Intervistiamo Antonio Zavatteri, Cyrano de Bergerac al Teatro Parioli

Roma,poco prima della messa in scena del CYRANO DE BERGERAC al Teatro Parioli: Bianca Coppola Melon incontra Antonio Zavatteri che interpreta il protagonista, Cyrano. Lo spettacolo è in scena fino all’8 novembre.

Lo incontro nel “Piccolo Bistrot” del Teatro Parioli, poco prima dello spettacolo, e dalla stretta di mano vigorosa avverto passione e professionalità, che subito mi infondono simpatia.

Bianca Coppola Melon: Mi piacerebbe prima di tutto di avere alcuni cenni sulla vostra compagnia

Antonio Zavatteri: Si, la compagnia Gank è stata fondata nel 2002 da me e da Alberto Giusta, che nella piece interpreta il Conte de Guiche, per poter seguire i nostri desideri. In un momento di crisi profonda di questo settore anziché aspettare che il lavoro arrivi lo creiamo. Ci siamo uniti con varie professionalità, dalla recitazione, alla produzione, all’importante ruolo della vendita e promozione, così riusciamo a lavorare, certo non con altissimi profitti ma sicuramente con grandi soddisfazioni professionali che sono anche un po’ il motore di questa professione. La scelta dei testi varia dai classici alla nuova drammaturgia, e ogni volta la scelta è ardua.

BCM: Come è nata la scelta di Cyrano?
AZ: E’ uno dei pochi spettacoli che non è stato scelto da noi, ma dai registi Matteo Alfonso e Carlo Sciaccaluga, che in un primo momento avevano chiamato un altro attore che usa molto la rima nelle sue performances. Questo attore per impegni lavorativi ha dovuto declinare l’offerta ed è così che l’hanno proposto a me.

BCM: Come si è trovato a dover recitare in rima?

AZ: Meravigliosamente! La traduzione di Mario Giobbe che è praticamente sempre di fine ‘800 come il testo, potremmo chiamarla arcaica, ma l’ho subito sentita emozionalmente moderna. Per un attore è una splendida opportunità: utilizzare un linguaggio d’altri tempi per comunicare con sonorità antiche senza farsene sopraffare. Un gioco di equilibri che credo sia riuscito.

BCM: Le faccio una domanda che chiedo sempre agli attori: come coniuga la tecnica con il dono dell’emozione allo spettatore?
AZ: E’ il problema dell’attore! Si utilizza la tecnica per far passare l’emozione e viceversa, spesso la tecnica aiuta a far passare l’emozione senza fare finta, ma è chiaro che fa parte di un mestiere, è da imparare. L’emotività pura in teatro come in cinema può essere interessante ma non regge uno spettacolo, come non regge uno spettacolo la sola tecnica. In finale è un’armonia che si coniuga con impegno, professionalità e rilassamento, fondamentale, e da ottenere prima possibile per dare i migliori risultati.

BNC: Che tipo di spessore ha il suo Cyrano?

AZ: Mi ha colpito il suo bisogno fisico di lealtà, la passione per la bellezza, condita da una grande fragilità. Ecco in tutto questo ho cercato di muovermi, riflettendo sul fatto che è talmente bello internamente che è difficile mostrarlo brutto. E’ lui fondamentalmente che ci si sente, ed è questo che lo rende fragile.

BNC: La ringrazio immensamente del tempo, e le auguro in bocca al lupo per questo e per tutti gli spettacoli futuri.

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