Abbiamo intervistato Mario Biondino, autore insieme ad Andrea Lo Vecchio della pièce teatrale “Qualcuno di Troppo” che ha debuttato al Teatro degli Audaci fino al 9 dicembre. L’abbiamo voluto incontrare nel foyer a fine esibizione, quando l’adrenalina è ancora alta e suoi effetti portentosi; a caldo dunque, quando la temperatura del sangue rende i pensieri meno fluidi, complessi da decifrare ma sicuramente più onesti, meno preparati al tavolino. Appena dopo l’applauso del pubblico, la droga innocua dell’attore che lo mantiene in vita come un malato che si nutre solo di tavole consumate e sipario di velluto. Di seguito, testualmente senza correzioni o censure.
Salvo Miraglia: come ti scaturisce questa grande passione per il Teatro, palpabile già dall’entrata dove non hai battute ma reciti con l’espressione e il corpo da mimo.
Mario Biondino: Non è che io mi reputi questo grande attore o magari lo sono… oppure, non so, questo grande artista: semplicemente per me il teatro è un bisogno ecco, una cosa irrinunciabile, e non potrei vivere a livello umano, a livello profondo facendo qualcos'altro, quindi è questo il motivo che mi fa scaturire questa grande passione: è un bisogno. Un bisogno, non trovo altre parole più giuste. Corrette…
S.M. In un mondo di enorme offerta: calcio, televisione, cinema; si riesce a vivere di Teatro?
M.B. Che dire… se riesco ad unire questo “bisogno incurabile” di cui di parlavo prima con un modo di andare avanti, parlo della vita quotidiana, parlo di sostenere me stesso… allora tanto meglio! Non è facile.
S.M. Mario qual è il significato che hai voluto mettere in rilievo con la tua commedia?
M.B. “Qualcuno di troppo” rispecchia temi attuali che io reputo molto importanti e che credo siano centrali nella discussione sociale che c'è adesso. Nel senso che noi stiamo assistendo a un cambiamento del concetto di coppia ad un'apertura della mentalità verso l'accettazione della legittimità di ogni tipo di coppia, che quindi non è più soltanto la coppia eterosessuale ma è anche la coppia omosessuale o in questo caso nel caso estremo nel paradosso della commedia, abbiamo una coppia bisessuale che quindi già in quanto tale non può più essere di due persone ma lo è di tre; quindi, se vogliamo questo spettacolo è un grande inno alla tolleranza anche se non mi piace questa parola… ecco più all'accettazione. Ecco della "diversità" vista ovviamente come ricchezza ma anche l'idea di… non lo so dire… ecco mettiamola così: il fatto che la diversità è una forma di normalità, e quindi non bisogna sconvolgersi. Questo è; non so se ho risposto alla domanda… spero di sì. Non è facile.
S.M. Si ha risposto e in modo esaustivo. È la prima nazionale o avete già debuttato in altre città o Teatri?
M.B. È la prima volta che si va in scena, sì. Questo è il debutto Romano di questo spettacolo e poi sicuramente lo porteremo in giro all'interno della prossima stagione soprattutto fuori Roma. Quindi questo è il debutto assoluto e devo dire tutti siamo molto, molto… emozionati perché ci siamo resi conto di aver realizzato una sorta di piccola sfida come autori per i motivi che ho detto prima. Quindi io ed Andrea Lo Vecchio, in quanto autori, abbiamo cercato, ripeto, da una parte di essere all'interno della commedia e in parte di stravolgerla e abbiamo tentato di essere naturali in un contesto che è abbastanza paradossale, che è abbastanza grottesco, quindi c'è questo discorso, c’è questa sfida nel testo. La duplicità.
S.M. Quali sono state le difficoltà principali per mettere in scena la pièce?
M.B. Difficoltà? nemmeno troppe: perché non è uno spettacolo che parla di extraterrestri; è uno spettacolo che parla di esseri umani: a me piace molto Terenzio (Publio Terenzio Afro – Cartagine, 190-185 a.C. circa – Stinfalo, 159 a.C.- commediografo romano), la sua frase: «Sono un essere umano e quindi nulla reputo alieno da me» e quindi non c'è stata una vera difficoltà a livello attoriale perché i personaggi sono chiari, sono chiare le loro intenzioni e cosa vogliono soprattutto, a cosa ambiscono, ambiscono tutti alla felicità. Questo è il punto, e questo è anche il motivo per cui i personaggi si fanno del male e forse la vera difficoltà è stata nella scrittura perché non ci sono dei modelli a cui attingere e quindi abbiamo dovuto veramente inventare quasi di sana pianta un genere che sicuramente da una parte attinge al genere della tragicommedia piuttosto che alla commedia all'italiana.
