VERDI E IL CINEMA @Caracalla Festival 2023: immagini riemerse dalla memoria

Nella formidabile cornice del Caracalla Festival, alla presenza del Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Dott. Francesco Giambrone, abbiamo assistito alla prima serata di proiezioni della rassegna cinematografica VERDI E IL CINEMA ospitata presso il Teatro del Portico, arena estiva posta alle spalle del Teatro Grande, cuore pulsante della prestigiosa manifestazione romana. La rassegna, che propone film poco conosciuti ispirati al compositore di Busseto, è stata curata da Giuliano Danieli e Simone Caputo in collaborazione con CSC – Cineteca Nazionale.

VERDI E IL CINEMA: una rassegna cinematografica preziosa

Al già ricco cartellone del Caracalla Festival 2023 si aggiunge una nuova perla: oltre alle proposte, sempre di qualità, relative a spettacoli di lirica, concerti, danza e mostre fotografiche, per la prima volta, quest’anno, viene proposta al pubblico anche una interessante rassegna cinematografica relativa a pellicole del passato e del presente ispirate alla vita e alle opere di Giuseppe Verdi. La proiezione alla quale abbiamo assistito il 26 giugno ha proposto due film: Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria di Giuseppe Liguoro e Macbeth Neo Film Opera di Daniele Campea. Le altre due proiezioni che avranno luogo, sempre alle 21,15, il 29 giugno e il 3 luglio, vedranno sullo schermo rispettivamente, Il film La Traviata (1954) di Franco Enriquez e Sulle orme di Verdi (1947) del regista Luciano Emmer, e Il Trovatore (1949) di Carmine Gallone e il documentario Terra del melodramma (1947) di Vittorio Carpignano.

GIUSEPPE VERDI NELLA VITA E NELLA gloria: un’immagine verdiana

Per la sua alta valenza documentaria, la rassegna VERDI E IL CINEMA, ha aperto i battenti, a ragione, con il film, o meglio, ciò che ne resta, GIUSEPPE VERDI NELLA VITA E NELLA GLORIA, prodotto nel 1913, a cento anni dalla nascita del maestro, e considerato il primo film avente il musicista come protagonista. La pellicola, restaurata nel 2013, in occasione del bicentenario dalla nascita, in origine era di una durata di 70’: la parte recuperata e proiettata nella rassegna registra invece una durata di 32’.

Il film, ovviamente muto, proiettato con musiche originali commissionate a Vincenzo Ramaglia è suddiviso in quattro epoche della vita di Giuseppe Verdi: la prima infanzia, forse la parte più estesa, nella quale si assiste ad un Verdi in fasce che la madre nasconde dalla violenza di un saccheggio militare ma dove si mostra anche la precoce vocazione per la musica in un ambiente rurale dove tra musicisti girovaghi, le lusinghe dell’organo della chiesa a la spinetta avuta in regalo dal padre Carlo, il giovane Giuseppe comincia a manipolare la materia musicale. La seconda epoca mostra la mancata ammissione al Conservatorio di Milano, il matrimonio con Margherita Barezzi e il periodo di crisi sopraggiunto con la morte di questa e dei figli. La terza epoca è quella della gloria sopraggiunta con il successo del Nabucco, opera che gli donò anche una serenità sentimentale, ponendo sulla sua strada la soprano Giuseppina Strepponi, prima interprete del ruolo di Abigaille nella premiere del 1842. Infine, la quarta epoca mostra il Verdi vegliardo, divenuto mito nazionale ancora in vita.

GIUSEPPE VERDI NELLA VITA E NELLA gloria: sperimentazione tra musica e immagini

Valore aggiunto della proiezione del film d’epoca si rintraccia nel commento musicale di Vincenzo Ramaglia, compositore, musicologo e docente di linguaggio audiovisivo, che attraverso la manipolazione elettronica di materiale sonoro proveniente dal repertorio verdiano si è inserito perfettamente nell’idea di frammentarietà data dal film, senza per altro provocare una perdita di coerenza espressiva, realizzando così un commento musicale appropriato, misurato, non didascalico, ma che in alcuni momenti (la Sinfonia del Nabucco riproposta nel momento nel quale Verdi aveva in mano la partitura dell’opera omonima) è riuscito a conferire  forza alle immagini. I frammenti compositi del film assumono così, una duplice funzione culturale. Se da un lato, rivestono una rilevante importanza come documento storico del cinema, dall’altro, attraverso il commento musicale di Ramaglia, divengono allo stesso tempo, un punto di partenza e un punto di approdo per la creatività contemporanea che, con una buona dose di lungimiranza, riesce a coniugare il passato con il futuro.

MACBETH NEO FILM OPERA: benvenuti nel mondo delle ombre

Preceduta da una breve presentazione da parte del regista, Daniele Campea e dall’attrice che ha interpretato il ruolo di Macbeth, Susanna Costiglione, ha avuto luogo la proiezione del mediometraggio (50’) MACBETH NEO FILM OPERA. Il film presentato al Taormina Film Festival 2017, si pone come un interessante audiovisivo dove il termine NEO sta proprio a significare la volontà del regista di proporre una rivisitazione sperimentale della tragedia Shakespeariana. L’attenzione di Campea si sofferma nella volontà di potere di Macbeth, che spinto dalla moglie, assassinerà Duncan, Re di Scozia, al fine di ricoprire il suo posto. Dove la sceneggiatura sembra più riuscita è proprio nel rappresentare i tormenti interiori dell’assassino, che vivrà il resto dei suoi giorni assediato dai fantasmi partoriti dal suo gesto che gli faranno perdere il sonno. Il film termina con l’uccisione di Macbeth da parte di MacDuff e la conseguente salita al trono di Malcom.

MACBETH NEO FILM OPERA: l’incubo è servito sullo schermo

Campea per rendere visibili gli incubi del protagonista sceglie visivamente un bianco e nero molto contrastato dal sapore espressionista dove i piani vengono deformati da una ridottissima profondità di campo che lascia emergere solo i volti in primo piano rendendo lo sfondo offuscato, al pari della mente di Macbeth. Anche le riprese, realizzate probabilmente con camera a mano, rendono l’immagine instabile aumentando in questa direzione il senso di precarietà di quegli esseri umani perversi e rendendo drammaticità alle loro scelte. Interessanti i commenti musicali elaborati elettronicamente, tratti da opere verdiane come il Macbeth, il Requiem e il Te Deum. Il film di Campea, opera prima del regista classe 1982, si configura come un audiovisivo di sicuro impatto dove convergono con pari dignità cinema, musica e teatro, e dove, è anche vero, il pensiero conduce alla forza visiva delle splendide ed evocative immagini in bianco e nero di Bela Tarr e in misura minore di Orson Wells. Per concludere non possiamo che esclamare: buona la prima!

Visto il 26 giugno 2023

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