Dopo l’uscita nelle sale il 31 marzo scorso, in occasione dell’esordio su Prime Video abbiamo assistito al film LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI diretto dalla regista jesina Federica Biondi. La pellicola è stata prodotta da Simone Riccioni e Anna Laura Pesalaccia per Linfa Crowd 2.0 – Muvlab e distribuita da 102 Distribution. Tra gli interpreti Caterina Shulha, Simone Riccioni, Paola Lavini, Miloud Mourad Benemare, Barbara Enrichi, Samuele Sbrighi, si registra, inoltre, l’amichevole partecipazione di Lina Sastri e di Giorgio Colangeli.
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LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI: una trama segnata dalla coralità

La storia narrata dalla Biondi conduce lo spettatore fin dall’inizio in una realtà marginale, costituita da rapporti semplici e quanto mai genuini. Come ci suggerisce il titolo, la regista marchigiana sceglie di raccontare questo spaccato di vita scegliendo la forma della ballata, genere letterario composto da più sezioni, stanze, alle quali si alterna un ritornello sempre uguale a sé stesso. Le stanze, quattro nella fattispecie, sono rappresentate dalle realtà che vengono descritte: Don Ghali, neo-parroco di origini extracomunitarie accolto con diffidenza in paese, Lucia, abbandonata dal compagno, che si ritrova a gestire da sola un’azienda agricola, una coppia che vive una conflittualità latente in attesa del primogenito e infine Alba e Dante, attrice lei e drammaturgo lui, alle prese con la messa in scena di una rielaborazione del Paradiso di Dante Alighieri. Figura centrale del film, se vogliamo, il ritornello della ballata, Jacopo, il figlio di quest’ultimi, personaggio strambo e originale che vive in comunione con la rigogliosa natura alle pendici dei monti Sibillini recitando passi della Comedia Dantesca e che interagisce in modalità diversa con i vari personaggi del film.
LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI: la vita all’ombra della precarietà

La vita vissuta dai protagonisti, con i loro i progetti, le speranze e le difficoltà, viene sconvolta dal terremoto del 2016, evento che trascina via oltre alle strutture in muratura anche l’identità dei luoghi e delle persone. Sotto questo punto di vista va segnalato il forte impatto culturale proposto dal film nel mostrare, nonostante tutto, il solido legame tra l’uomo e il paesaggio, elemento questo, fatto vivere agli spettatori attraverso una serie di immagini contenenti appunto esseri umani che si relazionano con il paesaggio circostante, dimensione questa che andrebbe recuperata, se non apertamente in chiave antropologica, sicuramente sotto il punto di vista ambientale.
La precarietà data dalla terra che trema viene avvertita dallo spettatore ancor prima che il tragico evento si manifesti, dalla scelta registica di restituire immagini instabili date dell’utilizzo della camera a mano e da riprese ravvicinate che scandagliano e seguono da vicino i personaggi, realizzando di fatto un racconto immersivo che segue lo stile cinematografico dei fratelli Dardenne. Ciò che procura un certo fastidio, speriamo voluto, è l’utilizzo frequente dei controluce, dove predomina spesso una forte luce solare che predispone ad una fotografia in modalità High Key che “brucia” i dettagli configurandosi come una forma narrativa recante un sentimento di ostilità.
LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI: immagini che predominano sul testo

Il punto forte del film va sicuramente individuato nell’aderenza stilistica delle immagini con la trama, mentre, secondo il nostro parere, la parte testuale mostra alcuni segni di debolezza, e questo avviene soprattutto nella parte finale del film, dove non riesce a catalizzare e rendere tangibile la disperazione di persone che hanno perso qualcosa, a volte tutto, vanificando in questo modo quella presa emotiva sullo spettatore che sarebbe stata necessaria per rendere nel modo adeguato la dimensione della tragedia umana. A parte frasi dal sapore retorico, il terremoto non mostrato sembra essere un evento lontano e assume una rilevanza dai toni artefatti, utile solo a far passare il messaggio che ruota intorno ai concetti di perdita inevitabile di legami e di identità. L’accettazione e la speranza vengono condensati nel film nella scena finale della cena all’interno di una vecchia chiesa sconsacrata senza tetto, alla quale prendono parte i sopravvissuti e Don Ghali, che tornano in questo modo a “riveder le stelle”.
Una storia raccontata con delicatezza quindi, che procede seguendo la poeticità rivelata della Comedia dantesca, ma che tuttavia, si pone forse troppo fuori le vicende interiori dei protagonisti, probabilmente per eccesso di rispetto, ottenendo però in questo modo il risultato di entrare con difficoltà in intima connessione con gli spettatori.
LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI: prove attoriali dove l’esperienza fa la differenza

Le prove attoriali vanno considerate ovviamente in relazione alla sceneggiatura e al ruolo assegnato alle varie dramatis persone. A questo proposito va da segnalare su tutti la mirabile interpretazione di Lina Sastri capace grazie alla sua esperienza di “riscaldare” il ruolo di Alba, e di Giorgio Colangeli nei panni di Dante, il marito, maestro assoluto di garbo e ironia. Degna di nota la prova di Samuele Sbrighi nei panni di Jacopo, ruolo che nascondeva delle insidie, ma che Sbrighi interpreta in modo personale senza uscire mai dalle righe, come fa pure Paola Lavini nei panni di Lucia, abile ad interpretare una donna forte e dai modi risoluti che però nasconde con difficoltà le sue debolezze. Miloud Mourad Benemare dal canto suo, affronta con sicurezza un ruolo particolare come quello di Don Ghali, mentre non riescono ad essere pienamente convincenti, forse non solo per proprie responsabilità, Caterina Shulha e Simone Riccioni, rispettivamente nei ruoli di Elisabetta e David, la coppia precaria in attesa del primo figlio.
LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI: la speranza oltre la tragedia
La lezione che ci consegna il film di Federica Biondi, e sulla quale meditare, è proprio quella relativa all’ammonimento di non attaccarsi troppo alle cose, come dice Don Ghali a Jacopo in una scena del film, in quanto nessun guscio sembra indistruttibile, nessuna cosa umana dura per sempre in una realtà dove è evidente che la condizione dell’essere umano è contrassegnata dall’impermanenza di tutte le cose. Un messaggio, che seppure proposto tra luci e ombre, la regista jesina dona con la levità di una carezza agli spettatori che, proprio come i protagonisti del film, si identificano in individui latori di speranze e aspirazioni che possono essere cancellate in men che non si dica dall’imprevedibilità degli eventi, come scrive la stessa Biondi nelle note di regia con uno sguardo alla speranza: «Ogni personaggio ha il proprio dolore e i propri misteri che emergono come polvere dalle macerie, gli schemi saltano, gli assetti cambiano ma nella nuova dimensione in cui verranno tutti catapultati sapranno trovare un motivo per guardare avanti».
Visto il 29 dicembre 2022
LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI
Regia di Federica Biondi;
Sceneggiatura: Federica Biondi, David Milozzi, Jonathan Arpetti
Produttore Esecutivo: Anna Laura Pesallaccia
Produzione: Linfa Crowd 2.0, MUVLAB
Fotografia: Jamie Robert Othieno
Montaggio: Jack Lucas Laugeni
Scenografia: Giorgia Stella
Cosatumi: Simone Olivieri
Distribuzione: 102 Distribution
INTERPRETI
Lina Sastri: Alba
Giorgio Colangeli: Dante
Samuele Sbrighi: Jacopo
Miloud Mourad Benemara: Don Ghali
Paola Lavini: Lucia
Caterina Shulha: Elisabetta
Simone Riccioni: David
Barbara Enrichi