Dopo essere stato proiettato in anteprima al 40° Torino Film Festival, anche la redazione di Gufetto Cinema ha avuto occasione di vedere in anteprima L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO, lungometraggio diretto e interpretato da Franco Nero, scritto da Eugenio Masciari e ispirato ad una storia vera. Il cast oltre a Franco Nero vede la presenza di Stefania Rocca, Kevin Spacey, Faye Dunaway, Wehazit Efrem Abraham, Isabel Ciammaglichella, Diana Dell’Erba, Vittorio Boscolo, Robert Davi e Massimo Ranieri. Il film è stato prodotto da Louis Nero per L’Altrofilm in concorso ai produttori americani Michael Tadross Jr e Bernard Salzman e al produttore russo Alexander Nistratov. L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 2 marzo 2023.
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L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO: trama tratta da una storia vera

Il film, alla stregua di una favola moderna, narra la storia di Emanuele Assuero (Franco Nero), cieco per una patologia genetica aggravata da una pallonata ricevuta da ragazzo, che oramai anziano e solo, possiede una dote unica: si relaziona con il mondo solo attraverso il disegno e riesce a fare ritratti con la sua matita trovando ispirazione dal solo ascolto della voce del soggetto. Emanuele insegna disegno in una scuola serale coordinata da Pola (Stefania Rocca) la quale gli chiede di ospitare in casa sua due immigrate africane, madre e figlia, Maria e Iaia. Una sera proprio Iaia, adolescente ossessionata dalle potenzialità del suo telefono cellulare, realizza un video di Emanuele che sta eseguendo un ritratto di un frequentatore del corso, con il fine di inviarlo al programma televisivo Talent Circus Show. In poco tempo le abilità di Emanuele diverranno virali e con il successo si innescheranno, nelle persone vicino a lui, dinamiche legate a sentimenti di avidità, invidia, sospetto e meschinità, che, non senza difficoltà Emanuele, grazie alla sua statura morale, riuscirà a tenere a bada.
L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO: un film di denuncia

Il film racconta una storia che appare paradigmatica e sembra rifarsi ad una trama degna dei romanzi di formazione vista attraverso le lenti della contemporaneità: nel film si sovrappongono la problematica dell’integrazione multietnica, il silenzio di chi vive nella marginalità contrapposto all’invadenza dei Social e al rumore fondato sul nulla della televisione, come anche la seduzione che viene esercitata nei confronti degli adolescenti dalla società dello spettacolo, vista troppo spesso come un’ opportunità di riscatto personale in un mondo che conosce e valorizza solo ciò che vede sullo schermo. Emanuele Assuero, Maria e Iaia, protagonisti del film, rappresentano due realtà marginali che si incontrano e si aiutano a vicenda, accettando la loro condizione di apparente svantaggio: se la cecità, secondo il protagonista, è solo un altro modo di vivere, anche fuggire da un paese africano in guerra per approdare da “ultimi”, ma da vivi, in Italia, è legittimo e soprattutto comprensibile.
L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO: il valore della resistenza

Franco Nero, attore dalla filmografia sterminata, con questo film dai toni resistenziali è alla sua seconda regia. Il film arriva dopo Forever Blues del 2005, dove narra sempre di due solitudini che si incontrano, un trombettista e un bambino autistico, che grazie alle loro peculiarità impareranno a resistere al destino. In L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO il regista fa scorrere con fluidità e sicurezza il tema della resistenza, in questo caso al declino morale, e alle discriminazioni, siano esse fisiche o razziali. Emanuele oltre a essere non vedente è anche ebreo e ha perso il padre in un campo di concentramento nazista, vive la sua epoca con un distacco che sfiora la misantropia ed è animato da un senso critico mitigato solo dal disegno e dal duduk, strumento a fiato di origine armena che si diletta a suonare. Tutta la vita del nostro protagonista è all’insegna del combattere nella difficoltà data da una condizione dettata dalle differenze fisiche e morali. Personaggi attenti e profondi come Emanuele sono rari da trovare e forse spinti all’estinzione da un contesto che si nutre di disvalori eletti a valori che vanno nella direzione diametralmente opposta, ma come egli stesso dice in maniera realistica e con un pizzico di amarezza, anche l’estinzione è una forma di cambiamento: resistere è ciò che possiamo e dobbiamo fare, anche se l’esito dell’operazione non è poi così scontato.
L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO: la luce dei sentimenti
Il film vive in una luce realistica per quanto riguarda gli esterni, mentre negli interni, la fotografia di Gerardo Fornari si fa intima e sommessa in una maniera straordinariamente aderente ai sentimenti espressi nel film: Emanuele non vede dagli occhi, ma per compensazione ascolta bene attraverso l’udito e vede ancor meglio attraverso l’anima, la sua seconda vista, l’interiorità degli individui.
L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO: uno sguardo amaro sulla realtà
Il film di Franco Nero, anche se a volte indulge in perdonabili accenti didascalici, mostra allo spettatore un quadro perfettamente aderente alla realtà, delineando i rischi ai quali si va incontro continuando a percorrere la strada intrapresa. La civiltà della visione sembra aver perso il gusto della ricerca dell’essenza delle cose, l’alienazione tecnologica rischia di ridimensionare l’umanità e minare la qualità dei rapporti tra gli individui. Franco Nero per narrare questa storia sceglie un percorso che passando attraverso una lieve poeticità del reale, evita ogni ipocrisia e ogni facile giustificazione, ponendo l’attenzione sulle responsabilità delle scelte individuali e puntando diritto al centro del problema, servendosi, per giungere a tale scopo, di una sceneggiatura netta e tagliente, che, se a volte può apparire didascalica, esprime con un certo vigore una critica esplicita alle nuove consuetudini.
Visto il 9 febbraio 2023
L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO
Un film di Franco Nero
Regia: Franco Nero
Soggetto: Eugenio Masciari
Sceneggiatura: Lorenzo De Luca, Eugenio Masciari, Franco Nero
Musiche originali: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Fotografia: Gerardo Fornari
Costumi: Elena Furfaro
Montaggio: Paolo Guerrieri
Cast: Franco Nero, Stefania Rocca, Robert Davi, Kevin Spacey, Faye Dunaway, Massimo Ranieri, Diana Dell’Erba, Vittorio Boscolo, Simona Nasi, Andrea Cocco, Diego Casale, Wehazit Efrem Abraham, Isabel Ciammaglichella.
Progetto vincitore del bando Mibact produzione lungometraggi
Progetto vincitore del bando Por-Fesr 2014-2020 Piemonte
Co-produzione Rai
Anteprima al 40° Torino Film Festival