S.M. È a tuo vedere una situazione realistica, quella che accade nella commedia? Un triangolo a tre a persino bisessuale?
M.B. C'è questo discorso…di essere realistici e quindi anche emotivi, immediati… ma in un contesto che realistico non è, perché è un assurdo pensare nella realtà una situazione del genere.
S.M. Secondo te è molto più difficile far ridere che piangere?
M.B. … Giustamente far piangere sono capaci tutti; il punto è che sono capaci in molti a far ridere usando sempre gli stessi escamotage, sempre le stesse battute; ma far ridere in un modo diverso… questo non è da tutti. Magari anche riuscire attraverso la risata a suscitare un sentimento quasi doppio, quasi contraddittorio: quindi ridere di cose di cui alle volte ci verrebbe quasi da piangere o persino da riflettere. Nella commedia c'è molto, si parla di cinismo; in questo senso la commedia è una commedia cinica.
S.M. Possiamo dire che è per te come autore, un momento di cambiamento?
M.B. Per me è un momento particolare. Io vengo dal teatro sperimentale, quindi so cosa vuol dire fare degli spettacoli e ritrovarsi un pubblico che dice «sì sì bello… ma non c'ho capito niente». Ecco, noi volevamo il soggetto fosse fruibile ma che non fosse neanche scontato, banale; allora a forza di parlare è uscita questa idea, ed è un'idea che ci ha attratto molto perché poteva essere uno spunto comico ma al contempo potevamo davvero descrivere una fetta di realtà che non viene descritta e accettata da molti, dalla morale pubblica.
S.M. Il testo ha subito cambiamenti e se sì, quanti cambiamenti e quando, durante le prove o in fase di scrittura?
M.B. No durante le prove ma in fase di scrittura tanti cambiamenti. Tantissimi…
S.M. Quanto è durata la scrittura?
M.B. E’ durata più di un anno la fase di scrittura. All'inizio lo spettacolo aveva delle componenti davvero diverse, alcune devo dire anche molto più pesanti, non ne voglio parlare, però, davvero, così tragiche… e soprattutto la parte che ha subito più cambiamenti è il finale: perché ripeto… non volevamo essere banali, nè volevamo far finire lo spettacolo in un modo esageratamente diverso dalla prima stesura. Come posso dire? alternativo, quindi il finale è la cosa sulla quale ci siamo interrogati più di tutto il resto.
S.M. Lasciamo il finale a sorpresa per chi verrà a vedervi… È complicato scrivere a due mani?
MB E’ un compromesso, un po’ come la vita credo… Un autore scrive qualcosa poi l’altro dice la sua. È stata una battaglia ma anche uno stimolo a fare: alla fine ha vinto il buon senso mio e di Andrea. Su alcune cose ho ceduto, su altre ho tenuto il pugno duro e anche lui ha fatto lo stesso credo…
S.M.Com’è lavorare con Andrea Lo Vecchio?
M.B. E’ una persona con un bagaglio professionale e umano enorme, ha lavorato con i più grandi dalla Carrà a Zero. Viene da un altro mondo ma alla fine è un uomo di spettacolo, quindi parliamo la stessa lingua!
S.M. Ho notato che il primo tempo è un po’ lento? È voluto?
M.B. Assolutamente sì, non amo dare tutto e subito al pubblico. Mi piace prepararlo e sorprenderlo. È quello, lo sai, che gli attori e drammaturghi chiamiamo: crescendo!
S.M. Capisco. Grazie Mario a te e alla tua compagnia della piacevole serata!
M.B. Ti sei divertito, ha passato una serata piacevole?
S.M. Certo che sì!
M.B. Il mio fine è questo: divertire, incuriosire chi viene a vedermi, a vederci. L’importante è che se ne parli… W il Teatro!
S.M. W il Teatro.
INFO:
QUALCUNO DI TROPPO
Soggetto e scrittura: Mario Biondino e Andrea Lo Vecchio
Regia: Flavio Marigliani
Interpreti: Andrea De Rosa, Andrea Lo Vecchio, Flavia Martino, Mario Biondino
Costumi: Monica Raponi
Musiche: Andrea Lo Vecchio
Riprese video: Giuliano Mottola
Produzione: CTPhi
Ufficio stampa e promozione: MaxPal
Dal 29 novembre al 09 dicembre
Tutti i giorni ore 21- domenica ore 18 – lunedì, martedì e mercoledì riposo
Teatro degli Audaci – Via Giuseppe De Santis, 29 – 00139 RM