LE METAMORFOSI DI OVIDIO @ Teatro Arcobaleno: mai la morte fu così comica. RECENSIONE + INTERVISTA a Vincenzo Iantorno

Lo scorso sabato abbiamo assistito allo spettacolo in scena fino al 19 dicembre al Teatro Arcobaleno, le Metamorfosi di Ovidio di e con Francesco Polizzi in questa ardua impresa di dirigere e interpretare personaggi complessi senza tralasciare alcun dettaglio.

Al termine dello spettacolo abbiamo intervistato uno degli attori, Vincenzo Iantorno, per far emergere qualche considerazione interessante in merito allo spettacolo e al tema dello spettacolo indagando anche sulla propria esperienza come attore di teatro e tv e sui prossimi progetti.

LE METAMORFOSI DI OVIDIO un estratto dei racconti mitologici in formato open

L’opera a cui si ispira lo spettacolo è stata esplorata e riprodotta in modo originale, l’incontro tra il mito classico e la vita contemporanea ha, non solo tinto di attualità le storie dei protagonisti, ma ha prodotto un effetto tragicomico a nostro avviso vincente. Il pubblico ha assistito tutto d’un fiato all’atto unico, che malgrado la solennità del tema, la morte, è risultato estremamente leggero, esilarante e fruibile per tutti. A nostro parere il regista è stato, forse involontariamente, abile nel confezionare un estratto dei racconti mitologici in formato open, per tutti, esplorando in stile contemporaneo le figure archetipiche celate dietro ogni personaggio.

I costumi dell’Accademia degli Arruffati: al Teatro Arcobaleno un Ovidio in chiave Rock, fra scenografia e musiche

Francesco Polizzi, Vincenzo Iantorno, Irene Goloubeva, Gioia Ricci, Andrea Lami sono stati i protagonisti dei tantissimi quadri. Cambi rapidissimi di scena e di costumi dell’Accademia degli Arruffati, che per l’occasione si sono adattati perfettamente alla modalità tragicomica, inserendo dettagli e accessori insoliti, attuali e delle volte anche un po’ rock.

La scenografia, quasi identica per tutto l’atto per coerenza richiamava il tema della terra e della morte, l’atmosfera scenica e diversa per ogni quadro assumeva sfumature differenti soprattutto grazie alle luci, precise e puntuali, e le musiche di Franco Accascina e Alessandro Quarta che hanno accompagnato nella danza e nel canto gli attori.

LE METAMORFOSI DI OVIDIO, vince l’autenticità degli interpreti

LE METAMORFOSI DI OVIDIO ci si presenta come uno spettacolo molto corporeo a tratti faticoso per gli attori, denso, frenetico, per un pubblico sagace e attento nel cogliere le sfumature sarcastiche. Molto curato il movimento scenico e le coreografie, abili gli attori nel gestire la spazialità e nel rispettale il sottile lavoro sugli opposti, creando sempre simmetria e contenuti estetici.

Abbiamo, inoltre, trovato vincente la scelta del regista di lasciare lo spazio all’autenticità degli interpreti, che hanno conferito ai personaggi la loro personale impronta stilistica e dialettale, rendendoli comici, unici e veri.

L’Intervista: Vincenzo Iantorno: dal Paradiso delle Signore al Teatro Arcobaleno

Al termine dello spettacolo abbiamo voluto intervistare uno degli attori, il bello e tenebroso Vincenzo Iantorno, volto noto anche di fiction sulla rai e abbiamo cercato di far emergere qualche considerazione interessante per i nostri lettori, anche in merito allo spettacolo e al tema.

Vincenzo Iantorno ed il Teatro

Finalmente in scena dopo un lungo stop causa covid, come stai vivendo la ripresa dell’attività artistica e come ti ha cambiato questa pausa forzata dal punto di vista professionale e interiore?

La pausa covid credo che per tutti i lavoratori dello spettacolo e non solo, sia stata drammatica. Ci siamo trovati e ci troviamo tuttora in una pandemia globale che ancora sta mettendo a dura prova i nervi della gente. Personalmente durante il primo lockdown mi sono dedicato a me stesso, ho studiato, ho letto tanto, ho imparato a coltivare la terra provando il piacere di generare la vita. È stato un nuovo punto di partenza dedicato all’ottimismo, perché quando ti trovi in fondo al buio di una galleria puoi solo continuare a camminare e vedrai che la luce arriverà. Quest’ottimismo mi sta portando ad affrontare tutti i progetti con entusiasmo e voglia di fare bene, quindi posso dire che, paradossalmente, questo periodo difficile mi ha dato la giusta carica e una nuova e positiva visione del mondo che mi circonda.

