Al Teatro Eliseo, dal 26 al 31 gennaio, Nicola Piovani ripropone una delle sue più belle creazioni, i “VIAGGI DI ULISSE”, un “Concerto mitologico per strumenti e voci”, da lui scritto e diretto al pianoforte, con la collaborazione dell’Ensemble Aracolei.
Il Maestro Piovani racconta l’eroe dal “multiforme ingegno” e riporta tra noi questo viaggio mitologico, quello di un naufrago che spinge sé stesso, i suoi compagni e noi che lo seguiamo nelle sue avventure, ad andare oltre e superare quelle “Colonne d’Ercole”, che conducono nell’ignoto ed eroico viaggio senza ritorno. E tutto è musica.
Tutto si fa musica perché il concerto è di strumenti, di voci alla lettura dei grandi poeti del passato, da Omero e Tasso a Joyce, Saba, Kavafis, ma anche di immagini, i disegni di Milo Manara. Tempo di accordare gli strumenti, così come Ulisse accordò il suo grande arco, e siamo già in mare sedotti dal canto delle Sirene.
Tramite l’episodio del canto delle Sirene, Piovani ha voluto dimostrare che in Ulisse c’è molta più musica di quanto si immagini. Lui che vuole conoscere ogni cosa, anche ciò che è al di là dello scibile, a lui Circe consiglia di otturare le orecchie ai compagni di viaggio, ma lui no, lui vorrà ascoltare quel “canto tenero e struggente che seduce” delle Sirene, che in realtà sono demoni assassini. Ma il loro canto di seduzione qui è forse il più emblematico di tutte le curiosità in cui si imbatte il nostro eroe, perché quello che spinge Ulisse a viaggiare, sprezzante del pericolo, non è altro che il suo spirito sedotto dalle meraviglie possibili da indagare.
Sebbene non dimentichi mai la sua patria, Ulisse è destinato al viaggio. “Sempre devi avere in mente Itaca” ma “non affrettare il viaggio;/ fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio / metta piede sull’isola” perché “Itaca ti ha dato il bel viaggio, / senza di lei mai ti saresti messo sulla strada” (Costantino Kavafis, Itaca). E come ricorda Umberto Saba, dando voce al suo Ulisse in prima persona: “Oggi il mio regno / è quella terra di nessuno. Il porto / accende ad altri i suoi lumi; me al largo / sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.”
Queste le parole di un naufrago avvinto dalla seduzione del naufragio stesso, di uno spirito indomabilmente sedotto ad oltrepassare quei limiti che Ercole pose nell’oceano aperto e che “quei segni sprezzò di veder vago e di saper, Ulisse.” (Torquato Tasso, la Gerusalemme Liberata). Ad illustrare questo scenario, i disegni di un maestro della seduzione figurativa quale è Milo Manara, che oltre ai personaggi femminili delle sirene e di Penelope/Molly Bloom, sa sedurre lo sguardo di chi contempla le sue opere anche nel raffigurare il ciclope Polifemo, di spalle con metà del volto coperto, e al volto di Ulisse ha dato i lineamenti di uno dei più grandi artisti sedotti dalla vita e dalle esperienze conoscitive e pionieristiche nel campo del cinema, Pier Paolo Pasolini.
La stessa musica composta dal maestro Piovani è una musica che si lascia sedurre a proseguire. I vari strumenti seguono un flusso di coscienza non molto diverso da quello di Molly Bloom nell’ “Ulysses” di Joyce. Molly che rispetto alla Penelope di Omero è molto meno fedele, molto più sensuale, di cui ascoltiamo i suoi pensieri passionali tramite la traduzione in dialetto napoletano di Armando Pugliese, e interpretata dalla bravissima Chiara Baffi. Le varie armonie della musica, a volte semplici come favole per bambini, altre più complesse, all’interno di esse mantengono un andamento sostenuto, un vento in poppa per il quale il navigante non conosce sosta, e i musicisti stessi vengono coinvolti in un concerto in cui devono attingere ai loro multiformi ingegni e cambiare suoni e strumenti a seconda della necessità imposta dal viaggio stesso.
Così ci avviciniamo verso la fine inevitabile del viaggio, dove non c’è più il mare in cui continuare a navigare, dove non c’è più nulla se non la stessa voglia di superare l’ennesima soglia. E Nicola Piovani ci suggerisce che lì, mentre la nave di Ulisse viene inghiottita dalle onde e con essa tutti i suoi compagni, lì oltre le colonne d’Ercole convenzionalmente poste sullo stretto di Gibilterra, la Gibilterra dove Joyce fa nascere Molly Bloom, lì Ulisse quando capisce che il suo viaggio è ormai finito, riesce ad udire di nuovo il canto seducente delle Sirene, quel canto che solo lui tra tutti gli uomini poté ascoltare e di cui poté innamorarsi, così come solo lui tra tutti gli uomini ebbe l’ardire di oltrepassare anche quell’ultimo limite. E così come inizia, finisce la lettura musicale del Maestro Nicola Piovani, col canto delle Sirene.
dal 26 al 31 gennaio
VIAGGI DI ULISSE
Concerto mitologico per strumenti e voci registrate
ORARI SPETTACOLI
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.00
domenica ore 16.00
spettacolo fuori abbonamento