VIVALDI-PIAZZOLLA @Teatro Torlonia: la rivelazione del ritmo

Il 15 maggio 2022 in una bella giornata tardo-primaverile con un clima quasi estivo, presso il Teatro Torlonia di Roma, vero gioiello posto all’interno di Villa Torlonia, nel contesto della rassegna La musica è una cosa meravigliosa, si è svolto il concerto ANTONIO VIVALDI E ASTOR PIAZZOLLA. La Roma Tre Orchestra, dei due autori, ha eseguito rispettivamente, Le quattro stagioni e Cuatro estaciones porteñas. Violino e chitarra solista Leonardo Spinedi, mentre la narrazione è stata a cura del filosofo Stefano Catucci.

VIVALDI e PIAZZOLLA: il ritmo alla base del discorso musicale

L’inizio del concerto è stato preceduto da un intervento denso di significato ad opera del Professor Stefano Catucci, docente di Estetica presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha evidenziato in maniera chiara e gradevole come il nesso comune ai due brani proposti in concerto fosse proprio il senso del ritmo e come questo sia in realtà l’elemento fondamentale alla base della vita. Tuttavia, le connessioni non terminano qui, in quanto altro elemento di unione è proprio la musica, capace, secondo le intenzioni di Catucci, di mettere in connessione l’uomo con la natura proprio attraverso il ritmo. Questo è assolutamente vero nelle Quattro Stagioni di Vivaldi, primo esempio di musica a programma, che il compositore veneziano scrisse tra il 1720 e il 1723 ispirato in parte dai dipinti del paesaggista Marco Ricci. L’opera al tempo fu innovativa sia perché l’idea era del tutto nuova (si parlerà di musica a programma, quindi descrittiva, solo nell’800) e sia perché Vivaldi nella sua opera ampliò il concetto di concerto grosso ereditato da Corelli, andando a rendere, ad esempio, meno netta la distinzione tra il “solo” e il “tutti” e fornendo partiture in linea con gli intenti poetici della coeva Arcadia letteraria. Altra novità proposta, e che ci riguarda in questa sede, venne dall’uso di una scrittura molto ritmica e incisiva. Discorso analogo si può fare per le Cuatro estaciones porteñas (Quattro stagioni di Buenos Aires) dove Piazzolla, innovatore anch’esso, incentra tutto il discorso musicale essenzialmente nel ritmo del tango presentato in una forma ricca di contaminazioni che si presentano all’ascolto anche attraverso l’uso di effetti sonori ottenuti con un uso non convenzionale degli strumenti.

VIVALDI e PIAZZOLLA: un progetto che parte da lontano

La versione originale delle Cuatro estaciones porteñas prevede un organico costituito da violino, pianoforte, chitarra elettrica, contrabbasso e bandoneon; i quattro brani sono stati scritti nel periodo che va dal 1965 al 1970, e al contrario delle Quattro Stagioni, originariamente non pensati per confluire in una suite coerente. La versione eseguita dalla Roma Tre Orchestra invece è opera della trascrizione del musicista russo Leonid Desyatnikov che nel 1998 aggiunge un’orchestra d’archi alla partitura e crea su richiesta del celebre violinista Gidon Kremer una suite con violino solista composta dai brani di Vivaldi e Piazzolla alternati tra loro realizzando di fatto un concerto comprendente otto stagioni.

