europea da parte di un team di artisti consolidati di diverse nazionalità. Le compagnie partner di questa rete internazionale di danza andate in scena sono state: Thomas Noone Dance (Spagna), Norrdans (Svezia), Adi Salant (Israele) e Spellbound Contemporary Ballet (Italia), entrata a far parte del progetto nel 2014.
Ad aprire la serata è stato l'assolo As if I del coreografo Thomas Noone, andato in scena nel bellissimo foyer del Teatro Vespasiano. Ha attratto subito l'attenzione del pubblico sin dalla sua entrata in scena con una sedia tra le mani, la sua energia magnetica non si faceva più staccare gli occhi di dosso. Un lavoro molto personale, un intenso guardarsi dentro e un lavoro dettagliato sul gesto. Un dialogo a tratti dolce e a tratti aggressivo con l'oggetto – sedia o la magia che lo animava. Il racconto delle varie sfaccettature che riempiono la sua anima, rivelandosi al pubblico a volte piangendo, a volte ridendo a squarcigola, altre volte digrignando i denti o ancora lanciando baci d'amore, ma sempre mettendosi a nudo.
La serata prosegue all'interno del Teatro con in scena il lavoro Mysterious Engine di Mauro Astolfi per la sua compagnia Spellbound. Quattro danzatori in scena che si dimenano, strisciano a terra, si intrecciano per poi staccarsi e continuare a danzare singolarmente. La scena è vuota, solo i loro corpi la animano; il tono del grigio e le luci soffuse fanno addentrare lo spettatore nelle viscere dei corpi aggrovigliati. Fa pensare alla società di oggi, al sentirsi parte di una massa e al provare a tratti a sentirsi liberi, unici, parte di un tutto ma non omologati. Ritrovare la propria libertà e il proprio essere pur stando con gli altri, fidarsi degli altri, come accade nelle vorticose prese che si susseguono in scena. Una morale da tenere a mente è quella che traspare: conoscersi nel profondo per potersi accettare, potersi sentire unici e infine liberi di scegliere la propria strada.
È la volta dell'accattivante assolo “and so it is….” di Adi Salant, Co – Direttrice Artistica della compagnia israeliana Batsheva su musica di Damien Rice. “Can't take my eyes off you” è la realtà di ciò che accade mentre la danzatrice con i suoi movimenti sensuali si esibisce sul palco. Impossibile distrarsi da quei leggings e da quella magliettina con le stelle, quell'abbigliamento che siamo abituati a vedere quotidianamente per strada e che in scena diventa così ammaliante grazie ai suoi movimenti. Una combinazione di bellezza, energia ed abilità, un corpo esuberante, vigoroso, vivo, con movimenti sensuali a tratti fluidi e tratti sincopati che mai si discostano dalla musica di Damien Rice.
Ritorna in scena la Spellbound Dance Company con la coreografia Small Crime. Un uomo e una donna: lui cerca in tutti modi di attirare la sua attenzione, la cerca, la blocca, le ostruisce il passaggio, non vuole che vada via, vuole prepotentemente entrare nella sua vita, a costo di usare la forza. Ma cosa si scatena nella mente di chi viene brutalmente rifiutato? La vendetta! Si prende una gomma e si cancella quella persona, si fa finta che non sia mai esistita, ed è in quel momento che questa si sentirà invisibile e vorrà tornare nei nostri pensieri, ma sul più bello il danzatore prende la sua giacca e se ne va, girandosi a guardarla per l'ultima volta.
La serata si conclude con AB3 della Compagnia svedese Norrdans, nata dall'unione del coreografo Martin Forsberg e del costumista/scenografo Jenny Nordberg. In scena dei proiettori luci, al centro una colonna creata con centinaia di origami, delle gru di colore nero e un pannello luminoso nell'angolo in alto a sinistra. Entrano quattro danzatori, quattro personalità completamente differenti, accomunate dalla lunga gonna nera che indossano.
Gli interpreti, Tomáš ÄŒervinka, Claudia Fürnholzer, César García Steensen e Anaïs Pensé sono attratti dai suoni che si sentono provenire dalla colonna al centro della scena, alcune volte sono muggiti, altre volte guaiti di cane, o cinguettii. Viene messo in scena il mondo immaginario che appartiene tipicamente al bambino, dove un oggetto può trasformarsi in qualcosa di diverso, la sua funzione cambia continuamente. Quattro danzatori sul palco, ma ogni volta si instaura un gioco di potere, quelle relazioni spietate proprie dei giochi tra fanciulli, includere tutti o escludere qualcuno? Ed ecco che si rimane in tre, ma la relazione con l'escluso è fondamentale.
È stata una serata ricca di danza e di tematiche reali ed attuali, ha arricchito sicuramente il ristretto pubblico reatino.