Ti abbiamo ammirato nel tuo nuovo ruolo al “Paradiso delle signore” cosa puoi dirci di questa esperienza televisiva, e cosa è emerso di interessante rispetto a quella del teatro?

Il ruolo al Paradiso delle signore, per quanto piccolo, è stato davvero un regalo. L’atmosfera che si vive su quel set è di una vera e propria famiglia. Gli attori protagonisti che la vivono ogni giorno a stretto contatto mi hanno fatto sentire letteralmente a casa, e tutta l’ansietta è diventata adrenalina grazie al loro essere disponibili e alla mano. Rispetto al teatro, che è casa mia, cambia l’audience, reciti avendo la possibilità di girare di nuovo la scena, cosa che chiaramente in teatro non puoi fare perché è tutto live. Sul set cambia anche il livello di emozione interiore che tiri fuori, hai la possibilità di arrivare perfettamente al tuo obiettivo grazie all’aiuto anche dei colleghi e dei registi. Ovviamente trattandosi di un daily la preparazione è necessaria, per non far perdere tempo a tutte le unità che in una giornata girano anche più e più scene.

Vincenzio Iantorno: attore e non solo

Abbiamo letto di te che sei laureato in lingue e culture moderne, hai trovato qualche punto di incontro tra la traduzione e la recitazione?

Sì, mi sono laureato in inglese, giapponese e spagnolo, prima di entrare in accademia. Devo dire che nel corso degli anni mi sono servite tantissimo nei rapporti sociali, in lavori in lingua appunto, per una serie svedese ed una spagnola e all’estero studiando recitazione alla Strasberg di Los Angeles. La cosa interessante è vedere quanto e come cambiano i modi di dire comuni nelle varie lingue, che nelle traduzioni letterali in italiano non hanno senso. All’estero si vede di più il punto d’incontro tra traduzione e recitazione, perché noi italiani recitiamo per farci capire e ci adorano per questo, ovunque.

Oltre la professione di attore ti occupi di qualcos’altro?

Sì, oltre alla professione di attore faccio anche il modello da circa undici anni, e sono arrivato a togliermi parecchie soddisfazioni, avendo l’opportunità e l’onore di lavorare per alcuni dei brand più famosi del panorama internazionale, un po’ in tutto il mondo. È un lavoro stressante, durante le settimane della moda a volte non hai il tempo di passare da casa per una doccia che nell’arco di un’ora devi correre in un’altra location per lo show. Ma la moda mi ha formato anche in questo e gliene sono grato. Può sembrare strano ma le caratteristiche fisiche non sono la parte più importante, un modello o una modella devono avere carattere, attitude, in una sfilata o uno shooting devono essere in grado di dar vita a ciò che indossano, anche alle cose più semplici. Infatti ogni volta che mi chiedono consigli sulla moda dico che più che preoccuparsi dell’addome perfetto, dovrebbero concentrarsi sul carattere.

Calabrese d’origine e romano d’adozione, com’è la situazione in Calabria nel tuo settore, ti capita di lavorare anche lì?

Purtroppo, non più come prima, quando ero molto giovane ho fatto diversi lavori in ambito moda, ma vivendo a Roma, lavoro in Calabria solo se mi selezionano per pubblicità e altro. Ho fatto alcune tappe per una tournée teatrale ma purtroppo niente di più. La Calabria per me rappresenta ossigeno per il relax, oltre che il cuore, da buon terrone, quindi preferisco dedicarmi alla mia famiglia quando sono giù.

          Bello, bravo, intelligente, se ti chiedessi un difetto?

Un difetto è difficile visto che credo di averne tanti, ma da calabrese e scorpione di segno zodiacale posso dirti la permalosità, che viene fuori solo e soltanto se la gente fa qualcosa che educatamente chiedo di non fare. Il problema è che la mia famiglia o i miei amici amano stuzzicarmi perché si divertono, ricevendo risposte pungenti che poi potrebbero farli offendere. Ma risolvo tutto con un sorriso e tutto passa, fondamentalmente sono un buono, la mia permalosità dura cinque minuti.

