La Reine de Marbre e il Teatro Multilingue – Intervista a Flavio Marigliani

Sabato 11 Marzo è andata in scena La Reine de Marbre al Teatrosophia di Roma, uno spettacolo scritto da Francesco Baj e diretto da Flavio Marigliani, in scena con Madonna Angelica e Petite Lucrecia. Una produzione della Compagnia  Teatro Multilingue.

Ne abbiamo parlato con Flavio Marigliani, attore e sceneggiatore che ne ha curato la messa in scena e che ci ha spiegato qualcosa di più di questo lavoro che parte dal multilinguismo per parlare dei temi che si trovano sulla bocca di tutti.

In fondo all’intervista, il link alla recensione dello spettacolo!

Flavio Marigliani: il percorso artistico

Attore e sceneggiatore. Ci racconti il tuo percorso artistico?

Flavio Marigliani, attore e sceneggiatore

Il mio percorso non è propriamente quello che si definisce un percorso accademico. Ho iniziato a lavorare a sedici anni, e da allora progressivamente sono cresciuto formandomi direttamente sul campo, “rubando” agli attori più esperti di me, osservando e seguendo le indicazioni dei registi con cui mi sono trovato di volta in volta a lavorare. Credo che la formazione sul campo sia insostituibile. A questo percorso però ne ho affiancato anche un altro di studio e di formazione più specifica, tramite workshops, laboratori e seminari. Importante, per me, è stato l’incontro con il metodo Grotowski, che mi ha aperto a un nuovo modo di concepire l’attore. Ho voluto anche approfondire lo studio della storia e della teoria del teatro, laureandomi in Storia del Teatro con una tesi su Jacques Copeau e il suo sistema pedagogico per la formazione di giovani attori.

Abbiamo letto che sei un componente stabile del Mag movimento artistico. Di che si tratta?

Mag è una realtà romana con cui collaboro da anni. Insieme abbiamo realizzato spettacoli di vario tipo, sia in ambito del teatro per famiglie, sia nel campo del teatro più impegnato. Mi piace ricordare lo spettacolo “La bambina di carta” che tratta tematiche importanti e denuncia la piaga dei matrimoni infantili prendendo spunto dalla storia vera di una sposa bambina yemenita. Per me è importante che il teatro abbia il coraggio di affrontare anche temi spinosi e di denunciare realtà scomode, e nei compagni di Mag ho trovato chi mi ha sostenuto anche in questo.

LA REINE DE MARBRE - Teatro Multilingue

La Reine de Marbre: l’opera e il significato

La Reine de Marbre. Spettacolo multilingue. Da dove nasce il titolo in francese?

La scelta del titolo francese è dettata principalmente da due fattori: il primo riguarda proprio la trama dello spettacolo, che vede tre personaggi fuggire dalla Francia post-rivoluzionaria portandosi via la testa di una regina decapitata; l’altro motivo è più concettuale, dato che al centro dello spettacolo vuole esserci una riflessione sui valori della democrazia moderna, siamo partiti dal secolo e dalla lingua in cui quei valori sono stati teorizzati per la prima volta: e cioè la Francia illuminista del XVIII secolo.

Ti riconosci più nella recitazione o nella regia?

In realtà considero recitazione e regia due facce della stessa medaglia. Per me è difficile concepire una regia senza tenere conto dell’attore e delle sue qualità interpretative. Considero l’attore il centro dello spettacolo, l’elemento essenziale e forse l’unico veramente essenziale nel fare teatro. Alla maniera di Grotowski, concepisco il teatro un luogo di incontro tra un attore che agisce, che fa dono di sé stesso, e uno spettatore che osserva e che accoglie quanto gli viene offerto. In questo senso per me il Regista è il primo spettatore di uno spettacolo, e lo spettacolo è la storia di questo incontro. 

Da dove nasce l’idea di mettere in scena uno spettacolo multilingue?

