LA TARTARUGA ROSSA, primo lungometraggio del regista olandese Michael Dudok de Wit, in collaborazione con lo Studio Ghibli, rappresenta la perfetta osmosi tra lo stile occidentale e il minimalismo giapponese.
Un uomo, di cui non conosciamo il nome e il luogo di provenienza, naufraga su un isola deserta. Inizialmente è sconfortato, impaurito e rabbioso, ma gradualmente queste emozioni lasciano il posto al desiderio di rivalza e sopravvivenza e così il naufrago si ingegna per trovare una via di fuga. Con i pochi mezzi a sua disposizione costruisce (per ben tre volte) una zattera che viene poi sistematicamente distrutta da una misteriosa creatura, che scopriremo in seguito essere una tartaruga marina. L'uomo, pieno di risentimento verso l'animale, finirà per ucciderlo, ma pochi giorni dopo l'accaduto si verifica qualcosa di incredibile: dal guscio della tartaruga senza vita fuoriesce una donna dai capelli rossi. Tra il naufrago e quest'ultima nascerà una storia d'amore che porterà alla nascita di un idilliaco nucleo famigliare.
Questo primo lungometraggio del regista olandese Michael Dudok de Wit, in collaborazione con lo Studio Ghibli, rappresenta la perfetta osmosi tra lo stile occidentale e il minimalismo giapponese. E' un'opera evocativa, dove la storia passa in secondo piano e i personaggi e paesaggi hanno un valore puramente simbolico. Un progetto ambizioso, da lodare per il suo coraggio e le nobili ambizioni, ma che in definitiva risulta claudicante per quanto riguarda la strada intrapresa. Il materiale di base, infatti, è così varieggiato e complesso che a fine film risulta difficile capire le reali intenzioni del regista. E' una riflessione sulla vita? Sui rapporti che intercorrono tra l'uomo e la natura, oppure sulle dinamiche famigliari? Tutte ipotesi plausibili e interconesse tra loro, ma di base il film ricorda allo spettatore come l'uomo e la natura siano tra loro speculari. Un preciso assioma che rappresenta il centro della poetica dello Studio Ghibli e, ovviamente, del suo creatore: Hayao Miyazaki. Infatti le analogie tra questo film e le opere del grande regista giapponese sono molteplici; prima fra tutte la spiritualità animista che pervade ogni cosa.
"La tartaruga rossa" è una pellicola dove per ben ottanta minuti di film non c'è alcun dialogo, tralasciando qualche grugnito emesso dai personaggi. Questo mutismo, ad un'analisi poco attenta, potrebbe sembrare semplicemente una trovata pretenziosa ed ostica del regista. In realtà si tratta di una scelta consapevole che diventa funzionale alla storia; il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia, il vento tra gli alberi e il garrito dei gabbiani sono tutti elementi preponderanti che formano la parte dialogica del film. Il regista soffermandosi su questi suoni porta lo spettatore alla riflessione e a cogliere il segreto che nascondono. Anche a livello visivo il film indugia continuamente sulla minuziosa descrizione del mondo animale e vegetale, mentre nel mostrare gli esseri umani concede pochissimi primi piani per favorire invece campi lunghi dove quest'ultimi sono messi in relazione con l'ambiente circostante.
L'assunto ideologico del film è chiaro e cristallino: solo attraverso l'accettazione e la riscoperta della natura l'uomo potrà cogliere il mistero della vita. In definitiva "La tartaruga rossa" è un'opera volutamente anacronistica, fuori dal tempo, che diventa una parabola esistenzialista che affonda le sue radici nella mitologia e nel teatro greco; come nel caso dei simpaticissimi granchi che osservano e intervengono nell'azione dei protagonisti, come un coro di satiri. E' un film basato sull'animazione classica e sulla poesia dell'immagine e del silenzio; sicuramente non adatto a tutti, ma in definitiva lodevole per la sua potenza visiva.
Info:
LA TARTARUGA ROSSA
Regia
Michaël Dudok de WitGenere: AnimazioneNazione: Francia, BelgioSINOSSI
Un naufrago su un'isola deserta cerca disperatamente di fuggire, finché un giorno incontra una strana tartaruga che cambierà la sua vita.
USCITA: 27, 28 E 29 MARZO 2017