Vincenzio Iantorno: l’esperienza a teatro ne Le Metamorfosi di Ovidio

Nelle Metamorfosi di Ovidio, come gioca a tuo favore questo difetto, come lo trasformi e lo usi all’occorrenza?

Nelle Metamorfosi questo difetto viene fuori con imbarazzo quando interpreto Apollo che si innamora di Dafne, preso in giro da Cupido. Apollo il superbo che diventa incapace di conquistare una donna di cui si è perdutamente innamorato, cosa che anche nella mia esperienza personale subisco, visto che appena una ragazza mi piace davvero divento un cucciolo indifeso che ha il timore di dire la cosa sbagliata o di fare battute che non fanno ridere con conseguente silenzio imbarazzante. Il mio Apollo però pur essendo permaloso, impacciato e iracondo (altro difetto che a tratti ho) riuscirà a prendersi cura della sua amata Dafne trasformata in albero di alloro, portandone le foglie sul capo per sempre. L’amore è un’altra cosa che ho in comune con lui, che rispetta e vive ad ogni costo.

Cosa c’è di te in questo spettacolo, quali sono i punti più sintonici con la tua persona?

In questo spettacolo, nei personaggi che interpreto c’è tanto di mio. Dalle caratteristiche di Apollo che ho elencato nella domanda precedente, alla Calabria che dà voce ad Atropo la parca che taglia i destini degli uomini, alla parte femminile (che ogni uomo ha) per uno dei cortigiani Elio il Dio del Sole, alla pignoleria e l’amore per l’esplorazione in Deucalione, al gioco del bambino sorridente vivace che sono stato per Mercurio, e anche un pochino di vanità estetica sempre per Apollo che gira in gonnellina. Ho avuto piena libertà da parte del regista di proporre, improvvisare, aggiungere e di portare a me il testo per arrivare a divertirmi davvero senza punti di insicurezza o di non convinzione. E poi è teatro classico farsesco, è il genere che un attore si diverte a portare in scena, per quanto stancante e fatto di precisione e prove estenuanti.

Hai paura della morte? Cos’è la morte per te?

Questa è una domanda particolare, tutti ci abbiamo pensato, e credo che realmente tutti siamo spaventati ed affascinati dalla morte. Tutto ciò che è sconosciuto, come la morte appunto, ha sempre causato domande e quesiti nell’uomo fin dall’alba dei tempi. Io sono diviso in due, da una parte evito di pensarci perché attaccato ai legami e a ciò che faccio con amore, da cui non voglio separarmi, dall’altra c’è la spiritualità e pensare che ci sia qualcosa dopo la morte del corpo mi mette più pace, ma bisogna credere nell’anima, cosa in cui credo. Se dovessi sapere con certezza che dopo la vita non c’è la morte, penso sempre di più all’idea del lasciare il segno del mio passaggio, e l’arte è uno dei segni distintivi del passaggio dell’uomo sulla Terra. Quindi sono sulla strada giusta.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per ora sono concentrato sul portare a termine le date dello spettacolo, quindi ai vari progetti mi dedicherò a tempo debito, perché la fretta porta a fare le cose senza cognizione di causa e con poca precisione. Sto aspettando l’esito di alcuni provini, sperando di ricevere belle notizie. Noi attori siamo abituati a ricevere dei NO, quindi nel caso dovessero esserci sarà solo l’occasione per continuare a fare del mio meglio. Ho in programma anche un altro spettacolo di cui parlerò quando si avrà l’ufficialità, sempre teatro classico, perché mi diverte davvero tanto, e se non ti diverti a fare ciò che ami e che hai scelto si perde il gusto di farlo.

Visto al Teatro Arcobaleno
DAL 3 AL 19 DICEMBRE 2021 – venerdì e sabato ore 21,00 – domenica ore 17,30
LE METAMORFOSI di Ovidio
Regia Francesco Polizzi
Con Francesco Polizzi, Vincenzo Iantorno, Andrea Lami, Gioia Ricci, Irena Goloubeva
Musiche Franco Accascina e Alessandro Quarta
Scenografie e costumi Compagnia degli Arrufati

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