L’idea di uno spettacolo multilingue nasce dall’esigenza di parlare del mondo di oggi, della nostra quotidianità, della realtà politica e sociale che ci circonda. Oggi non viviamo più in un sistema “monolinguistico”, siamo costantemente bombardati da notizie, pubblicità, spot, slogan che ci arrivano da ogni parte del mondo; parole, frasi, espressioni e modi di dire presi da lingue straniere sono entrati nel nostro gergo quotidiano; ma ancora di più a ognuno di noi, sia per quanto riguarda l’ambito lavorativo che quello formativo, è richiesto lo studio di più lingue straniere: dai programmi di studio all’estero, alle vacanze, alle occasioni lavorative che ci si aprono in altri paesi, siamo inevitabilmente messi a contatto con diversi sistemi linguistici, e questo processo è stato velocizzato dallo sviluppo delle nuove tecnologie, di internet e dei social. Ci definiamo una società multiculturale e multietnica, questo implica anche la necessità di ridefinire il concetto “lingua madre” e “lingua acquisita” e andare oltre le barriere linguistiche per trovare comunicazioni più profonde. Questo è l’obiettivo del teatro multilingue: si tratta sempre e comunque di promuovere l’idea di un incontro, perché è solo incontrando l’altro che possiamo imparare a conoscere noi stessi e arricchire il nostro mondo.

La Reine de Marbre: i temi sociali e politici messi in scena da MArigliani

Riguardo i problemi politici, a quale realtà nazionale vi siete ispirati?

Anche in questo senso abbiamo cercato di andare oltre il concetto di Nazione e di Stato, per affrontare una problematica che è alla base della stessa identità Occidentale e, nel nostro caso, più specificamente Europea. In un mondo dove tutto e tutti siamo interconnessi, non possiamo più trincerarci dietro le barriere dei confini Nazionali. La crisi del sistema di valori che è alla base del nostro concetto di democrazia riguarda tutta la società occidentale, in maniera trasversale, e soltanto affrontandola insieme potremo provare a ricostruire una società diversa, e forse migliore.

Qual è stato il ponte che avete utilizzato per avvicinare i protagonisti alla realtà odierna?

I protagonisti dello spettacolo vengono da un altro secolo, dal XVIII secolo. Da una Francia post illuminista e post rivoluzionaria: hanno conosciuto la teorizzazione dei valori della democrazia “liberté, egalité e fraternité” ma hanno assistito anche agli estremi della Rivoluzione. Scappano su un veliero che è alla deriva nel Mar Mediterraneo e portano con sé la testa di una regina decapitata. Lo spettacolo inizia quindi quasi come una fiaba, pur prendendo spunto da fatto storici reali. I protagonisti non vogliono accettare la violenza a cui si è arrivati. La nave per loro è un rifugio, lontano da tutti e da tutto, dove possono continuare a vivere in un mondo fiabesco. Poi arriva una tempesta, e tutto cambia. La nave fa naufragio, e cambia non soltanto la realtà geografica, ma anche la realtà temporale. Improvvisamente ci si ritrova nel XXI secolo e i tre personaggi della nostra storia verranno messi a diretto contatto con il mondo moderno, fatto di produttività, capitale, lavoro e crescita economica. Abbiamo provato a immaginare come avrebbero reagito e cosa avrebbero pensato degli uomini del passato di fronte a tutto ciò e di fronte alla deriva che ha preso la società Occidentale.

Quali metodologie avete messo in atto per la messa in scena dello spettacolo?

