Venerdi 29 Novembre 2019 si è aperta la sesta edizione di Scampia Storytelling, il progetto di ICWA (Italian Children’s Writer Association) nato nel 2014 per portare la lettura e le storie nelle scuole più o meno disagiate del Paese e per dare la possibilità di raccontarsi ai giovani delle periferie d’Italia. Il punto di partenza è stato il quartiere di Scampia: dal novembre 2014 infatti Scampia è diventato un laboratorio di narrazione, un posto di storie da raccontare e da raggiungere da vicino e da lontano. Una mattinata di lettura, accompagnata da arti visive, musica e danza che da quest’anno incomincia a viaggiare arrivando anche in una periferia lombarda, a Varese. E per il primo anno l'evento collabora con il CRIF, il centro di ricerca filosofica dell'università di Napoli. Gufetto ha incontrato la curatrice dell'evento Rosa Tiziana Bruno.
Come inizia il progetto di Scampia Storytelling?
L'idea è venuta all'associazione italiana scrittori per ragazzi (ICWA, ndr): durante una riunione ci siamo confrontati sulla necessità di diffondere la lettura nei posti dove la lettura fa fatica ad arrivare, cioè nelle periferie e abbiamo scelto poi la periferia di Scampia come luogo da cui iniziare questo percorso. Poi l'associazione ha dato a me l'incarico di curare la direzione artistica di questo festival per cui mi sono attivata subito per organizzarlo. L’ospite speciale di Scampia Storytelling 2019 è lo scrittore Guido Sgardoli, vincitore del Premio Strega Ragazzi 2019, poi parteciperanno anche Cristina Bartoli, Gianluca Caporaso, Patrizia Ceccarelli, Emanuela Da Ros, Viviana Hutter, Claudia Mencaroni, Flavia Moretti, Cristina Nenna.
Hai avuto delle difficoltà, degli ostacoli quando è partito il progetto? Quanto è stato difficile avere la fiducia delle persone del quartiere?
È una bellissima domanda. Più che dei bambini e dei ragazzi è stato difficile avere la fiducia degli adulti. Quando siamo arrivati a Scampia nessuno ci conosceva e abbiamo portato la lettura, i libri e la nostra presenza ma c'è da dire anche che le periferie, soprattutto quelle note come Scampia, spesso diventano un palcoscenico che offre l'occasione a chi lo desidera di farsi una certa pubblicità. Se succede questo è evidente che qualcuno che poi arriva a proporsi come portatore di novità viene guardato con un po' di diffidenza e penso che questo sia normalissimo. La diffidenza nei nostri confronti è venuta meno nel momento in cui loro si sono accorti che noi torniamo. Non siamo venuti qui una tantum per farci pubblicità ma torniamo e manteniamo con loro un filo costante. Questo ci ha resi parte di Scampia pur non abitando qua siamo talmente accolti e attesi che ormai ci sentiamo tutti di Scampia in qualche maniera. Quando finiscono i laboratori, i bambini chiedono a ogni scrittore “Quando torni?” Nessuno stratagemma per catturare la fiducia, semplicemnte con la costanza e con la sincerità d'animo abbiamo sciolto i nodi. È stata dura ma ce l'abbiamo fatta.
Pensi che ci sia una valenza catartica in questo bisogno che Scampia ha di raccontarsi?
Sicuramente non è solo uno scambio di storie. Stamattina i bambini ci hanno accolto con una serie di racconti su come funziona la loro scuola, su cosa fanno a scuola la mattina, su quello che hanno elaborato leggendo i libri che noi abbiamo donato, per cui è uno scambio di storie: noi raccontiamo e loro raccontano. Ma la narrazione è anche un percorso attraverso il quale riflettere su sé stessi, oltre che farsi conoscere dagli altri: quindi in questo scambio c'è la chiave del cambiamento. Nell'isolamento nessuno cambia, ci si abbrutisce, è necessario uscire dall'isolamento per tutte le periferie, non solo per Scampia, che vivono in una situazione di emarginazione dal centro attivo della società, quindi narrare è un modo per uscire dall'isolamento.
