In prima assoluta al Teatro Le Maschere di Roma, l’8 novembre 2022 è andato in scena: “IL TESTAMENTO DI BEETHOVEN“, monologo scritto, diretto e interpretato da Luca Mascolo, con l’accompagnamento al violoncello di Donato Cedrone, che indaga l’affascinante e geniale vita del celebre musicista e compositore. Un ritratto dell’umanità che si cela dietro la grandezza della sua produzione musicale. L’opera resta in scena fino al 13 novembre.
Il Testamento di Beethoven: tra storia e drammaturgia

Nel 1802 ad Heiligenstadt, nei sobborghi di Vienna, Ludwig Van Beethoven scrive il suo testamento; è appena trentenne e quella lettera resterà chiusa in un cassetto per altri 25 anni, fino alla sua morte nel 1827. Questa è la storia di quegli anni e di quell’uomo.
Ad oggi, la cosa più struggente e sinceramente umana resta il contrasto tra la musica e l’uomo Beethoven. In questa drammaturgia inedita vediamo Beethoven raccontato da sé stesso e da ciò che di lui ci è giunto dal passato: lo spirito, le nevrosi, il dolore e la solitudine, l’euforia estatica e incontenibile, la legge morale e il cielo stellato.
IL Testamento di Beethoven: interpretazione superlativa di Luca Mascolo

Con una scenografia essenziale ma artisticamente “carica” di quella drammatica esistenza in cui è vissuto il grande musicista, tra follia e lucidità, piacere e sofferenza, Luca Mascolo coinvolge sin da subito il pubblico in sala, con un intenso monologo sulla vita di uno dei più grandi e tormentati musicisti che la storia abbia mai conosciuto. Beethoven parla di sé agli spettatori, si mette a nudo dinanzi al pubblico per raccontare tutta la sua angoscia, il suo rapporto tormentato con il padre, la solitudine che caratterizza le sue giornate, la sua oppressione, le esaltazioni maniacali, sessuali, artistiche, il suo alcolismo, la sua disperazione per una vita crudele che lo rende sordo quando ancora è molto giovane.
L’interpretazione di Mascolo è stata a dir poco superlativa. In un ruolo affatto semplice, ha letteralmente travolto l’uditorio con una recitazione piena di carattere e di emotività, con repentini cambi di timbro, con una gestualità capace di far arrivare al pubblico tutte le emozioni e le sensazioni che Beethoven prova mentre ci racconta di sé. Il risultato è stato davvero sorprendente, perché Luca Mascolo ha mantenuto durante l’intera rappresentazione un’eccezionale empatia con il suo personaggio e, allo stesso tempo, con il pubblico, coinvolgendolo ed emozionandolo.
Il Testamento di Beethoven al Teatro le Maschere: dal violoncello al suono di bottiglie di vetro
Gli unici momenti in cui il focus non è sull’interprete è quando la “parola” passa all’armonia musicale del violoncello per ricordare le melodie del Grande Maestro e per concedere qualche attimo di respiro all’attore.
La Musica, a cura di Alessandro Cedrone, incarnata dal violoncello di Donato Cedrone e dal canto di Luca Mascolo, nel finale lascia lo spazio al suono di bottiglie di vetro con un crescendo di emozioni che mostrano tutta la tragicità del vivere di Beethoven, soprattutto nell’ultima parte della sua vita.
Nell‘ultima scena, in cui viene narrata la lettera struggente di Heiligenstadt, manoscritta da Beethoven stesso, l’interprete cerca i suoni non più dagli strumenti ma da bottiglie di vetro riempite con acqua. Luca Mascolo, in maniera impeccabile e con un’interpretazione carica di pathos, è stato capace di trasmettere allo spettatore la profonda drammaticità dell’esistenza di Beethoven, lasciandolo impotente e attonito dinanzi all’uomo-Beethoven che si è sempre celato dietro al Genio e che, con il suo Testamento, anela a riconciliarsi con il mondo.
Luca Mascolo:
“Lavorare sulla vita (e sulla disabilità) di Beethoven oltre che sulla sua musica, è uno di quei grandi privilegi che però non risulta affatto scontato riuscire a concedersi. Alla fine, come se cercassimo di indagare la vita di un qualsiasi individuo, vale la riflessione di Evtušenko nella sua poesia “Uomini”: “Ognuno ha un mondo misterioso, tutto suo. Sembra un concetto lapalissiano, ma proprio qui accade qualcosa di misterioso per tutti noi; una sorta di meccanismo di rimozione automatico. Siamo grati a Beethoven per averci lasciato tutta la sua produzione, la sua impronta sulla storia della musica e dell’arte nei secoli a venire. Prendiamo, mettiamo da parte ma ci dimentichiamo totalmente della sua sordità; e dell’uomo che ha dovuto affrontarla, recitando la sua parte a volte bene a volte meno, in quel mondo di inizio 800 che egli ha abitato”
Il Testamento di Beethoven: COS’è LA LETTERA di Heiligenstadt del 6 ottobre 1802
L’opera “Il Testamento di Beethoven” di Luca Mascolo è stata ispirata dalla lettera del musicista tedesco Ludwig van Beethoven, scritta in un sobborgo di Vienna, Heiligenstadt, il 6 ottobre 1802 e indirizzata ai suoi fratelli Kaspar Karl e Nikolaus Johann. La lettera, però, non è mai stata spedita ai destinatari ed è stata ritrovata solo dopo la sua morte avvenuta il 26 marzo 1827.