Lo spettacolo è costruito sui meccanismi della commedia dell’arte. Quindi siamo partiti dallo studio delle maschere tradizionali, delle loro specifiche gestuali, dall’uso del corpo e della voce in maniera antinaturalistica, dai lazzi e dal repertorio tipico di quel tipo di teatro, per poi smontare gradualmente questo tipo di recitazione e arrivare sul finale dello spettacolo ad adottare un tipo di recitazione più naturalistico. È un movimento dall’astratto al concreto, dal teorico all’emotivo, che ci è servito per accompagnare lo spettatore in questo viaggio. La scelta della Commedia dell’Arte è stata dettata anche dalla necessità di operare con un sistema di comunicazione, quello del gesto e del corpo, trasversale al linguaggio verbale. In un contesto multilingue questo aiuta a veicolare i messaggi in maniera più forte e precisa, anche laddove dovesse esserci una non totale comprensione del testo. Spesso il nostro corpo e le nostre emozioni parlano di più e in maniera più sincera che non le nostre parole. Ci piace anche pensare che la Commedia dell’Arte, nata in Italia nel XVI secolo, sia stato un genere teatrale che si è diffuso in tutt’Europa con grande successo e superando qualunque tipo di barriera linguistica. E ricordiamo anche che le compagnie di giro dell’epoca, i nostri colleghi Arlecchino, Pantalone e Colombina, quando si sono trovati a viaggiare in tutt’Europa per lavorare e esibirsi nei loro spettacoli, sono stati un po’ migranti anche loro.

Quanto tempo avete impiegato per realizzare lo spettacolo?

Di fatto abbiamo cominciato a lavorare al testo un anno fa. Il lavoro di scrittura è molto delicato perché il testo nasce già multilingue e bisogna calibrare gli equilibri linguistici e verificare la correttezza di ciò che viene scritto in tutte le lingue usate all’interno dello spettacolo. Le prove vere e proprie sono durate poco meno di un mese.

LA REINE DE MARBRE - Teatro Multilingue

Teatro Multilingue: cos’è e in cosa consiste?

Siete una compagnia stabile?

Teatro Multilingue è una compagnia formata principalmente da me e da Francesco Baj, che ne siamo i fondatori. Questo è il nucleo principale a cui nel corso del tempo si sono aggiunti numerosi colleghi e compagni di avventura da diverse parti d’Europa e non solo. Abbiamo nel nostro team di lavoro attori e attrici italiani, francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi. Nel cast de “La Reine de marbre”, insieme a me, ci sono Marta Iacopini e Mayil Georgi Nieto, attrice di origini colombiane, due attrici eccezionali il cui apporto allo spettacolo è stato prezioso ed essenziale.

Ci parli di teatro multilingue? Quando nasce?

Teatro Multilingue nasce nel 2020, da un’idea mia e di Francesco Baj. Abbiamo approfittato del periodo di chiusura dei teatri causato dalla pandemia, per elaborare questo nuovo progetto e trasformare così quello che era un momento di crisi in una nuova opportunità. I primi prodotti che abbiamo realizzato sono stati quindi prodotti online, che sono stati presentati a numerosi festival europei ed extraeuropei. Tre cortometraggi girati all’interno di un teatro, ma con un approccio cinematografico, una trilogia dal titolo “#Europe21” in cui riflettevamo sul significato del definirsi europei con tre storie della storia presente e passata del nostro continente. L’approccio in video e la durata limitata di questi prodotti ci ha permesso di mettere a punto il sistema del multilinguismo che poi abbiamo applicato a spettacoli più ampi e dal vivo. Sono nati così Mrs Green, spettacolo sul tema dell Brexit, e Goodbye papà, monologo in tre lingue, che sono stati portati in tournée in Italia e in Inghilterra. “La Reine de marbre” è il nostro terzo spettacolo.

Progetti futuri? 

Per ora porteremo in tournée la Reine de marbre, in Spagna e Francia. Stiamo presentando il progetto a diversi festival europei, ma ci interesserebbe anche espanderci fuori dalla realtà europea e vedere come questo lavoro può essere accolto da realtà diverse dalla nostra. Poi penseremo al prossimo spettacolo, di cui abbiamo già qualche idea e che sarà uno spettacolo dai contenuti importanti e ovviamente multilingue!

Leggi la recensione DI GUFETTO a LA REINE DE MARBRE!

La Reine de Marbre – INFO E CAST

Scritto da:
Francesco Baj

Messa in scena:
Flavio Marigliani

Con
Mayil Georgi, Marta Iacopini, Flavio Marigliani

Prodotto da: Teatro Multilingue

Musica:
Barocca rivisitata

Foto:
Violetta Canitano

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