Lo scorso 19 novembre è andato “fuori scena” per la stagione danza del “Teatro Biblioteca Quarticciolo” lo spettacolo “Anima” tratto dalla rassegna “Diffondersi (i luoghi del possibile)”.
Questa rappresentazione drammaturgica, più che spettacolo di danza, “Made in Deutschland” è stata proposta per la prima volta in Italia. Scritto e realizzato da Emanuele Soavi INcompany, il quale ha immaginato il tutto al di fuori del teatro, e più nello specifico in due appartamenti poco distanti da esso. Nel percorso per raggiungerli, “noi” del pubblico eravamo sottoposti alla visione di filmati, come fossero indizi su ciò che stava accadendo. Non saprei ricostruire con chiarezza la trama dello spettacolo, quanto più ciò che accadeva e le sensazioni che provavo. Come tematica principale a me è arrivata principalmente la morte e la pazzia. Questo purtroppo, non mi ha ben predisposta alla fruizione. La trama poteva essere ricondotta alla ricostruzione della dinamica della morte dei due protagonisti (un uomo e una donna) o a una macabra ed inquietante caccia al tesoro alla scoperta della verità. Non credo che ci sia stata la volontà di confezionare un significato univoco e assoluto, quanto più lasciare la rappresentazione aperta allo spettatore, libero di cogliere il significato, provare un’emozione, interpretare un simbolo, cogliere dei particolari secondo il suo personale percorso. Gli attori, più che danzatori in quanto non c’è stata alcuna danza comunemente intesa, erano supportati da proiezioni multimediali video e audio. Nel primo appartamento in subbuglio, una donna sdraiata sul letto in preda a convulsioni. Dagli oggetti presenti in casa era palesemente una collezionista di farfalle, tanto che poi si è identificata in una di esse tentando un volo dalla finestra. Nell’altro appartamento, sito in un’altra palazzina del vicinato, dominava l’odore dei fiori tipico dei cimiteri, il protagonista, un uomo questa volta, con indosso un grembiule da cucina, nell’intento di cucire con ago e filo un cuore (di maiale) sanguinante e puzzolente, che successivamente ha poggiato sul suo sterno adagiandosi come morto sul letto. Diverso, troppo all’avanguardia, scomodo, dislocato e inquietante, ecco come lo definirei.