Ludwig van Beethoven:
O voi, uomini che mi reputate o definite astioso, scontroso o addirittura misantropo, come mi fate torto!
Voi non conoscete la causa segreta di ciò che mi fa apparire a voi così. Il mio cuore e il mio animo fin dall’infanzia erano inclini al delicato sentimento della benevolenza e sono sempre stato disposto a compiere azioni generose. Considerate, però, che da sei anni mi ha colpito un grave malanno peggiorato per colpa di medici incompetenti. Di anno in anno le mie speranze di guarire sono state gradualmente frustrate, ed alla fine sono stato costretto ad accettare la prospettiva di una malattia cronica (la cui guarigione richiederà forse anni o sarà del tutto impossibile).
Pur essendo di un temperamento ardente, vivace, e anzi sensibile alle attrattive della società, sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia vita in solitudine. E se talvolta ho deciso di non dare peso alla mia infermità, ahimè, con quanta crudeltà sono stato allora ricacciato indietro dalla triste, rinnovata esperienza della debolezza del mio udito. Tuttavia non mi riusciva di dire alla gente: “Parlate più forte, gridate, perché sono sordo”. Come potevo, ahimè, confessare la debolezza di un senso, che in me dovrebbe essere più raffinato che negli altri uomini e che in me un tempo raggiungeva una grado di perfezione massima, un grado di perfezione quale pochi nella mia professione sicuramente posseggono, o hanno mai posseduto.
Tale esperienza mi ha portato sull’orlo della disperazione e poco è mancato che non ponessi fine alla mia vita.
La mia arte, soltanto essa mi ha trattenuto. Ah, mi sembrava impossibile abbandonare questo mondo, prima di aver creato tutte quelle opere che sentivo l’imperioso bisogno di comporre; e così ho trascinato avanti questa misera esistenza – davvero misera, dal momento che il mio fisico tanto sensibile può, da un istante all’altro, precipitarmi dalle migliori condizioni di spirito nella più angosciosa disperazione.
No, non posso farlo; perdonatemi perciò se talora mi vedrete stare in disparte dalla vostra compagnia, che un tempo invece mi era caro ricercare. La mia sventura mi fa doppiamente soffrire perché mi porta ad essere frainteso. Per me non può esservi sollievo nella compagnia degli uomini, non possono esserci conversazioni elevate, confidenze reciproche. Costretto a vivere completamente solo, posso entrare furtivamente in società solo quando lo richiedono le necessità più impellenti; debbo vivere come un proscritto. Se sto in compagnia vengo sopraffatto da un’ansietà cocente, dalla paura di correre il rischio che si noti il mio stato.
E voi, fratelli miei, Carl e Johann, dopo la mia morte, se prof. Schmidt sarà ancora in vita, pregatelo in mio nome di fare una descrizione della mia infermità e allegate al suo documento questo mio scritto, in modo che, almeno dopo la mia morte, il mondo ed io possiamo riconciliarci, per quanto possibile.
Heiligenstadt, 6 ottobre 1802 (estratto)
Il Testamento di Beethoven consente allo spettatore di approfondire la vera essenza dell’uomo-Beethoven, un uomo fragile e sofferente che, nonostante il suo apparire sfuggente, scontroso e astioso come lui stesso si definisce, in realtà nasconde un triste e drammatico disagio umano che lo ha accompagnato per tutta la propria intera esistenza.
Per approfondire sul TESTAMENTO DI HEILIGENSTADT del 6 ottobre 1802.
Visto l’8 novembre 2022
Il Testamento di Beethoven – info e contatti
Drammaturgia e interpretazione Luca Mascolo
Violoncello Donato Cedrone
Musiche a cura di Alessandro Cedrone
Assistente alla regia Ida Maurano
una produzione KHORA.Teatro
Dall’8 al 13 novembre
Teatro Le Maschere-Roma
Teatro “Le Maschere” – Via Aurelio Saliceti, 1/3, 00153 Roma (Trastevere)
durata 60 minuti