Quest'anno avete raggiunto anche altre periferie…
Quest'anno per la prima volta mi è venuta quest'idea di allargare a un'altra periferia perchè in realtà il progetto è destinato alle periferie, non solo a Scampia. Scampia è stato il punto di partenza. Le energie sono sempre limitate, la nostra associazione si muove senza prendere fondi da nessuno quindi abbiamo risorse ed energie limitate perchè ognumo di noi ha la sua vita intensa sia dal punto di vista professionale che privato. Dedicarsi anima e corpo a un progetto per farlo crescere sul territorio nazionale non è cosa semplice, comunque quest'anno ho ritenuto che fosse urgente iniziare finalmente ad allargare ad altre periferie per cui contemporanemante noi eravamo qui a Scampia oggi a fare quello che facciamo di solito e c'era anche una parte di scrittori di ICWA nella periferia di Varese a fare la stessa cosa . È il primo anno che lo facciamo speriamo di allargare anche ad altre periferie.
Quindi le periferie sono tutte uguali? O hanno delle peculiarità?
Indubbiamente non esiste un individuo uguale a un altro e quindi non può esistere un luogo uguale a un altro ma allo stesso tempo le periferie hanno un comune denominatore: l'isolamento, che è la molla che ci spinge ad andare incontro alle periferie. Il mio sogno non è quello di portare la periferia verso il centro ma il centro verso la perferia: chi vive nelle periferie ambisce sempre al centro, che è visto come il luogo del Bengodi, il luogo dove tutto è più bello, tutto è sfavillante e scintillante, cosa che poi spesso non è nemmeno vera, ma è visto così. Viceversa non accade mai che chi abita in centro desideri andare verso la periferia: il mio sogno è che invece avvenga questo scambio. Il centro non ha nessuna idea della periferia, la periferia è lo stanzino chiuso a chiave all'interno del quale può succedere qualsiasi cosa ma non mi riguarda: il fatto che non ci si interessi di quello che succede nelle periferie è molto grave perchè non è solo una questione morale: è proprio una questione di ricchezza che si perde, non è possibile vivere in questo reciproco isolamento perchè questo poi paralizza lo sviluppo di una società.
Che ricaduta ha avuto il boom mediatico su Scampia tra i suoi abitanti?
Quello che posso dire da quando opero con questo Festival è che gli adulti sono piuttosto infastiditi da un'attenzione che ricevono in nome di una peculirità che è esclusivamente negativa: i riflettori sono puntati su Scampia solo perchè è un postaccio. Ma Scampia è tante cose insieme quindi questa etichetta, che è uno stereotipo, agli abitanti del quartiere dà fastidio ma penso sia normalissimo. D'altro canto è anche vero che questi riflettori almeno in passato hanno portato una sorta di ripulitura di certe situazioni per cui se prima Scampia era una grossa piazza di spaccio adesso non lo è più proprio per questa attenzione puntata sul quartiere grazie ai canali dei media. Quindi ci sono state conseguenze positive e negative insieme.
Per parlare di Scampia come di qualunque altro posto devi esserci stato. Non facendo il giro in macchina, come molti fanno, blindati dentro coi finestrini alzati, la frase scritta sui muri “Le vele non sono uno zoo” si riferisce a questo. Per parlare di Scampia dovresti averci messo piede almeno una volta. C'è chi ha scritto libri, chi dirige fiction, chi gira film senza esserci mai venuto.
Perchè la letteratura per ragazzi è importante oggi?
La letteratura tutta è importante perchè leggere apre la mente e se apre la mente vuol dire che ti dà una possibilità per riflettere anche sulla tua vita, su quello che fai, fa prendere contatti con te stesso, con le emozioni, fa capire quello che vuoi, quello che sei, quello che puoi diventare e avere tante alternative davanti a te tra cui puoi scegliere. La letteratura per ragazzi non è un sottogenere, di diverso ha solo che è una letteratura accessibile anche ai più piccoli. La narrazione in forma scritta è diventata letteratura ed esiste da quando l'uomo è sulla terra, un motivo ci sarà per cui l'uomo si racconta da sempre.
Ringraziamo Rosa Tiziana Bruno per la disponibilità dandole i migliori auguri per la prosecuzione di questo importante lavoro!