Al Teatro della Pergola di Firenze, ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, il progetto speciale BUNKER KIEV un atto politico di teatro civile, ideato e diretto da Stefano Massini, che fino a maggio si alternerà con altri attori e attrici in una staffetta di solidarietà per sostenere gli ospedali pediatrici di Kiev e di Mariupol.
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BUNKER KIEV: un’azione civile per risvegliare le coscienze

Per BUNKER KIEV Stefano Massini ci aspetta nel sottosuolo della Pergola, passando per i cunicoli sotto il palco, in quei luoghi che furono rifugio antiaereo per i fiorentini nel ‘44 durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, per condurci in un emozionante e duro collage di testimonianze, racconti e sensazioni autentiche, ricavate da blog, interviste e siti di cittadini ucraini, oggi, vittime insensate di una guerra a un passo da casa nostra. BUNKER KIEV vuole scuotere le coscienze dormienti per ricordarci, al di là dei talk show, dei dibattiti d’opinione, delle previsioni belliche, che a Kiev e in tutto il paese, si muore, e l’unico scampo dalle bombe russe è trovare posto in uno dei bunker che si diramano sotto la città, come ricorda lo spot in tv ogni tre minuti.
Non c’è teatro in BUNKER KIEV
“L’allarme oggi è suonato di nuovo. Qua sotto c’è posto solo per trenta persone. Ti guardi attorno. In tutta Kiev ci sono 4984 bunker.” Oggi abbiamo trovato posto in questo antro buio, accanto a degli estranei, forse siamo vivi, domani non lo sappiamo, non sappiamo neanche se ci sarà un domani, perché in ogni momento i boati possono sconquassare il quotidiano. Il teatro non c’è in questo progetto; la finzione, la messa in scena non hanno spazio, sentiamo palpabile il dolore per la cocente attualità delle parole e dell’atmosfera. BUNKER KIEV – che ha già ottenuto la disponibilità per essere pubblicato e rappresentato in tutta Europa – è una drammaturgia originale di Stefano Massini, unico italiano ad aver vinto il prestigioso Tony Award del teatro americano, e nasce dall’esigenza di continuare quello che da sempre fa il teatro da Shakespeare a Brecht: un’azione politica, al di fuori delle gare retoriche, entrando con le proprie parole nelle coscienze degli spettatori, guardando in faccia la realtà.
Lo spazio sotto terra di BUNKER KIEV
E ci guarda negli occhi al nostro ingresso, Massini, seduto su una panca di legno, tra muri scortecciati, scritte e segni, tubi, fili elettrici, travi, detriti e calcinacci a terra, due flebili lampade a soffitto ad illuminare lo spazio angusto. Prendiamo posto in silenzio uno vicino all’altro, siamo noi quei trenta sommersi o salvati. Lo sguardo duro e penetrante, la mascella rigida, l’aria fredda: come ci si sente sotto terra? C’è un mondo di sopra dove viviamo le nostre giornate di spensierata quotidianità, e un mondo di sotto, laggiù dove va a finire l’acqua piovana quando scorre nei pozzetti, come un imbuto, dove nessuno c’era mai stato fino ad un anno fa. “Non te lo chiedi di sopra dove finisce l’acqua quando piove”. Noi siamo sopra e consapevolmente non ci chiediamo cosa accada sotto a Kiev o Leopoli e in tutte le città dove la guerra divora l’umanità. “È la bestia che è in te che viene fuori, la bestia che vuole salvarsi”. Violenza, odio, sopravvivenza animale, resistenza, egoismo, strategia: nella città invisibile, che si inghiotte l’acqua piovana, non esiste la normalità, non c’è spazio per la pietà per chi rallenta la fila, per chi potrebbe cedere, per la vecchia malata di cuore con il libro di ricette in mano. “La paura chiama la rabbia, anche questo hai scoperto”. La sirena dell’allarme non chiede il permesso, interrompe le vite, come il primo boato dell’ambiente sonoro creato da Andrea Baggio che ci sorprende, ci fa saltare il cuore: trema la luce, tremano le mani, vorremmo credere che si tratti di una favola di gnomi con un cappello rosso in testa; e invece quei suoni, quelle sirene, quegli scoppi, campionati, riprodotti, registrati, in realtà sono veri.
BUNKER KIEV: la narrazione di Stefano Massini

La scelta recitativa è semplice ed obbligata nei quaranta minuti di BUNKER KIEV: una lettura serrata, una confessione in prima persona, una recitazione a mezza voce con lo sguardo sulle facce degli spettatori, “quelle trenta facce che potrebbero essere quelle con cui ti tocca morire”. Restiamo seduti in silenzio nell’ascolto commosso ed emozionato, dove la ripetizione delle frasi, in un susseguirsi di dettagli, verso la discesa lenta nel gelo della realtà, permette a Massini di stabilire un contatto con i trenta sconosciuti che lo circondano, dandoci il tempo di sentire l’orrore del racconto: “l’allarme oggi è suonato di nuovo”. La narrazione ci svela una parola dopo l’altra che qui “l’assurdo è normale”. Il bunker è una parentesi di vita “appena entri, vuoi solo uscire”, una sospensione che speri si chiuda presto, è un’attesa, un odore pungente, un insieme di pensieri, anche insensati, una breccia incastrata nella terra dove ti chiedi se stai per morire. Lo spettatore, con un nodo alla gola, esce composto, orfano di applausi, fragile, inutile, in balia delle sensazioni; sulla pelle i fori dei chiodi piantati dalla voce di Massini; negli occhi l’ombra dei sorrisi ignari dei cadaveri sotto il teatro di Mariupol; risuonano più forti i rumori della guerra nel silenzio. “La morte è un sorriso dentro un bunker con un cappello rosso da gnomo in testa e davanti un libro di ricette”.
BUNKER KIEV, visto in anteprima il 6 marzo 2023 al Teatro della Pergola, Firenze
BUNKER KIEV
Progetto speciale nei sotterranei del Teatro della Pergola
testo, ideazione e direzione artistica di Stefano Massini
ambiente sonoro a cura di Andrea Baggio
il brano musicale finale è composto ed eseguito per l’occasione da Piero Pelù