Lunedi 11 aprile 2022 ci siamo concessi una serata musicale recandoci presso il Teatro Palladium di Roma per seguire il concerto Il sax e l’arte della trascrizione. Sul podio, davanti alla Roma Tre Orchestra, il direttore inglese George Morton e al suo fianco, ospite d’onore, il giovane e talentuoso saxofonista Jacopo Taddei. Il programma della serata ha visto l’esecuzione del Concerto per oboe e orchestra K. 341 di W. A. Mozart e il Concerto per oboe in re maggiore di R. Strauss (versione per sax soprano e orchestra a cura di G. Morton, prima esecuzione assoluta) e una versione per orchestra da camera, sempre ad opera di G. Morton, del poema sinfonico Till Eulenspiegel di R. Strauss.
Il sax e l’arte della trascrizione: un percorso musicale dedicato alla leggerezza

Il percorso musicale nel quale i numerosi spettatori presenti nello storico teatro della Garbatella, sono stati guidati con maestria, si può definire come un sentiero circolare caratterizzato da uno spiccato senso del gioco, o meglio, di quell’attitudine del prendersi sul serio ma con la dovuta leggerezza di calviniana memoria. Un programma del genere cade quanto mai opportuno in un periodo come quello che stiamo vivendo, dove proprio nel momento nel quale si sta uscendo a fatica dal dramma pandemico, ecco che all’orizzonte si disegnano delicate quanto intricate situazioni internazionali con tutte le ignote conseguenze che portano con loro. Tornando alle più confortanti prospettive musicali, gli aspetti giocosi dell’esecuzione si riscontrano nella soave leggerezza mozartiana del primo brano che evolve quasi naturalmente nella gioia movimentata, nelle beffe, nei tiri burloni di Till Eulenspiegel, personaggio folkloristico della Germania del Trecento. La rappresentazione musicale del gioco e dello scherzo si chiude con il Rondò finale e vivace del concerto per oboe in re maggiore di Strauss, musicista, tra l’altro, che amò profondamente il genio salisburghese.
Il sax e l’arte della trascrizione: un giovane talento italiano sul palcoscenico del Teatro Palladium
Il protagonista della serata è fuor di dubbio Jacopo Taddei, talento assoluto classe 1996, che vincendo l’insistenza di chi da bambino voleva iniziarlo allo studio del clarinetto, decide invece di iniziare a suonare il sax nella filarmonica di Portoferraio, suo luogo di origine. I robusti venti elbani rinforzati dal talento lo portano in breve tempo nell’Italia continentale: Livorno, Pesaro, Milano, le città che permetteranno l’evoluzione musicale di Taddei: su tutte forse la più importante sarà proprio la città marchigiana, qui Taddei seguirà i corsi di Federico Mondelci, uno degli artefici dello sdoganamento italiano del sax come strumento adatto al repertorio classico e contemporaneo. Nel 2015 vince il Premio Claudio Abbado per la sezione saxofono, segnale importante, questo, che indica una decisa maturazione artistica che lo porterà a calcare i più importanti palcoscenici nazionali.
Jacopo Taddei: non solo tecnica nelle sue esecuzioni

Il Taddei ascoltato al Teatro Palladium, che si è cimentato nell’esecuzione di due trascrizioni, sembra essere un solista di primo livello. Ciò che colpisce nella sua esecuzione non è tanto la tecnica virtuosistica cristallina, dote appartenente a molti saxofonisti, quanto la sorprendente qualità del suono, che ha avuto modo di palesarsi senza fraintendimenti nell’Andante del concerto per oboe di Strauss, dove i toni affettuosi e carezzevoli della partitura vengono resi egregiamente attraverso un timbro ricco di armonici che riesce a restituire con estremo garbo una compiuta e adeguata intenzione musicale. Lo stile esecutivo di Jacopo Taddei è sempre misurato e si esplica con una disinvolta eleganza che riesce a porgere all’orecchio dell’ascoltatore linee melodiche dominate da una squisita e fresca musicalità. Ciò che maggiormente si nota nell’esecuzione del musicista elbano è il rifiuto di ogni atteggiamento di esaltazione personalistica: presenza educata sul palcoscenico che mostra di sé solo la sua idea artistica, proposito questo degno di ogni buon interprete che venga definito tale.
George Morton: un direttore d’orchestra giovane e affidabile

Il musicista inglese, fondatore e direttore artistico della Rep Orchestra di Sheffield, è stato il vero demiurgo dell’evento: oltre a dirigere l’orchestra, come abbiamo accennato precedentemente, è stato anche l’adattatore del concerto di Strauss per oboe e orchestra nonché il trascrittore del Till Eulenspiegel dalla versione originale per orchestra sinfonica a una versione per orchestra da camera. Sotto il punto di vista direttoriale, Morton ha espresso una direzione sicura attraverso una gestualità essenziale, misurata e di chiara comprensione rifuggendo anch’esso, al pari di Taddei, atteggiamenti stereotipati e futili dagli esiti molto spesso parossistici.
Il sax e l’arte della trascrizione: George Morton abile artigiano trascrittore
Degno di nota anche il lavoro di trascrizione del musicista inglese, che lungi dall’essere considerata un’attività accessoria e secondaria all’arte della composizione, diviene un momento che si colloca tra la creatività artistica e la pura artigianalità musicale, contribuendo spesso a scoprire peculiarità nascoste nei brani e fornire nuovi punti di ascolto. Mentre per ciò che riguarda il Concerto in re maggiore per oboe l’operazione pare completamente riuscita, qualche dubbio lo pone la versione per orchestra da camera del Till Eleunspiegel. L’opera in questione nasce dalla scrittura per orchestra sinfonica tardo-romantica e vede nei suoi punti di forza un ampio uso di complessi impasti timbrici e armonici. La versione di Morton, seppur tecnicamente ben realizzata, cede il passo proprio a livello timbrico e dinamico, in quanto i fiati in organico dimezzati di numero non riescono a tenere il passo con la ricchezza timbrico-armonica che si riscontra nella versione originale. Ne consegue una esecuzione dove i solisti, principalmente corno, clarinetto e violino, si comportano con merito, ma dove tuttavia le escursioni dinamiche orchestrali risultano limitate e dove gli impasti sopra evidenziati non riescono a dare quel carattere necessario all’opera. Tuttavia, crediamo sia doveroso riconoscere una buona dose di coraggio a Morton per aver reso possibile l’esecuzione di una meravigliosa pagina del repertorio sinfonico che raramente si ascolta lontano dalle sale delle grandi istituzioni concertistiche.
Il sax e l’arte della trascrizione: Till Eulenspiegel vive e si rigenera come la gioia
Esattamente come Till Eulenspigel, la cui condanna a morte per la sua irriverenza non ne garantisce la reale dipartita, in quanto il suo leitmotiv esposto dal corno riecheggia ancora nell’aria, così il concerto, dopo i due graditi bis di Jacopo Taddei, rimane nelle orecchie dell’ascoltatore, grato di aver preso parte ad un evento musicale ben progettato sia dal punto di vista tematico che nella sua riuscita tecnico-musicale.
Visto l’11 aprile 2022
Teatro Palladium di Roma
Il sax e l’arte della trascrizione
W. A. MOZART, Concerto per oboe e orchestra K. 341
R. STRAUSS, Till Eleunspigel, versione per orchestra da camera
R. STRAUSS, Concerto in re maggiore per oboe e orchestra
Roma Tre Orchestra
George Morton, direttore
Jacopo Taddei, sax soprano
Fotografie estratte dalla pagina Facebook della Roma Tre Orchestra