VIVALDI e PIAZZOLLA: un solista per due strumenti

Il M° Leonardo Spinedi

Se nelle Quattro stagioni lo strumento solista è tradizionalmente il violino, nelle Estaciones di Piazzolla eseguite in questo concerto, il ruolo di solista è stato assegnato alla chitarra; l’aspetto sorprendente si è rivelato nel fatto che il ruolo di solista sia come violinista che, come chitarrista, è stato ricoperto da un unico interprete: Leonardo Spinedi. Il musicista classe 1984, diplomato in violino con il massimo dei voti presso il Conservatorio Casella de L’Aquila, nel 2007 intraprende un percorso di perfezionamento con Dejan Bogdanovič, trampolino questo che lo porta ad intraprendere una prestigiosa carriera solistica. L’indiscussa formazione musicale di Spinedi ha avuto modo di manifestarsi appieno in entrambi i brani eseguiti: nelle trame musicali vivaldiane fatte di respiri, accenti, dinamiche drammatiche, liriche e onomatopee il violinista ha espresso una marcata personalità musicale che gli ha permesso di mettere in campo scelte stilistiche proprie, originali, senza però eccedere nel virtuosismo estremo caratteristico di alcune interpretazioni, avendo cura, al contrario, di privilegiare una soddisfacente chiarezza esecutiva congiunta ad una espressività matura che ha conferito, ad un brano più che celebre, una fisionomia propria attraverso una lettura interpretativa personale ed appropriata. Nelle Cuatro estacionas porteñas cambia lo strumento solista ma non muta la perizia esecutiva di Leonardo Spinedi che conduce l’ascoltatore dalla Venezia del ‘700 alla Buenos Aires del ‘900 con disinvoltura, usando le dita sulle corde della chitarra come un abile narratore usa le parole, districandosi con maestria nel labirinto denso di ritmiche passioni umane della quale è intrisa la partitura, esprimendo musicalmente una visione calda e intensa dell’opera di Piazzolla. L’impeccabile esecuzione viene esaltata dalla presenza scenica del nostro valido polistrumentista, attore musicale di talento ma dai modi discreti che si pone all’attenzione dello spettatore con una presenza essenziale e al tempo stesso appassionata.

VIVALDI e PIAZZOLLA: una visione della sacralità del ritmo tra natura e umanità

Ancora una volta la Roma Tre Orchestra e la sua direzione artistica, nella persona del Dott. Valerio Vicari, omaggiato dall’orchestra con un bis augurale in occasione del suo compleanno, hanno colto nel segno, riuscendo nell’obiettivo di fare cultura proponendo un concerto denso di motivi di riflessione. Lo spettacolo musicale così confezionato al quale abbiamo assistito, nella sua essenza propone allo spettatore un tentativo di recupero del senso del sacro, e lo realizza senza la necessità di scomodare divinità celesti ma rinvenendolo nella ricostituzione di quel rapporto uomo-natura andatosi ad affievolire nel corso del tempo. Se Vivaldi con Le Quattro Stagioni prende spunto dal ritmo delle stagioni per descrivere la natura, i suoi fenomeni e le attività umane che si relazionano con essa, Piazzolla partendo sempre dalle stagioni, vissute questa volta nell’emisfero australe, indaga i sentieri battuti dalle passioni umane, dalle lacrime che si confondono con la pioggia, dalle storie di mani e corpi che si intrecciano in un tango che vede come palcoscenico la banchina ventosa di un porto. Sotto l’arco scenico del Teatro Torlonia, attori impeccabili che hanno reso tangibile l’immaginazione, un valido solista ed un’apprezzabile orchestra d’archi che si esprimono avendo tra le mani strumenti fatti di legno che un tempo era parte di alberi, organismi viventi vegetali che in questo modo perpetuano la loro esistenza dopo il loro abbattimento, trasformando una caduta in una vittoria e cantando, chiudendo in questo modo il cerchio, la gloria della natura dal loro cambiamento di stato.  

“Viva fui in silvis sum dura occisa securi dum vixi tacui mortua dulce cano”.

Visto il 15 maggio 2022

Teatro Torlonia di Roma

Vivaldi e Piazzolla

ANTONIO VIVALDI, Le quattro stagioni

ASTOR PIAZZOLLA, Cuatro estaciones porteñas

Roma Tre Orchestra

Leonardo Spineda, Violino e chitarra solista

Stefano Catucci, narrazione

Fotografie di Serena Savatonio

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