In scena fino al 3 aprile la prima nazionale di ELETTRA, COSI’ TANTA FAMIGLIA E Così POCO SIMILI, adattamento e regia di Andrea Baracco dal testo di Hugo Von Hofmannsthal
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ELETTRA: il mito classico fa da specchio attuale delle dinamiche più profonde della condizione umana

La storia di Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra, che insieme al fratello Oreste vendica il patricidio compiuto dalla madre insieme all’amante Egisto, riveste un ruolo centrale all’interno della tragedia greca. La sua fortuna è continuata nei secoli tanto da essere stata riproposta e riscritta diverse volte in età moderna. Nel 1903 il drammaturgo e poeta austriaco Hugo Von Hoffmannsthal ha realizzato una riscrittura di questa tragedia, con l’intento di modernizzarla e riattualizzarla e, in un secondo momento, l’ha riadattata per la realizzazione del libretto per l’omonima opera lirica di Richard Strauss rappresentata la prima volta nel 1909.
ELETTRA, COSÌ TANTA FAMIGLIA E COSÌ POCO SIMILI: lo spettacolo. Una tragedia senza tempo sui conflitti generazionali

Questo allestimento dell’Elettra, con l’adattamento e la regia di Alessandro Baracco (già visto come regista del RE LEAR), una produzione della Fabbrica dell’attore, rappresenta in maniera moderna il dramma di tre donne. Clitennestra, moglie uxoricida di Agamennone e le sue due figlie, Crisotemi ed Elettra. Sono le donne le vere e uniche protagoniste di questa rappresentazione, le uniche a parlare. Ognuna di loro tre incarna un aspetto diverso dell’essere madre e figlia. Se Clitennestra appare sprezzante e crudele quando si rivolge ad Elettra schernendola, minacciandola e tiranneggiandola, allo stesso tempo rivela tutta la sua fragilità, quasi consapevole del presagio della vendetta che ricadrà su di lei.
ELETTRA, COSÌ TANTA FAMIGLIA E COSÌ POCO SIMILI: IN SCENA Kustermann, Cuzzoli, Gamba e Pezzali
Con una grande padronanza scenica, Manuela Kustermann riesce a rendere le sfumature del suo personaggio, al tempo stesso vittima e carnefice, in una notevole prova attoriale. Elettra, la convincente Flaminia Cuzzoli, rabbiosa e funerea, ma al tempo stesso carica di vitalità, rappresenta in questo conflitto generazionale la ribellione e la speranza di redenzione dei figli rispetto ai genitori.
Complementare al suo personaggio è quello della sorella Crisotemi, interpretata da Carlotta Gamba. Lei è la figlia che non si ribella, che piuttosto che affrontare direttamente e lottare, si rifugia impaurita dietro il guardaroba dei suoi abiti da sposa o corre ossessivamente in cerchio senza riuscire a risolvere in conflitto aperto il suo tormento, dando risalto in maniera funzionale alla vis tragica di Elettra.
Bellissimo il dialogo tra le due sorelle, colmo di tensione drammatica e al tempo stesso di dolcezza e di sensualità. Unico uomo in scena l’inquietante Alessandro Pezzali nei panni di Oreste, il cui personaggio appare svuotato della propria identità umana e si muove attraverso il palco come se appartenesse agli inferi più che a al mondo dei vivi.
ELETTRA, COSÌ TANTA FAMIGLIA E COSÌ POCO SIMILI: allestimento scenico suggestivo e di impatto AL TEATRO VASCELLO

Lo spettacolo, sin dall’apertura del sipario, colpisce per la scenografia di forte equilibrio e di impatto suggestivo, curata da Luca Brinchi e Daniele Spanò, sottolineata dal sapiente utilizzo delle luci.
La scena appare composta e moderna, con un richiamo allo Judgenstil del modello Hofmannsthaliano dato dalle statue dei dobermann poste ai lati del trono su cui siede Clitennestra, con cui convivono diversi elementi che, invece, riportano alla modernità, quali i costumi (Elettra veste dei jeans neri e una maglietta, uno solo dei piedi nudi è avvolto da un laccio di pelle, stilizzato rimando ad antichi sandali).
Altri elementi moderni sono dati dallo schermo, calato da corde sulla destra della scena, dove compare il viso in pena di Agamennone, e che viene ricalato nuovamente al momento dell’uccisione di Egisto da parte di Oreste, recando sovrimpressi i versi del libretto dell’opera di Strauss, mentre suonano le musiche di una versione d’epoca della sua opera lirica.
Molto suggestivo il momento in cui Elettra cerca di disseppellire la scure per vendicare il padre, e che rimarrà sospesa, come una spada di Damocle che pende sui tormentati personaggi, che non riescono a superare la dimensione del senso di colpa e della morte che aleggia per tutta l’opera.
ELETTRA, COSÌ TANTA FAMIGLIA E COSÌ POCO SIMILI: Le musiche di giacomo vezzani colorano di rock il dramma

Le musiche originali di Giacomo Vezzani sono un elemento importante che sottolinea lo scandire delle azioni sceniche in maniera potente e arguta, integrandosi con il dramma dei personaggi senza mai sovrapporsi ad esso, ma conferendo unità drammatica e modernità al tutto. Modernità sottolineata anche dalla scelta di inserire “Gloomy sunday”, nella lacerante versione di Diamanda Galas, in chiusura.
Forse la scelta di farla cantare, anche all’inizio della tragedia, dalla peraltro bravissima Flaminia Cuzzoli, ci è sembrata un po’ debole, anche perché il confronto con la gigantesca Galas è sicuramente difficile.
Certamente, però, il fatto che Elettra canti Gloomy sunday, sollevandosi in piedi dall’inziale posizione fetale in cui è accasciata a terra, contribuisce alla modernità del personaggio, eroina che incarna il dramma di tutte quelle donne ancora oggi in lotta per l’affermazione dei propri diritti.
Uno spettacolo coinvolgente, in cui il mito classico, già narrato da Sofocle diventa, rappresentazione universale delle dinamiche più profonde della condizione umana.
ELETTRA, tanta famiglia e così poco simili
di Hugo Von Hofmannsthal
con Manuela Kustermann, Flaminia Cuzzoli, Carlotta Gamba, Alessandro Pezzali
adattamento e regia Andrea Baracco
scene Luca Brinchi e Daniele Spanò
costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Javier Delle Monache
musiche originali Giacomo Vezzani
datore luci Giuseppe Incurvati
macchinista Danilo Rosati
aiuto regia Sofia Balossino
con il patrocinio di Forum Austriaco di Cultura
produzione La Fabbrica dell’Attore – teatro Vascello
ph Manuela Giusto