Abbiamo visto con piacere THE BEAT BOMB il documentario del regista milanese Fernando Vicentini Orgnani dedicato alla figura del poeta recentemente scomparso Lawrence Ferlinghetti e all’avventura artistico-intellettuale della Beat Generation. Il documentario è frutto di una produzione italo-argentina, di 39FILMS e Romana Audiovisual, in coproduzione con Luce Cinecittà e sarà proiettato al Torino Film Festival come film fuori concorso nella categoria Ritratti e paesaggi il 27, 28 e 29 novembre 2022.
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THE BEAT BOMB: un viaggio nel mondo della Beat Generation

The BEAT BOMB si presenta come un viaggio documentario che ha come limiti temporali il 2007 e il 2021, anni che segnano rispettivamente il primo incontro del regista con Lawrence Ferlinghetti a San Francisco, e passando per incontri in tappe intermedie, si conclude con i momenti che seguono la morte del poeta avvenuta per l’appunto il 22 febbraio 2021 all’età di 101 anni.
Il docufilm inizia procedendo a ritroso andando a documentare il Ferlinghetti Day del 2021 organizzato in una malga trentina che produce il formaggio tanto caro al poeta statunitense: la cinepresa indugia su un gruppo di amici che tra un boccone di polenta e un reading poetico ricordano aneddoti e tratti caratteriali del poeta. I festeggiamenti non finiscono qui: ci si sposta nel 2019 a San Francisco dove la camera di Vicentini Orgnani riprende i festeggiamenti organizzati dalla comunità alternativa vicina al poeta in occasione del suo centesimo compleanno, circostanza questa utile per un reading presso la City Lights, libreria da lui fondata nel 1953, del suo ultimo libro dal titolo Little Boy, se vogliamo un’autobiografia romanzata di un uomo vecchio nel corpo ma giovane nell’anima, nel quale il poeta riprende per l’ultima volta la sua visione della vita.
THE BEAT BOMB: testimonianza di un’epoca

Il viaggio visuale nel tempo e nello spazio di Vicentini Orgnani propone un’indagine non solo sulla personalità di Lawrence Ferlinghetti ma anche nel pensiero del movimento della Beat Generation e lo fa attraverso un racconto ben congegnato che si serve della testimonianza diretta di persone che hanno vissuto quei tempi, che hanno fatto esperienza dall’interno di un movimento che faceva della poesia, dell’attenzione al sociale a alla pace, della parità di genere, di nuove possibilità espressive incoraggiando gli individui a percorrere strade nuove, del fare scelte che non collimavano con il sogno americano, la propria bandiera identitaria. THE BEAT BOMB non è però soltanto un soliloquio nostalgico sui bei tempi andati, bensì racconta anche l’America dell’attualità, o meglio, i forti squilibri sociali di un paese che tende a mostrare solo la sua faccia migliore occultando i costi sociali prodotti da un capitalismo guidato da un comparto militare-industriale sempre più privo di scrupoli.
THE BEAT BOMB: un flusso poetico tra musica e immagini

Il lavoro di Vicentini Orgnani realizzato per documentare attraverso testimonianze l’avventura umana di Ferlinghetti risulta essere equilibrato e di facile fruizione, dove si avverte, sia dalle riprese che dal montaggio, una certa predisposizione legata ad un’idea di ricordo affettuoso che proprio attraverso le immagini giunge allo spettatore in maniera garbata. Ciò che concorre in maniera determinante a questo scopo è la meravigliosa colonna sonora realizzata dal quartetto formato da Paolo Fresu alla tromba, Dino Rubino al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso e Daniele Di Bonaventura al bandoneon. I tredici brani originali dalla tinta crepuscolare, che danno profondità alle immagini attraverso la creazione di un immaginario sonoro paritetico a ciò che si vede sullo schermo, prendono i titoli dalla poesia “Autobiography” e da altri testi scritti da Ferlinghetti. Probabilmente non poteva essere fatta scelta migliore, in primo luogo perché i brani sembrano essere il risultato della creatività di un Paolo Fresu molto ispirato e riflessivo e poi perché il jazz, soprattutto quello prodotto da Charlie Parker e dal primo Miles Davis, sembra essere stato il germe ispiratore di figure carismatiche della Beat Generation come Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Inoltre, merita di essere sottolineata la coerenza espressiva tra musica e immagini stabilita anche da una collaborazione di vecchia data tra Vicentini Orgnani e Fresu iniziata nel 2002 con il film “Ilaria Alpi – il più crudele dei giorni” e proseguita con altre opere successive firmate dal regista milanese.
THE BEAT BOMB: un docufilm necessario
Un docufilm dai toni intimi e dagli accenti nostalgici, quindi, che mentre ripercorre le vicende di Lawrence Ferlinghetti come poeta, pittore e attivista culturale della Beat Generation, delinea anche un quadro abbastanza desolante della realtà attuale dove sembra che l’arte e la poesia non abbiano più nessuna possibilità di incidere nel tessuto sociale come avvenuto spesso nei decenni passati. La proposta di Fernando Vicentini Orgnani sembra invece dirci quanto sia necessario al giorno d’oggi cedere a quelle azioni poetiche che possano aprire ignoti percorsi che portano in dote con loro nuovi paradigmi della realtà, vere oasi dell’anima per l’individuo contemporaneo. Per dirla con le parole di Lawrence Ferlinghetti: «La poesia è la notizia dalle frontiere della coscienza».
THE BEAT BOMB
Regia e sceneggiatura di Ferdinando Vicentini Orgnani
Fotografia: Renato Favro, Ferdinando Vicentini Orgnani
Montaggio: Alessandro Minestrini
Musica: Paolo Fresu
Produzione: 39Films, Romana Audiovisual, Laser Digital Film, Luce Cinecittà. Realizzato con il contributo del Ministero della Cultura
Distribuzione: Luce Cinecittà