Erano altri tempi! E lo erano per davvero! Navigavamo su internet con i modem da 56k in su, oppure negli internet point. Sul web si sperimentava, si ideava e pubblicava. I quotidiani facevano la comparsa online timidamente; erano gli anni di siti sviluppati in html e i primi open sources.
In questo contesto nasce Gufetto. Da un'idea mia e di Ilario Pisanu, dalla nostra voglia di scrivere e comunicare, lui di musica, io di libri, cronaca. Gufetto era un nome simpatico, non dava subito l'idea di essere un giornale online, ma metteva la giusta curiosità per andare a vedere di cosa si trattava. Ed ecco le prime pagine: una home, una sezione musica (bloodflower zone), libri, alle quali si aggiunsero cinema, teatro, viaggi. Man mano che cresceva la popolarità, crescevano le cose da seguire.
Dalla mia esperienza, penso che se oggi in Italia hanno preso piede le testate online, è grazie non solo a chi ha avuto l'intuizione di "spostare" l'informazione sul web, ma soprattutto grazie ad alcuni uffici stampa di case editrici, discografiche, cinematografiche, teatri che hanno avuto la lungimiranza di credere nel futuro dell'online.
Se c'erano molti uffici stampa che ignoravano il web, c'erano altrettanti che ci presero subito in simpatia dandoci una grossa mano a crescere. Penso alla Mondadori, alla Sony, alla Carosello, BMG, Lucherini Pignatelli, solo per citarne alcuni.
Indimenticabili furono le interviste e le chiacchierate al telefono con Rettore, i Negramaro alla vigilia della loro prima partecipazione a San Remo, a tanti allora esordienti, oggi scrittori affermati.
La nostra linea era quella di puntare sugli emergenti, una scelta che ha premiato noi e loro in termini di visibilità. È stata un'esperienza piena, intensa, che rifarei scelta dopo scelta; forse non oggi, perché per farsi conoscere bisogna avere alle spalle un grosso editore con i soldi oppure si deve sgomitare per ritagliarsi la propria "nicchia".
Da questo articolo, vi proporremo alcune interviste "storiche" che a rileggerle oggi, fanno forse un po' sorridere, ma anche riflettere. Sono parte della nostra storia (come testata) e della storia culturale del paese che nel nostro piccolo abbiamo contribuito a costruire.